Ci
sono ottime ragioni per fare in modo che l'assemblea nazionale del 1
Ottobre al teatro Ambra Jovinelli di Roma convocata dall'appello
“Dobbiamo Fermarli!” produca risultati importanti e duraturi. Lo
richiede la realtà della crisi economica e lo impone la insostenibile
prospettiva indicata dalle forze politiche che si oppongono al governo
Berlusconi ma accettano i diktat della Banca Centrale Europea.
La
pubblicazione della lettera segreta della Bce inviata al governo
italiano il 5 agosto scorso, scrive oggi l'editoriale del Corriere della
Sera che ieri l'ha resa pubblica, indica un fatto storico: un governo
viene commissariato da una istituzione sovranazionale e perde la sua
sovranità. Fin qui nulla di nuovo. La decisione delle classi dominanti
italiane negli anni '90 di procedere a marce forzate verso l'Unione
Monetaria ed Economica europea, si sapeva che avrebbe portato a cessioni
di sovranità sempre maggiori, e non solo in termini economici,
monetari, fiscali. L'Italia del resto in questo sport era ben allenata.
Dal 1949 è un membro subalterno della Nato, il che ne ha determinato non
solo la collocazione internazionale e la militarizzazione del proprio
territorio ma ha anche permesso “sanguinose ingerenze” nella vita
politica interna del nostro paese.
Ma
la lettera della Bce si rivela una serissima rogna non solo per il
governo Berlusconi che ne esce ridimensionato nella sua credibilità.
Anzi, possiamo dire che il diktat della Bce sta diventando un problema
molto più serio per gli oppositori di Berlusconi e in primo luogo per il
Pd. Non a caso, sempre oggi, il Corriere affonda il dito nella piaga
ricordando i peana del Pd ma anche di Sel verso Draghi come “uomo della
provvidenza” e l'evidente imbarazzo di oggi quando lo stesso Draghi
mette la sua firma ad una lettera che pretende lacrime e sangue dai
lavoratori sui loro salari e i loro diritti, sulle pensioni, sui servizi
sociali primari.
Ed
è curioso che oggi il quotidiano più organico al Pd – l'Unità – ometta
in ben quattro pagine di articoli le scandalose dichiarazioni dei suoi
dirigenti e pubblichi un commento severissimo contro la lettera della
Bce definendola come uno “spartiacque tra destra e sinistra”: a destra
chi la condivide, a sinistra chi vi si oppone. Riteniamo che ai
redattori dell'Unità non possano essere sfuggite le dichiarazioni del
vicepresidente del Pd, Enrico Letta che ha affermato testualmente: “I
contenuti della lettera di Draghi e Trichet rappresentano la base su
cui impostare politiche per far uscire l'Italia dalla crisi, è siderale
la distanza tra quelle analisi e ciò che il governo ha concretamente
fatto, o meglio non fatto in queste settimane. Qualunque governo
succederà al governo Berlusconi, si dovrà ripartire dai contenuti di
quella lettera”. Non solo. Enrico Letta in serata ha aggiunto di sposare
il «manifesto delle della crescita» con cui la Confindustria di Emma
Marcegaglia sta dando il benservito al governo Berlusconi. “Il manifesto
è una svolta importante per la situazione di stallo che sta vivendo il
paese», dice Letta, pronto insieme al suo partito «a confrontarci e a
fare lunga strada insieme agli estensori del manifesto per dare, ognuno
nella sua responsabilità, un contributo all'uscita dell'Italia dalla
crisi”..
Ora,
se le valutazioni di Enrico Letta indicano il percorso e il progetto
sul quale il Pd e i suoi alleati (IdV,Sel) intendono sostituire il
governo Berlusconi, capiamo bene il significato di opposizione frontale
al “governo unico delle banche “ invocato dall'appello “Dobbiamo
Fermarli!” che ha convocato l'assemblea del 1 Ottobre a Roma.
E'
un appuntamento che mette finalmente al centro di una vasta alleanza
politica e sociale cinque punti di programma comuni e lancia una
campagna di massa nel paese per interdire gli effetti micidiali dei
diktat della Bce. Una sorta di programma minimo di fase, “credibile ma
non realista” sul quale marcare uno spazio politico indipendente ed una
azione sociale, sindacale, culturale e politica conseguente su contenuti
completamente rimossi dallo scenario politico esistente, anche a
sinistra. L'appiattimento del Pd sugli obiettivi della lettera della Bce
e sullo stesso Manifesto della Confindustria, segna uno spartiacque
inesorabile e dirimente.
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