domenica 4 settembre 2011

UNITI CONTRO LA CRISI - Lettera di un lavoratore

La crisi del financapitalismo la pagheranno i lavoratori dipendenti e i pensionati, i settori sociali meno abbienti per i quali i ticket e il rincaro delle tariffe determina un ulteriore indebitamento.  Negli ultimi 20 anni, i salari e le pensioni hanno perso potere di acquisto, i sindacati hanno visto ridursi il potere di contrattazione, lo scontro di classe tra capitale e lavoro si è acuito In questo scenario, c'è chi non ha ancora percepito la natura sistemica della crisi e soprattutto le sue ripercussioni sui salari, sulle pensioni, sul welfare, sui beni comuni. Non si comprende che con l'art 8 della Manovra e lo svuotamento dello Statuto dei lavoratori  viene derogato l'intero diritto del lavoro (lo dicono perfino i bocconiani economisti del lavoce.info) e da qui a poco anche l'inalienabile diritto di sciopero sarà praticamente impedito.Le responsabilità della Cgil sono numerose, avere firmato l'accordo del 28 Giugno e rivendicare il sistema delle deroghe al contratto nazionale come conquista della concertazione è allucinante), avere sottoscritto l'intesa per la Crescita con governo e Confindustria sancisce una scelta di classe, ossia pensare di superare la crisi trovando una intesa con chi la crisi l'ha provocata , con chi questa crisi vuole farla pagare interamente alla classe lavoratrice. La Cgil con la firma dell'accordo del 28 Giugno ha spianato la strada all'attacco all art 18 dello Statuto dei lavoratori, la Confindustria dal canto suo ottiene dal Governo quello che vuole ed incassa la mancata patrimoniale e la cancellazione perfino dei contributi di solidarietà. 
Detto questo le immani responsabilità della Cgil non esimono il sindacato di base dal fare la sua parte. Chi,come I Cobas e la Cub, non ha voluto lo sciopero del sindacato di base del sei  e si è perfino rifiutata di sedere ad un tavolo comune del sindacato di base ha commesso un impedonabile errore, un errore che nasce dalla sottovalutazione della crisi e dei suoi effetti. La rinuncia allo sciopero e a costruire piazze e piattaforme alternative è un segnale di debolezza, da ceto politico obsoleto e autoreferenziale è la pretesa di  costruire un movimento europeo antiliberista senza prima  rafforzare l'opposizione allo stesso in casa propria. 
Non pensiamo che i vari Tiboni e Bernocchi si vadano a rileggere Lenin, basterebbe rinunciare a tanta supponenza e insipienza ammettendo che la mancata convocazione dello sciopero per il sei  è un colossale errore politico che qualche presidio davanti al parlamento , presidio di pochi militanti, certo non cancellerà. Per queste ragioni ,con piattaforme e piazze alternative a quelle della Cgil, molte realtà Cobas scioperaranno il giorno sei consapevoli che per combattere la crisi bisogna stare dentro il conflitto e il conflitto si materializza anche nel mese di  agosto. niente sembra avere insegnato il 14 dicembre 2010 , quando il Cobas  ha lasciato soli gli studenti in lotta contro la riforma dell'università, un errore che  ha sancito l'arretramento di tutte le istanze proprio del mondo della conoscenza

federico giusti
cobas pubblico impiego

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