domenica 11 novembre 2012

Sta arrivando un’onda?



Uno sciopero europeo contro le politiche d’austerità, il tentativo di far sentire con unasola voce i lavoratori del continente che appaiono sempre più divisi, come a dire il metalmeccanico tedesco non vuole pagare la pensione del dipendente pubblico greco. La CES, la più importante intersindacale europea, il prossimo 14 novembre ha indetto una giornata di sciopero generale. In Italia l’appello è stato accolto, in ritardo, dalla Cgil: un po’ a sorpresa Susanna Camusso ha convocato 4 ore di sciopero generale. La mobilitazione è giudicata insufficiente da diverse categorie, come il comparto della conoscenza sul piede di guerra e dalla Fiom, ma anche dai movimenti studenteschi che si apprestano a cogliere la data di mobilitazione europea per provare a fare splodere di nuovo un’ondata di movimento dopo l’assedio al parlamento del 2010.
Da quel 14 dicembre, in cui contro la fiducia algoverno Berlusconi che imponeva la riforma Gelmini esplodeva la rabbia di una generazione, sembra passata un’era geologica: è arrivato il memorandum della Bce, Berlusconi non c’è più e il governo tecnico sembra avere anestetizzato la capacità di mobilitazione dei movimenti che si proveranno a sintonizzare con quello che accadrà negli altri paesi PIIGS.
Ventiquattro ore di sciopero in Portogallo e Spagna, uno sciopero di 48 ore in Grecia (il 15 è attesa l’approvazione del nuovo memorandum europeo): qui nelle piazze alle sigle sindacali si affiancheranno i movimenti indignados e occupy.«Mentre il dibattito politico nel paese è tutto schiacciato sulle elezioni arriva un segnale positivo – dichiara Luca Spadon portavoce della rete universitaria Link – Un salto di qualità nella mobilitazione europea, per la prima volta speriamo di vedere mobilitazioni coordinate in tutto il continente. In Italia questa indicazione è stata accolta per fortuna da tutte le sigle e le anime dei movimenti studenteschi: speriamo di vedere le piazze piene».
A inizio novembre a Madrid attivisti e reti sociali e studentesche si sono incontrate da tutta Europa per discutere di come rispondere alle politiche della Bce e della troika, di come immaginare un Europa diversa a partire dai beni comuni e da una nuova democrazia contro la dittatura della finanza.
Tra le più nutrite la delegazione italiana, all’ordine del giorno propriola data del  14 novembre: «Bloccheremo la città per riprenderci uno sciopero che ci viene negato non solo dalla nostra condizione di precari ma anche dalla timidezza, se non la complicità dei sindacati – racconta Simone dell’Assemblea di Medicinadella Sapienza – Punteremo poi sui palazzi del governo per accerchiarli come accadrà incontemporanea a Lisbona, Madrid e Atene.Proprio come in tutti gli altri paese d’Europa vorremmo che il diritto a manifestare sotto i palazzi del potere sia garantito». A trainare le mobilitazioni in questa prima parte d’autunno soprattutto gli studenti delle scuole medie superiori, soprattutto nella capitale, che con idocenti di stanno battendo contro il disegno di Legge Aprea.
A Napoli la mobilitazione culminerà il 14 con un corteo da Piazza del Gesù ma imovimenti della città saranno in piazza già dal 12 e dal 13 per contestare il “Vertice intergovernativo sull’apprendistato e il lavoro” tra Germania e Italia, dove è atteso il ministro Profumo e il ministro Fornero con la sua omologa tedesca Ursula von der Leyen. A Torino la mobilitazione degli studenti, che in quest’ultimo anno si è molto intrecciata anche alla battaglia dei No Tav, parte dallo sgombero dello studentato occupato “Verdi 15” a cui sonoseguite cariche e scontri.
Anche a Milano studenti medi e universitari sfileranno assieme,«il nostro obiettivo è generalizzare lo sciopero, bloccare la città e individuare le politiche europee e il governo Monti come responsabili della nostra condizione di precarietà e d’impoverimento, della scomparsa graduale del diritto allo studio, della privatizzazione dei saperi» .
Che stia per arrivare una nuova onda? Il prossimo mercoledì sarà un buon banco di prova per il movimento che prova a ripartire con parole d’ordine sempre più radicalizzate dall’acuirsi della crisi e dalla mancanza d’interlocutori e risposte nel mondo politico e sindacale.

Valerio Renzi - Pubblico

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