Sala gremita, grandi aspettative e grandi emozioni, da oggi gli
“orange” sono una novità nello scenario politico italiano. Con loro c'è
Ingroia che interviene dal Guatemala auspicando una rivoluzione civile, e
-come attenti osservatori - Rifondazione, IDV, i firmatari di “Cambiare
si può” , Verdi ed esponenti della società civile. Si rivedono anche i
compagni che sbagliano come quelli del Pdci freschi dalle primarie, che
tentano di rientrare in basso a sinistra dopo non aver sfondato in alto a
destra. Sel non è pervenuta, come il PD che non commenta. L'idea di
fare una operazione “cool” c'è tutta, ed è molto autocentrata su Luigi
De Magistris. Il sito con il quale si è lanciata la giornata
(www.movimentoarancione.com) è molto ben fatto, ricalca in qualche modo
il modello Vendola prima maniera senza l'eccesso di personalismo che ha
contraddistinto la lunga campagna delle prirmarie del presidente della
Regione Puglia. Le fabbriche di Nichi sono così sostituite dalle
officine arancioni. De Magistris ha giocato sull'attesa, ha voluto
dimostrare la sua forza, ed ha vinto la scommessa sul terreno della
visibilità anche se ha annunciato che non si candiderà. Lui è il sindaco
di Napoli, e li resterà. De Magistris conclude le due ore d'interventi
in cui si alternano vari soggetti della politica, del mondo del lavoro e
dell'associazionismo in maniera impeccabile. Evita di finire sui temi
sconttanti. Il discorso finale di “Gigino” è bello, ed è quello di un
partigiano della Costituzione. Difende Ingroia e fa capire che non è più
il tempo dello “scassamo tutto”, oggi c'è bisogno di costruire dice ad
una platea attenta. Parla di un movimento con la schiena diritta, ma chi
pensava che ieri qualcosa sarebbe successo sul tema delle alleanze
rimane con la bocca asciutta. Ed è questo forse il limite dell'intera
giornata. Per evitare di annoiarvi non si riportano le migliaia di voci
che si rincorrono su questo tema, ma dovendo riassumerle tutte si
potrebbe dire che non c'è ancora nulla di serio al riguardo. Il quarto
polo insomma ha una gamba, quella del movimento arancione che traballa e
non scioglie le riserve sulla questione alleanze, mentre il movimento
di “cambiaresipuò” va avanti e si territorializza. Di Pietro invece
continua ogni giorno a suonare il campanello di casa Bersani, ma la
porta, almeno per ora, non si apre. In poche parole l'idea che Tonino
ripropone è quella di chiedere a Bersani una sorta di riproposizione
della foto di Vasto con sfondo arancione cercando di “contrattare” con
Bersani l'inversione ad U rispetto all'agenda Monti. De Magistris sembra
in sintonia con questa richiesta di dialogo, attende e con lui
attendono come una catena di Sant'Antonio anche il Pdci e, in qualche
modo i Verdi. Da vedere tra l'altro, se questa apertura di dialogo
avvenga prima o dopo le elezioni politiche, non è dato quindi sapere
cosa faranno gli arancioni e cosa deciderà il loro leader. Chiudere un
accordo con il PD chiedendo di abbandonare l'agenda Monti è di fatto una
sorta di missione impossibile dati i tempi, e - detto da chi scrive -
anche abbastanza lontana dalle scelte di fondo del PD riconfermate
dall'intervista di Bersani sul Wall Street Journal. Pesa il giudizio dei
mercati per un eventuale allargamento a sinistra, pesano i veti dei
centristi del pd, ed ancora di più gli attacchi a Giorgio Napolitano
ritenuti da molti come macchia indelebile . A prova dell'ostilità del
campo progressista si riporta a titolo di esempio l'articolaccio di
Conchita Sannino su Repubblica.it che invece di riportare un'assemblea
che aveva tutto un altro segno inquadra come elemento centrale della
giornata gli attacchi a Giorgio Napolitano di De Magistris e Sonia
Alfano . Una polemica questa che non fa che complicare i piani di chi
prova ad aprire un'alleanza competitiva con il PD al di fuori del
meccanismo delle primarie. Ma il quarto polo non è soltanto tattica, e
in questi giorni molto si muove, l'appello di “cambiaresipuò” pur in un
contesto “caotico ” sta espandendosi nei territori. Ad oggi, le
assemblee previste per le giornate del 14 – 15 – 16 dicembre sono circa
un centinaio in tutto il territorio italiano e dovranno dare il via dal
basso alla giornata del 22 dicembre che deciderà come proseguire il
percorso della presentazione di una lista alternativa in tempi
brevissimi. Questo percorso si dice è intrecciato alla lista arancione,
stride però la richiesta di democrazia e partecipazione delle assemblle
con la trattativa nelle sedi chiuse che qualcuno sta facendo per capire
dove collocarsi. Un tema questo che in molti sollevaranno nelle
assemblle dove si fa strada l'ipotesi di decidere tutto sulla base di
una testa un voto. Un meccanismo questo che potrebbe diventare
interessante, dato che a differenza del PD non dovrebbe decidere
semplicemente i candidati ed il capolista ma anche un programma
partecipato, frutto di assemblee territoriali che rimettono al centro la
politica come metodo di azione collettiva.
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