sabato 1 dicembre 2012

Lavoro abbandonato di Seychelles, Il Manifesto



«La crisi è alle spalle»: SuperMario a fine marzo non aveva dubbi e ad libitum ripeteva con convinzione questa affermazione. Falso ovviamente: nella crisi siamo immersi fino al collo e la conferma è arrivata ieri con i dati Istat sull’occupazione. O meglio: sulla disoccupazione il cui tasso in ottobre è salito al record dell’11,1%. L’equivalente di poco meno di 3 milioni di disoccupati. In un solo mese l’Istat ha contato 93 mila disoccupati in più con un incremento del 3,3%.
Monti è al governo da un anno e in questi dodici mesi il numero dei disoccupati è cresciuto del 28,9% e l’esercito industriale (ma non solo) è aumentato di 644 mila persone. Anche questo è un record di cui Monti non può essere fiero. Considerando anche che il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 36,5%. Percentuale che sfonda il 60% se aggiungiamo quei milioni che non studiano e non cercano ufficialmente un lavoro.
Altro dato preoccupante: nel terzo trimestre è proseguito il crollo (-398 mila persone) dell’occupazione dipendente a tempo indeterminato, mentre è aumentata l’occupazione precaria cioè il lavoro a termine e part-time. E – spiega l’Istat – per i tre quarti si tratta di part-time involontario (non una scelta di vita) di lavori (e paghe piccole piccole) accettati per mancanza di impieghi a tempo pieno.
Fa un po’ da tappo, alla ulteriore crescita della disoccupazione, la Cassa integrazione per la quale – quest’anno – è previsto un nuovo record (ben oltre il miliardo) di ore concesse. Con la riforma degli ammortizzatori sociali, i lavoratori in Cig sono destinati a diventare lavoratori in mobilità e poi disoccupati a tutti gli effetti. E bene ha fatto ieri Susanna Camusso a chiedere un rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali, soprattutto perché nel 2013 la disoccupazione è destinata a aumentare ulteriormente anche in presenza di una modesta ripresa dell’economia nella seconda parte dell’anno.
«Stiamo meglio degli altri paesi» insisteva Tremonti mentre l’Italia andava a rotoli. «Eravamo sull’orlo del precipizio» incalza Monti con riferimento alla finanza e allo spread. Grazie soprattutto a Mario Draghi e alla Bce (non potevano lasciare andare a fondo le banche) il precipizio si è allontanato di alcuni centimetri, ma non per tutti, ovviamente. Per i lavoratori, per i consumatori (tutti noi) per chi non ha casa perché non può pagare l’affitto o la sta perdendo perché non riesce a pagare le rate di mutuo, l’orlo del precipizio si è avvicinato e molti sono già caduti. Anzi, sono stati gettati dall’inazione del governo, simile alla politica dei romani quando precipitavano innocenti creature dalla Rupe Tarpea. E la colpa è di Monti: in 12 mesi non è stato varato alcun provvedimento in grado di dare sostegno all’occupazione. Allo steso tempo nulla è stato fatto sul fronte dello sviluppo e della ristrutturazione industriale; nulla su quello facile-facile delle infrastrutture e della difesa e riqualificazione del territorio; nulla per la difesa dei redditi. Certo, conta l’eredità di Berlusconi, ma il rischio è che SuperMario lasci al centro-sinistra una eredità fallimentare sul fronte dell’economia reale nonostante i vantati e possibili investimenti di arabi e cinesi in Italia.

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