Ci risiamo? Sul piano mediatico, certamente. Su quello del realismo
politico molto meno. Berlusconi torna in campo e parte l'allarme
generale.
Del Pd, che spera così di fare stavolta il pieno di “voto utile” prosciugando le formazioni alla sua sinistra, magari dando anche una limatina ai grillini oltre che al derelitto Di Pietro. Del centro, che stava già quantificando gli incassi elettorali ipotizzabili sul cadavere del Pdl. Di Confindustria e altri poteri non proprio secondari, che dall'uscita del Cavaliere da palazzo Chigi hanno avuto soltanto da guadagnare (tassi di interesse più bassi sul debito, costo del lavoro abbattuto, precarietà ad libitum e scomparsa dell'art. 18).
L'allarme attribuito a Gianni Letta è però probabilmente il più attento ai fatti: «Silvio, non lo fare; se tu ritorni le cancellerie europee te la faranno pagare carissima. Pensa alle conseguenze per te e per le tue aziende...».
La questione principale – o “strategica” - non è se il Cavaliere sia in grado o no di condurre un'efficace campagna elettorale tale da riportarlo a palazzo Chigi (eventualità piuttosto remota, dobbiamo dire), ma se in quel caso sia o no in grado di restarci. La battuta attribuita a Letta è del resto la fotografia del novembre 2011, quando in poche ore lo spread sui titoli di stato salì fino a 575 punti e, più importante, il titolo Mediaset perse il 12%. Tanto bastò a far uscire il berluska dal bunker con le mani alzate.
Insomma: ammesso e non concesso che una fetta maggioritaria degli elettori sia ancora così gonza da votarlo, non esiste alcuna possibilità che Berlusconi si metta alla guida del Paese. La Troika ha gli strumenti per abbatterlo immediatamente, facendo naturalmente pagare a tutti noi un prezzo devastante. Al livello della Grecia attuale.
In qualche misura questo “ritorno in campo” è stato addirittura provocato dagli uomini di punta del governo. Il Corrado Passera che definisce “un male” qualsiasi “ritorno al passato” - in altri momenti una banale ovvietà – facendo così imbufalire quasi tutto il Pdl, ha agitato il drappo rosso davanti al muso del toro. Un “vieni avanti, c...” che attira nella trappola un personale politico ormai impresentabile anche nei propri collegi.
Cosa può fare infatti Berlusconi? Come dice Geremicca su La Stampa, “una campagna elettorale [...] durissima. [...] annuncerà il suo addio a Monti nei giorni in cui gli italiani spenderanno mezza tredicesima per pagare l’Imu e lui annuncerà che in caso di vittoria questa tassa sparirà, come sparì l’Ici. Poi l’attacco all’Europa e agli euroburocrati, la moneta - l’euro - che sarà presentata come l’inizio di ogni male, le «toghe rosse», i comunisti alle porte e tutto il resto”. I suoi assi nella manica saranno personaggi del calibro della Santanché, Brunetta, Sallusti, Verdini... Gli spettatori di Rete4 saranno entusiasti.
Ma quanti imprenditori stavolta troverebbero conveniente schierarsi al suo seguito? A parte i concessionari delle spiagge, nemmeno l'imprenditoria criminale potrebbe credere che c'è una possibilità di sottrarsi alla morsa della Troika e fare “gli autarchici”. Stiamo parlando d'affari, non di sentimentalismo.
Non c'è più nemmeno il clima di forte incertezza intorno alla sopravvivenza dell'euro, ancora viva in giugno e luglio. Certo, la crisi proseguirà per tutto il 2013 e forse anche dopo. Ma nemmeno un partito reazionario determinato a staccarsi dall'Unione Europea – stile “nazisti dell'Illinois” - potrebbe seriamente candidarsi a rappresentare il malcontento popolare in questo momento. In ogni caso non Berlusconi, contro cui sarebbe fin troppo facile condurre una campagna a suon di minorenni, truffe, legami con ambienti pericolosi ( il “sequestro” del suo contabile è roba di pochi giorni fa). Non controlla nemmeno più la Rai...
Tutta fuffa, allora? Diciamola così: chi governa l'Europa e l'Italia – Bce, Ue, Fmi, tramite Monti & co. – sa bene che le proprie “ricette” stanno sollevando un risentimento e un antagonismo sociale difficile da controllare soltanto a manganellate. Sa bene che le prossime elezioni sono altamente incerte nei risultati, tra crisi di affezione al voto, “antipolitica” grillina, partiti allo sbando e quasi nessuna maggioranza stabile e affidabile. Un diversivo era indispensabile per dirottare altrimenti le tensioni, e Berlusconi è perfetto allo scopo. Non può vincere e in ogni caso non può governare, ma contro di lui è mobilitabile un fronte “compatto” e silenziato, che altrimenti andrebbe diviso e rissoso.
Serviva un utile idiota e hanno scommesso sul sicuro.
Del Pd, che spera così di fare stavolta il pieno di “voto utile” prosciugando le formazioni alla sua sinistra, magari dando anche una limatina ai grillini oltre che al derelitto Di Pietro. Del centro, che stava già quantificando gli incassi elettorali ipotizzabili sul cadavere del Pdl. Di Confindustria e altri poteri non proprio secondari, che dall'uscita del Cavaliere da palazzo Chigi hanno avuto soltanto da guadagnare (tassi di interesse più bassi sul debito, costo del lavoro abbattuto, precarietà ad libitum e scomparsa dell'art. 18).
L'allarme attribuito a Gianni Letta è però probabilmente il più attento ai fatti: «Silvio, non lo fare; se tu ritorni le cancellerie europee te la faranno pagare carissima. Pensa alle conseguenze per te e per le tue aziende...».
La questione principale – o “strategica” - non è se il Cavaliere sia in grado o no di condurre un'efficace campagna elettorale tale da riportarlo a palazzo Chigi (eventualità piuttosto remota, dobbiamo dire), ma se in quel caso sia o no in grado di restarci. La battuta attribuita a Letta è del resto la fotografia del novembre 2011, quando in poche ore lo spread sui titoli di stato salì fino a 575 punti e, più importante, il titolo Mediaset perse il 12%. Tanto bastò a far uscire il berluska dal bunker con le mani alzate.
Insomma: ammesso e non concesso che una fetta maggioritaria degli elettori sia ancora così gonza da votarlo, non esiste alcuna possibilità che Berlusconi si metta alla guida del Paese. La Troika ha gli strumenti per abbatterlo immediatamente, facendo naturalmente pagare a tutti noi un prezzo devastante. Al livello della Grecia attuale.
In qualche misura questo “ritorno in campo” è stato addirittura provocato dagli uomini di punta del governo. Il Corrado Passera che definisce “un male” qualsiasi “ritorno al passato” - in altri momenti una banale ovvietà – facendo così imbufalire quasi tutto il Pdl, ha agitato il drappo rosso davanti al muso del toro. Un “vieni avanti, c...” che attira nella trappola un personale politico ormai impresentabile anche nei propri collegi.
Cosa può fare infatti Berlusconi? Come dice Geremicca su La Stampa, “una campagna elettorale [...] durissima. [...] annuncerà il suo addio a Monti nei giorni in cui gli italiani spenderanno mezza tredicesima per pagare l’Imu e lui annuncerà che in caso di vittoria questa tassa sparirà, come sparì l’Ici. Poi l’attacco all’Europa e agli euroburocrati, la moneta - l’euro - che sarà presentata come l’inizio di ogni male, le «toghe rosse», i comunisti alle porte e tutto il resto”. I suoi assi nella manica saranno personaggi del calibro della Santanché, Brunetta, Sallusti, Verdini... Gli spettatori di Rete4 saranno entusiasti.
Ma quanti imprenditori stavolta troverebbero conveniente schierarsi al suo seguito? A parte i concessionari delle spiagge, nemmeno l'imprenditoria criminale potrebbe credere che c'è una possibilità di sottrarsi alla morsa della Troika e fare “gli autarchici”. Stiamo parlando d'affari, non di sentimentalismo.
Non c'è più nemmeno il clima di forte incertezza intorno alla sopravvivenza dell'euro, ancora viva in giugno e luglio. Certo, la crisi proseguirà per tutto il 2013 e forse anche dopo. Ma nemmeno un partito reazionario determinato a staccarsi dall'Unione Europea – stile “nazisti dell'Illinois” - potrebbe seriamente candidarsi a rappresentare il malcontento popolare in questo momento. In ogni caso non Berlusconi, contro cui sarebbe fin troppo facile condurre una campagna a suon di minorenni, truffe, legami con ambienti pericolosi ( il “sequestro” del suo contabile è roba di pochi giorni fa). Non controlla nemmeno più la Rai...
Tutta fuffa, allora? Diciamola così: chi governa l'Europa e l'Italia – Bce, Ue, Fmi, tramite Monti & co. – sa bene che le proprie “ricette” stanno sollevando un risentimento e un antagonismo sociale difficile da controllare soltanto a manganellate. Sa bene che le prossime elezioni sono altamente incerte nei risultati, tra crisi di affezione al voto, “antipolitica” grillina, partiti allo sbando e quasi nessuna maggioranza stabile e affidabile. Un diversivo era indispensabile per dirottare altrimenti le tensioni, e Berlusconi è perfetto allo scopo. Non può vincere e in ogni caso non può governare, ma contro di lui è mobilitabile un fronte “compatto” e silenziato, che altrimenti andrebbe diviso e rissoso.
Serviva un utile idiota e hanno scommesso sul sicuro.
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