La
NTV di Monteprezzemolo & soci ha annunciato di aver querelato
Maurizio Gasparri, reo di aver detto in un twitt che la società è quasi
fallita. La cosa è grave perché se lo ha capito anche Gasparri vuol dire
che le speranze di rianimare l’impresa sono poche e del resto proprio
oggi si è avuta notizia del prossimo licenziamento di 300 persone, su
poco più di mille, provvedimento che segue la riduzione drastica degli
stipendi e i contratti di solidarietà. Il debito accumulato in appena
due anni è di 156 milioni, nonostante l’aumento notevole di passeggeri,
il che ci fa pensare che ci sia qualcosa di sbagliato nei conti e nelle
prospettive.
L’episodio viene proprio come il cacio sui maccheroni per fare alcuni
ragionamenti attorno al capitalismo italiano e alla sua consistenza. A
cominciare dalle lamentazioni di Montezemolo e Della Valle che dopo aver
pompato in ogni modo la loro impresa destinata a introdurre la
concorrenza anche in campo ferroviario e dunque a tradursi in un
vantaggio per i viaggiatori, ora attribuiscono gran parte dei loro guai
alla concorrenza portata loro da Trenitalia e che evidentemente non si
aspettavano. A parte la comicità intrinseca del ragionamento, c’è da
chiedersi come mai tanti avveduti imprenditori non avessero messo in
contro questo ovvio meccanismo di mercato. Ma si rimane letteralmente
spiazzati dalle dichiarazioni del presidente di Ntv, Antonello
Perricone, il quale afferma che la società è “impegnata in una dura
ristrutturazione del proprio modello industriale” con relativi tagli dei
costi, revisione dei contratti con i fornitori, ridefinizione
dell’attività. Dopo appena due anni di attività in un settore “pesante” e
viscoso, con cambiamenti relativamente lenti, è l’ammissione di aver
lavorato ad un modello completamente sbagliato o al quale è mancato un
asset assolutamente necessario a far tornare i conti.
Credo che non sia molto difficile individuarlo, grazie anche alle
dichiarazioni dei responsabili dell’impresa: l’appoggio sottobanco della
politica. Dopo aver ottenuto gratuitamente le concessioni Montezemolo,
Della Valle, Punzo e Sciarrone, pensavano magari che i
governi consigliassero Trenitalia di lasciar perdere la concorrenza, che
in tempi relativamente brevi si arrivasse a uno sconto sui 120 milioni
che costa annualmente l’accesso alla rete, che tuttavia è costata nel
tempo ai cittadini italiani decine di miliardi e che viene regolata da
migliaia di persone che costituiscono un costo non per Ntv, ma per il
suo concorrente. Qui le cose non stanno come per la rete elettrica o
quella telefonica. Pensavano anche che continuasse il regime tariffario
agevolato a cui invece è stato messo fine per assolute necessità di
bilancio. Il fatto è che questi capitalisti senza capitali , tutti
reperiti nel giro bancario, grazie ad appoggi di ogni tipo,vogliono
smagrire lo stato facendo ricadere le conseguenze sui cittadini e sul
livello del welfare e poi si lamentano che non ci siano i soldi per dare
una mano ad imprese nate proprio dentro questa logica perversa. Ed è
così che in poco tempo si è arrivati a un debito complessivo di quasi
800 milioni.
Adesso la società prova a ottenere ciò che si aspettava con il
ricatto occupazionale e/o pensando a una ritirata sulle tratta più
remunerativa. Ma in ogni caso è evidente che l’impresa Ntv è
nata facendo i conti senza l’oste della crisi e con presupposti non
esplicitati che sono venuti meno, non tanto per volontà del milieu
politico, quanto per mancanza di fondi disponibili ad aiutare i
“ferrovieri coraggiosi”, i cui costi sarebbero stati pagati sui conti
del concorrente Trenitalia. E la dimostrazione è che Ntv, grazie alla
supervisione delle ferrovie francesi (di Stato) che sono tra i maggiori
azionisti, funziona, i passeggeri non mancano Ciò che non funziona è il
piano faraonico messo a punto in vista di “spinte” ormai impossibile in
un Paese ridotto al lumicino.
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