venerdì 17 aprile 2015

È un Pd senza Speranza di Senzasoste.it



renzi-speranzaLe dimissioni del capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, rappresentano una pietra miliare non tanto nel processo di completa renzizzazione del partito democratico, già di per sé avanzato, ma della legge elettorale e della revisione costituzionale. In poche parole, se fino all'elezione di Mattarella si poteva pensare ad una revisione costituzionale con due attori forti, il PD e FI, oggi lo scenario è cambiato. Forza Italia si è sgretolata e quando lo stesso azionista reale di FI, Mediaset, esprime comunque gradimento per il governo Renzi (vedi intervista della manager Nieri al Fatto Quotidiano) è chiaro che Renzi può tentare da solo l'affondo. politico e istituzionale, senza rischiare i colpi delle corrazzate televisive di Cologno Monzese.  Speranza si dimette, vista l'impossibilità di discutere di fatto sulla modifica delle legge elettorale, perché viene a mancare il contatto tra la maggioranza e le minoranze Pd. Contatto che, in un modo o in un altro, dall'inizio del governo Renzi era riuscito a tenere pur essendo stato nominato dal precedente segretario, Bersani.
E' evidente che nella riforma elettorale c'è un potere di nomina sugli eletti, da parte dei vertici anzi del vertice PD, maggiore persino della legge Calderoli bocciata da tempo dalla Corte Costituzionale. Come è chiaro che, in questo modo, alla minoranza PD non rimarebbe che una presenza e un potere del tutto testimoniali. Le intenzioni, al momento, del governo sono di procedere all'approvazione della legge tramite l'istituto della fiducia ovvero senza discussione: prendere o lasciare, votare si o andare a casa. Di qui l'affondo alle altre forze politiche che assume un significato evidente: nonostante difficoltà (scuola, riforma PA, legge di stabilità etc.) il governo tira dritto. In effetti mai una legge elettorale è stata approvata senza una discussione in aula tentando un minimo di condivisione di quella che è la legge delle regole del gioco tra tutti i partiti. Anche la legge Calderoli fu discussa, tra l'altro.
E così dopo il Jobs Act senza neanche discutere coi sindacati ecco una legge elettorale che si annuncia approvata senza una reale discussione con i partiti. In questo modo la revisione costituzionale Renzi la farà senza neanche discuterla con sé stesso. E di questo non c'è da dubitarne: di sicuro per quest'ultima di misura il parere di Schauble conterà più di quello di Guerini o della Boschi. Provare per credere. Intanto è un Pd senza Speranza.

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