Le
dimissioni del capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza,
rappresentano una pietra miliare non tanto nel processo di completa
renzizzazione del partito democratico, già di per sé avanzato, ma della
legge elettorale e della revisione costituzionale. In poche parole, se
fino all'elezione di Mattarella si poteva pensare ad una revisione
costituzionale con due attori forti, il PD e FI, oggi lo scenario è
cambiato. Forza Italia si è sgretolata e quando lo stesso azionista
reale di FI, Mediaset, esprime comunque gradimento per il governo Renzi
(vedi intervista della manager Nieri al Fatto Quotidiano) è chiaro che
Renzi può tentare da solo l'affondo. politico e istituzionale, senza
rischiare i colpi delle corrazzate televisive di Cologno Monzese.
Speranza si dimette, vista l'impossibilità di discutere di fatto sulla
modifica delle legge elettorale, perché viene a mancare il contatto tra
la maggioranza e le minoranze Pd. Contatto che, in un modo o in un
altro, dall'inizio del governo Renzi era riuscito a tenere pur essendo
stato nominato dal precedente segretario, Bersani.
E' evidente che nella riforma elettorale
c'è un potere di nomina sugli eletti, da parte dei vertici anzi del
vertice PD, maggiore persino della legge Calderoli bocciata da tempo
dalla Corte Costituzionale. Come è chiaro che, in questo modo, alla
minoranza PD non rimarebbe che una presenza e un potere del tutto
testimoniali. Le intenzioni, al momento, del governo sono di procedere
all'approvazione della legge tramite l'istituto della fiducia ovvero
senza discussione: prendere o lasciare, votare si o andare a casa. Di
qui l'affondo alle altre forze politiche che assume un significato
evidente: nonostante difficoltà (scuola, riforma PA, legge di stabilità
etc.) il governo tira dritto. In effetti mai una legge
elettorale è stata approvata senza una discussione in aula tentando un
minimo di condivisione di quella che è la legge delle regole del gioco
tra tutti i partiti. Anche la legge Calderoli fu discussa, tra l'altro.
E così dopo il Jobs Act senza neanche
discutere coi sindacati ecco una legge elettorale che si annuncia
approvata senza una reale discussione con i partiti. In questo modo la
revisione costituzionale Renzi la farà senza neanche discuterla con sé
stesso. E di questo non c'è da dubitarne: di sicuro per quest'ultima di
misura il parere di Schauble conterà più di quello di Guerini o della
Boschi. Provare per credere. Intanto è un Pd senza Speranza.
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