mercoledì 29 aprile 2015

Il tracollo della sinistra di governo

Gli ex capi Pd, il tikitaka e il mio gatto 

di Alessandro Gilioli, L'Espresso

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Se c'è una cosa che la giornata di oggi ha segnato è stata non solo la vittoria di Renzi ma anche la fine abbastanza grottesca della cosiddetta dissidenza Pd, composta peraltro - con poche eccezioni - da quasi tutta la vecchia dirigenza del partito stesso.
È stata un'agonia lenta: saltata agli occhi con il flop dell'incarico di governo a Bersani, continuata con il pasticcio per il Quirinale del 2013, peggiorata nell'alleanza con Berlusconi per far nascere il governo Letta, perpetuata dalla scialba candidatura di Cuperlo contro Renzi, aggravata con un anno di opposizione interna tanto dura nelle parole quanto incoerente nei comportamenti, terminata con la figura quasi indicibile di oggi, una cinquantina di sedicenti dissidenti che rientrano nei ranghi all'ultimo minuto (oh, ci sono i posti blindati da trattare, al prossimo giro elettorale) e un'altra trentina che escono dall'aula, compreso chi fino a ieri accusava Renzi di "minare la democrazia" ma poi non ha avuto le palle per votare contro.
Il tramonto di questa ex classe dirigente piddina tuttavia era iniziato molto prima e ha ragioni lontane. Affonda cioè le sue radici quando è cominciata la politica dell'acqua tiepida, l'inseguimento di Casini e Fini, i compromessi con cani e porci, l'appoggio a Monti - e via suicidandosi. In fondo anche l'opposizione a Berlusconi dura a parole ma morbida nei fatti non era tanto diversa dalla contrarietà parolaia ma inane e inconcludente mostrata contro Renzi: stessa mancanza di coraggio, stessa incoerenza tra parole e comportamenti. Alla fine, si raccolgono i frutti dei semi che si sono gettati, e troppi anni di tikitaka senza mai tirare in porta alla fine annoiano tutti.
Comunque quello che è successo oggi è stato un evento igienico, cioè che fa pulizia di equivoci e fraintendimenti: il Pd è il partito di Renzi e dei suoi, gli altri sono solo comparse un po' ridicole e indecise a tutto, quindi alla favoletta del poliziotto buono che fa il controcanto a quello cattivo non ci crede più nessuno.
Meglio così, almeno in questo.
Per il resto, se mi capitasse di leggere ancora su qualche quotidiano un titolo sulle paurose minacce della minoranza dem al leader, mi limiterò a usarlo per il fondo della lettiera del gatto - sperando che il gatto non se ne abbia a male.

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