Non c’è che l’imbarazzo della scelta nell’individuare le parole giuste per definire quello che il presidente del Consiglio Matteo Renzi sta combinando per imporre al Parlamento e al Paese la sua legge elettorale. Più che Italicum, Insultellum, a questo punto, vista la rissa verbale, le offese e gli insulti che sono corsi in aula durante il dibattito a Montecitorio.
Sicuramente siamo di fronte a una forzatura di natura istituzionale. La legge elettorale è materia di esclusiva competenza parlamentare. O almeno così fino ad ora era stata considerata. Averla proposta come misura governativa rivela un disprezzo per le Camere e le loro prerogative che lascia poco da sperare per il futuro.
Sicuramente siamo di fronte a una forzatura della volontà parlamentare. Lo stesso Renzi diceva fino ad un anno fa che le riforme sulle regole andavano condivise. Qui, invece, con tutte le forze politiche che minacciano l’Aventino pur di fermare l’Insultellum, ci troviamo di fronte a un segretario di partito-presidente del Consiglio che vuole l’approvazione di una legge disprezzata persino da una parte rilevante del suo stesso Pd.
Sicuramente siamo di fronte a un sostanziale fallimento politico. E la ragione è presto detta. Un anno fa, con il cosidetto Patto del Nazareno, Renzi si gloriava della circostanza che per la prima volta da decenni le riforme si facevano anche con il coinvolgimento dell’opposizione. Vediamo invece come stanno andando le cose. Silvio Berlusconi ha rinnegato gli accordi, è passato (almeno per ora) ad una opposizione intransigente con il risultato che Renzi è sempre più solo. Sulla sua legge elettorale incredibilmente il premier è riuscito a perdere anche il sostegno della maggioranza parlamentare che mantiene in vita il suo stesso governo.
Ecco, questo è il punto: i sondaggi. Con l’indice di gradimento in costante ribasso Renzi sta pensando anche al fatto che di questo passo tra un anno le previsioni elettorali, rispetto al mitico 40 per cento delle ultime europee, potrebbero anche dimezzarsi. Per cui, meglio forzare, rompere e andare subito alle elezioni per raccogliere tutto quello che ancora si può. E chissenefrega delle istituzioni e del galateo politico. Primum vivere deinde philosophari, come dicevano gli antichi.
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