Le questioni territoriali che affliggono il Pd umbro sono figlie del nuovo modo di concepire la politica,
legato ad un individualismo così esasperato da cancellare qualsiasi
flebile riferimento a quell’intellettuale collettivo, che Gramsci
identificava con il partito.
I democratici hanno perso Perugia e Spoleto
alle ultime comunali. Invece di fare corpo comune e di lavorare pancia a
terra per cercare di riconquistarle, concepiscono questo evento come
una opportunità per farne “terra di conquista”, “porti franchi” alle
prossime regionali.
La lista approvata contiene, infatti, la debolezza del capoluogo
e , addirittura, l’assenza totale della città dei due mondi. Se andiamo
infatti ad esaminare i candidati perugini scopriamo che essi più che la
città, rappresentano esigenze generali. Giacomo Leonelli, segretario
regionale del Pd, è il capolista e quindi candidato di area vasta”;
molto vasta. Attilio Solinas invece oltre Perugia deve coprire il
“pianeta sanità”, dove l’attuale maggioranza ha più di un problema di
consenso, soprattutto tra i colletti bianchi. Simona Marchesi operaia
della Perugina, è la classica candidata di facciata. Rappresenta più la
categoria che il luogo dove vive.
Tutti i competitori più agguerriti e maggiormente legati alla città sono stati cassati a
cominciare da Andrea Cernicchi, passando per Anna Maria Fioroni e
terminando con la “plurivotata” alle europee Lorena Pesaresi. Se
Fernanda Cecchini, Chiacchieroni, Barberini e compagnia hanno aperto nel
capoluogo loro “succursali”, per cercare di riempire i vuoti lasciati
dai “potentati” locali, ci sarà una ragione. Oh no? Spoleto è stata
addirittura “cancellata”. Una decisione, ad occhio, inspiegabile. Ma poi
si scopre che questo potrebbe far bene ad un possibile accordo tra La
Governatrice e il sindaco Cardarelli per aprire le porte a candidati
della destra moderata nella lista della Marini e fa sicuramente bene ai
candidati folignati e ternani, che possono sguazzare, forti della
clausola di prossimità, in una specie di “terra di nessuno”.
Addirittura c’è chi la considera una decisione utile per rendere più “dolce” ai ternani l’introduzione del collegio unico.
Le grida di dolore del segretario comunale Loretoni e di quello
provinciale Andrea Rossi sono un atto dovuto, una “recita” poco
credibile, fatta fuori tempo massimo, che non avrà alcun effetto.
Insomma chi perde potere (leggi le amministrazioni comunali) viene messo
al bando e la sua dote di voti diventa “riserva di caccia” di quelli
che rimangono. E’ la logica delle correnti e delle oligarchie, che
seguono un interesse ristretto e quasi mai quello comune.
E’ “il nuovo che avanza” servito al coscio. Un tipo
di nuovo che non piace a tutti. La diaspora silenziosa dal Pd continua.
Ai fatti di Sicilia, ai continui smottamenti liguri e campani, si
uniscono anche alcuni forfait umbri. Dopo la componente della direzione
nazionale Rita Castellani, se n’è andato anche il Sindaco di Parrano.
Parliamo di quadro dirigente, ma più in basso lo smottamento sta
diventando frana. C’è, ma l’astensionismo di massa la rende invisibile.
Ed è proprio questa torma di refrattari al voto, prevalentemente di
sinistra, che costituisce la vera e unica mina vagante di queste
elezioni.
P.S. La lista Pd è appena fatta e già si parla di cambiamenti.
Valia Fedeli Alianti di Spoleto al posto della Zampolini fa parte della
categoria del mondo dei sogni. Invece si parla insistentemente di un
ritiro dell’orvietano Galanello che, verificatesi alcune condizioni,
potrebbe lasciare, “per motivi personali”, il posto a Trappolino. Così
il cambio avverrebbe evitando pericolosi scossoni nel partito orvietano.
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