Tagli in arrivo per 52 agevolazioni fiscali: nel mirino anche il bonus mobili e detrazioni sanitarie
fonte: Il Sole 24 ore
Dal taglio di 52 agevolazioni fiscali il Governo conta di recuperare
1,54 miliardi di euro. E se poi volesse usare le maniere forti con i
contribuenti e mettere nel mirino anche le detrazioni per spese
sanitarie e per le badanti l’incasso potrebbe salire fino a 1,67
miliardi nel 2016 e sfiorare 2,4 miliardi nel 2017. La prima stima
ufficiale sulla revisione delle agevolazioni fiscali è contenuta nel
dossier sulle tax expenditures messo a punto dai due commissari alla
spending, Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, e consegnato in queste ore a
Palazzo Chigi. Un dossier, ancora in corso di limatura, di una
sessantina di pagine in cui i due commissari hanno passato al setaccio
le 720 voci classificate dall’Economia negli ultimi tre anni sotto la
voce tax expenditures, ovvero l’insieme di tutti i bonus, agevolazioni,
aliquote ridotte e sconti fiscali che ogni anno erodono il gettito per
oltre 253 miliardi di euro.
Dalla sanità all’agricoltura, dall’editoria al Mezzogiorno per non
dimenticare l’edilizia con il bonus ristrutturazioni o gli sconti per
l’industria e la distribuzione di carburanti. Complessivamente si tratta
di 15 aree di intervento dove a pagare il saldo maggiore, secondo le
prime indicazioni dei due commissari alla spending, sarà l’agricoltura:
la riduzione delle agevolazioni al settore potrà garantire un recupero
di gettito per 330 milioni nel 2016 e di 471 nel 2017. Subito dopo c’è
il settore delle pompe funebri e delle spese sostenute per i funerali.
Ma con un gioco quasi da partita doppia: da una parte si punta ad
aumentare fino a 1.800 euro la detrazione per le spese funebri (oggi a
1.549,37) di cui beneficiano i contribuenti, così da mettersi al riparo
da possibili attacchi mediatici come quelli indicati espressamente nello
stesso dossier «questi tassano anche i morti»; dall’altra parte si
elimina l’esenzione Iva per le imprese di pompe funebri assicurando un
maggior gettito generato dall’Iva al 22% di oltre 270 milioni di euro
l’anno. E nella partita “dare-avere” alla fine vince solo il banco
dell’Erario.
Il taglio delle agevolazioni potrebbe toccare anche due “totem” delle
detrazioni e delle deduzioni fiscali: le spese sanitarie e i contributi
previdenziali per le badanti. Nel tentativo di garantire un principio
di equità, nel dossier si ipotizza di tagliare queste agevolazioni in
base al reddito complessivo dei contribuenti. Una vecchia idea già
avanzata dal Governo Letta, poi archiviata, e ora rispolverata per
l’occasione. Le ipotesi formulate sono due a seconda della progressività
che si vuole mantenere. La detrazione del 19% si azzererà per i più
ricchi, dove l’asticella della ricchezza nel primo caso sarà fissata a
75mila euro. E a meno di un cambio di rotta, oltre questa soglia non si
avrà diritto ad alcuna agevolazione anche nei casi di patologie più
gravi che il dossier definisce «catastrofiche». La detrazione, invece,
sarà piena per i contribuenti con reddito complessivo fino a 55mila euro
e poi decrescerà linearmente per redditi complessivi compresi tra
55mila euro e 75mila euro. In questo caso il recupero di gettito nel
2016 toccherebbe i 278 milioni di euro l’anno. Nella seconda ipotesi,
meno aggressiva, la detrazione scomparirà del tutto per redditi
complessivi superiori a 95mila euro e spetterà per intero ai
contribuenti con reddito complessivo fino a 75mila euro per poi
diminuire linearmente per redditi complessivi compresi tra 75mila euro e
95mila euro. Il recupero di gettito Irpef in questo caso sarà di poco
superiore ai 166,1 milioni di euro di competenza annua e anche in questo
secondo caso le eventuali spese per gravi patologie mediche non daranno
diritto a nessuno sconto a chi oltrepassa i 95mila euro di reddito
complessivo.
Lo stesso meccanismo di un taglio decrescente del bonus in relazione
all’aumentare dei redditi potrebbe scattare anche per le deduzioni dei
contributi pagati per l’assistenza personale e familiare, i cosiddetti
badanti. Con l’azzeramento del bonus oltre quota 75mila euro il
risparmio per l’Erario sarebbe di 50 milioni annui, mentre nell’ipotesi
più morbida con soglia a 95mila euro le risorse da recuperare in ragione
d’anno si fermerebbero a 36,2 milioni di euro.
Anche gli amanti di cani e gatti potranno vedersi riconoscere la
detrazione per spese veterinarie in funzione del reddito complessivo:
piena fino a 55mila euro, decrescente linearmente tra 55mila e 75mila
euro e pari a zero oltre quota 75mila.
Mano pesante sul fronte dell’edilizia. A partire dal tanto amato
bonus Irpef del 36% (per quest’anno ancora al 50%) per le
ristrutturazioni edilizie. L’idea messa a punto è quella di ridurre, a
partire dal 2016, il bonus al 20% da poter spendere in quote annuali per
10 anni sia per le ristrutturazioni edilizie sia per gli interventi di
riqualificazione energetica. E, nonostante il recente plauso incassato
dal premier Renzi al Salone del mobile di Milano, nel dossier dei
commissari alla spending review viene espressamente sancito l’addio al
bonus per mobili: «Nessuna agevolazione per l’arredo degli immobili
ristrutturati». Gli effetti per le casse dello Stato si avranno nel 2017
con un recupero di 294 milioni. Non solo. Stop anche a quello che i
tecnici della spesa definiscono letteralmente «un regalo all’Ance»: la
proposta è quella di eliminare la deduzione Irpef del 20% del prezzo di
acquisto nel limite massimo di spesa di 300mila euro, per chi acquista
immobili da mettere in locazione. Un bonus dalla vita breve, visto che a
introdurlo era stato il tanto decantato decreto «sblocca Italia» (Dl
133/2014) convertito in legge nel novembre scorso.
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