martedì 21 aprile 2015

Signorsì sissignore!!!

Italicum, in Commissione entrano dieci "super renziani" al posto dei dieci dissidenti. Tutti i volti

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Fuori dieci dissidenti, dentro dieci fedelissimi. Come deciso ieri, l'Ufficio di presidenza del gruppo del Pd ha dato seguito alla sostituzione dei dieci componenti della minoranza Pd in commissione Affari Costituzionali. Una decisione che ha spinto le opposizioni a un moto di protesta: dai Cinque Stelle a Scelta Civica, da Forza Italia a Sel, passando per la Lega Nord, è ampio l'arco delle formazioni politiche che hanno optato per l'Aventino, dando uno schiaffo simbolico al premier. E non solo, perché ora lo sprint finale dell'Italicum - quello che nei piani del premier doveva somigliare a un trionfo "sui pedali e a testa alta" - rischia di trasformarsi in un pantano. Per Matteo Renzi non c'è "nessuno scandalo, si chiama democrazia", e questo è il momento di decidere: "Dopo anni di immobilismo l'italia si è rimessa a correre. E noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno".
Ai dieci sostituiti d'imperio, subentrano altri dieci deputati: Paola Bragantini; Stefania Covello, della segreteria Pd; Edo Patriarca; Stella Bianchi; Maria Chiara Gadda; Giampaolo Galli, ex Confindustria; David Ermini, responsabile giustizia del Pd; Alessia Morani, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera; Ileana Piazzoni, ex Sel passata nel Pd, e Franco Vazio, membro della Commissione Giustizia e della Giunta per le Autorizzazioni.
I dieci deputati sostituiscono dieci colleghi della minoranza Pd che avevano comunicato la loro intenzione di non votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Tra i dieci rimpiazzati ci sono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D'Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni.
Lorenzo Guerini, vice segretario del Pd, prova a minimizzare le proteste insorte dalle sostituzioni. "L'Aventino non lo capisco, la commissione viene convocata secondo tempi e procedure sempre applicate, non c'è nessuna forzatura. Mi pare ci sia solo la volontà di fare un po' di cagnara", dice Guerini commentando la scelta delle opposizioni di non partecipare ai lavori della commissione sull'Italicum. "La verità è che c'è qualcuno che non sa come spiegare come si fa a non votare una legge già votata in Senato e che ora è identica in commissione alla Camera", aggiunge Guerini.
"Sinceramente credo che le opposizioni abbiamo poca dimestichezza con le regole della democrazia, il confronto in commissione c'è stato per 13 mesi tra i due rami del Parlamento e proseguirà con chi resta in Commissione". Così il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali, risponde a chi le chiede un commento alla decisione delle opposizioni di abbandonare i lavori sull'Italicum. "Non capisco onestamente - ha aggiunto - l'atteggiamento delle opposizioni che abbandonano i lavori, perché avviene così: la maggioranza esprime la sua linea politica".

La "cacciata" di 10 dissidenti: un fallimento per Matteo Renzi

di Lucia Annunziata
RENZI
 
Non avrei mai immaginato di arrivare a vedere nella mia vita - e la mia anzianità rende significativa questa affermazione - "cacciata" da parte di un partito di Sinistra di dieci suoi dissidenti da una Commissione del Parlamento, per sostituirli con altrettanti "ubbidienti" . Pur di far passare una propria proposta di legge.
Non che i vari partiti di cui l'attuale Pd e' figlio non abbiano fatto porcherie varie nei confronti del dissenso. Ricordiamo le pagine oscure dentro il Pci, e manovre meno eclatanti ma non meno efficaci dentro la vecchia Dc. Lo stesso Pd di oggi non si sottrae a meccanismi di punizione, emarginazione, e squadrismo vero e proprio da parte di tutti nella lotta politica interna. L'anima della politica e' violenta, come violento e' il desiderio che la muove - quale desiderio più smodato ci può essere infatti di quello di immaginare di poter dare dare forma al destino di milioni di persone?
Ma qui, nel caso che abbiamo davanti, si tratta non di un partito - che e' pur sempre una associazione volontaria e privata - ma delle Istituzioni.
La sostituzione forzosa di un gruppo di eletti dal popolo al fine di ottenere il passaggio di una legge su cui questi eletti sono in dissenso, e' un gesto che intacca qualcosa di piu' delle regole democratiche e delle prerogative di chi viene eletto. E' una decisione che trucca le carte del voto stesso, e che, dunque, rompe in noi cittadini la certezza che almeno le Istituzioni abbiano regole terze, che valgono sotto ogni cielo, e governo.
Sono certissima che da qualche parte nell'identico momento in cui queste righe verranno lette , qualcuno delle decine di costituzionalisti in servizio permanente ed effettivo ( nello spiegare perchè noi cittadini abbiamo sempre torto e il premier di turno sempre ragione ) ci dimostrerà che il cambio di dieci dissidenti in una Commissione e' previsto dai regolamenti, e che dunque di ben poca cosa si tratta.
Sono altrettanto certa che I dirigenti del Pd spiegheranno che esiste l'obbedienza alle decisioni del partito - anche se andrebbe ricordato che quegli stessi che invocano oggi la disciplina di partito sono proprio quelli che due anni fa nella loro ascesa al potere hanno brandito (giustamente) la richiesta della fine di un partito monocratico e sclerotizzato dalle sue regole interne.
Ma, qualunque cosa si dirà, l'alterazione del risultato di un voto dovuta al cambio ( non importa a che punto del processo) di chi vota, alla fine è , semplicemente, una truffa. Tanto più assurda se si ricorda che la cacciata è ad hoc: saranno reintegrati dopo questo ddl.
Una truffa che si colora per altro di tragica ironia, se la si guarda calata nel contesto dei drammatici giorni in cui viviamo ; una prova muscolare superflua, mentre si discute di ben altri muscoli da flettere e ben altre crisi da fronteggiare.
Per tutto questo, la decisione di sostituire i dieci parlamentari si riflette soprattutto su chi ha bisogno di ricorrere a questo mezzo per ottenere quel che vuole.
Se la politica e' l'arte di dare forma al mondo attraverso la costruzione di consenso, allora la coercizione , le espulsioni, il voto ottenuto con la forza sono l'esatto contrario.
La sostituzione di dieci deputati dissidenti e' in effetti, una rinuncia alla politica. In verità, un fallimento per Matteo Renzi.
Non appare così ora, ma diventerà chiaro, eventualmente.

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