di Luca Bussoletti
Antonio Ingroia è una sedia vuota su un
palcoscenico pieno di relatori tra cui spicca Marco Travaglio che, come
spiega il moderatore, «è uno che non ha bisogno di presentazioni » .
La potenza dell’allegoria è enorme. Racconta della
spietata corte che gli dedica da tempo la politica ma anche dei suoi
continui smarcamenti. Polo G sì, Polo G no. È un valzer che appassiona
molti, soprattutto quei ragazzi a cui lui si rivolge in apertura del suo
nuovo libro Io soche Chiarelettere presenta parzialmente in contumacia
al Teatro Ambra di Roma. «Vorrei dire ai giovani che è fondamentale
recuperare la memoria della storia italiana, al di là di questo
ventennio. Vorrei dire loro che devono assolutamente provare a
ricominciare dal patrimonio andato in parte disperso in quel ‘92, con lo
stragismo». Sta tutto in questa frase l’appeal socio-politico del “papa
guatemalteco”, che si porta addosso, con calma ecumenica, la promessa
incrinata ma mai distrutta di un’Italia pulita, promessa che è costata
cara a Falcone e Borsellino e che ha trasformato il 1992 in tre puntini
di sospensione. Al di fuori di ogni giudizio personale, Ingroia ha una
sua luce.Tanto forte da far accadere qualcosa di incredibile. Il suo
arrivo al teatro riesce infatti ad interrompere l'intervento di Marco
Travaglio sui rapporti tra mafia e stato. L’applauso scrosciante spezza
il flusso di parole del giornalista che per un secondo sgrana gli occhi
per l’incredulità. Non è abituato, non ora che è in uno dei suoi momenti
più alti di popolarità anche grazie alle sortite televisive in Servizio
Pubblico . Chi altro oserebbe farlo? Chi altro potrebbe farlo? La lista
dei temerari sarebbe davvero scarna. Invece dal buio della sala esce il
magistrato, coi suoi occhiali seri in contrasto con la cravatta che
sotto le luci di scena sembra curiosamente arancione, e sorride
sornione. «Gli italiani sono stati presi in giro dallo Stato che
dichiarava che la mafia fosse al suo opposto, che fosse un anti-Stato. I
legami tra i due poli invece sono sempre esistiti. La regola era
Contrada. Falcone e Borsellino sono stati l’eccezione». Parole pesanti,
appesantite da una frase uscita dopo una sapiente pausa: «E di quello
che sto dicendo e che è nel libro ci sono le prove. Le potete trovare
cambiando modo di ragionare su quel periodo tragico». Poi una chiosa che
farà la felicità di chi cerca di indagare su una sua possibile scesa in
campo «Tutto questo fa capire che una certa classe politica non deve e
non può esistere più». Si presenta il libro ma si parla di guerra e di
cittadini vittime. Se è vero che la politica si sta sempre più
intrecciando con lo spettacolo, l’intervento di Ingroia è
stilisticamente perfetto. Dall ’entrata in scena a show iniziato fino
alle frasi chiave buttate a mozziconi al pubblico. Questa sera il
pupillo di Borsellino sarà alla manifestazione Cambiare Si Pu insieme ad
un “certo ” De Magistris. Potrebbe essere l’occasione per trasformare
queste sue affermazioni in un nuovo credo politico. Nulla di ufficiale,
ma la sua apparizione nei cieli italiani non può essere casuale. O
almeno così sperano i fedeli.
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