Ho sempre avuto rispetto per le posizioni politiche di Sel e grande
stima del suo leader malgrado non abbia mai condiviso le loro scelte
politiche né la collocazione tattica.
Mi pare che, alla vigilia del congresso, Nichi Vendola abbia dichiarato
la fine dell'esperienza politica di una soggettività autonoma della
sinistra e abbia avviato il percorso per il suo naturale approdo verso
il Partito democratico. Tuttavia, in vista delle prossime elezioni
europee, farcisce questa scelta con una considerazione priva di
fondamento politico.
Alle elezioni europee si vota col sistema proporzionale, con sbarramento
al 4%, esprimendo l'indicazione di un candidato alla presidenza della
Commissione.
In Europa non ci possono più essere margini di ambiguità a sinistra: o
scegli di stare con i socialisti e sostieni la candidatura di Martin
Schulz o vai con la Sinistra europea e appoggi la candidatura di Alexis
Tsipras. Non esiste una terza opzione!
In Europa le posizioni sono chiare e bisogna scegliere tra la
compatibilità della grande coalizione politica e finanziaria che viene
praticata dai socialisti e in particolare dai tedeschi (Schulz non è
altra cosa, visto che è sostenitore del governo di grande coalizione con
la Merkel in Germania!) oppure provi a rompere la gabbia neoliberista,
senza settarismi né minoritarismi, come ha fatto Syriza in Grecia che,
con una proposta chiara e in poco tempo, è diventato il primo partito
della sinistra.
Sostenere, come fa Vendola, che si voglia percorrere uno spazio politico
tra queste due opzione è talmente velleitario, soprattutto per una
forza politica che si avvia a diventare corrente del Pd, da sembrare uno
scherzo.
Caro Nichi, care compagne e compagni di Sel, non arrampicatevi su
incomprensibili torsioni propagandistiche: è una scelta legittima quella
di stare con il Pd, dentro socialisti europei, ma per favore evitate di
sbandierare un'altra linea politica.
E così, con la vostra scelta congressuale, il percorso di rifondazione
della Sinistra, in Italia e in Europa, sarà ancora più difficile.
Vendola: «Renzi è una speranza ma il governo lo logora...» da l'Unità del 11.01.2014
Un equivoco sul congresso nazionale di Sinistra ecologia e libertà in
programma a Riccione alla fine del mese ha scosso ieri il mondo della
sinistra. Anche se lo stesso Nichi Vendola ha rettificato con un tweet
fin dal mattino, il tema della rinascita di una prospettiva di
confluenza di Sel con il Pd ha tenuto banco tutto il pomeriggio sui
social network. Con varie prese di posizione, inclusa quella del
presidente del Partito democratico Gianni Cuperlo che ha detto di vedere
di buon occhio la «riapertura di un cantiere» del centrosinistra e la
nascita di una federazione Pd-Sel.
Cosa risponde Vendola a Cuperlo, lo riaprite allora questo cantiere?
«Rispondo che è come essere separati da un muro di vetro. La discussione
sul soggetto politico è surreale nel momento in cui si erge in mezzo a
noi la barriera di questo governo che vede il Pd sodale di un
raggruppamento di diversamente berlusconiani. È una discussione
astratta. Il punto è fare i conti con ciò che è accaduto, elaborare il
lutto della coalizione Italia Bene Comune andata in frantumi, la sua
sostituzione con le larghe intese, ipotesi nata e cresciuta attraverso
gesti di assoluta disinvoltura come il delitto politico consumato sulla
candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Il nostro obiettivo resta
quello di ricostruire il terreno del dialogo e della collaborazione,
altrimenti ci comportiamo come esorcisti».
Ci saranno presto appuntamenti con le amministrative. In Sardegna Sel
appoggia il candidato del Pd Francesco Pigliaru. In Piemonte cosa farà
su Chiamparino, quando Airaudo ha già detto che lo ritiene un candidato
più innovativo? E a Firenze sosterrà o no il secondo mandato del
sindaco?
«Sel ha una sua bussola che le ha consentito, sia pure come piccola
creatura, di arrivare a destinazioni importanti. La bussola è dare
qualità alla proposta programmatica e concretezza all’innovazione
politica di cui si fa portatrice. Non abbiamo mai lavorato per la nostra
bottega o per uno zero virgola. A Milano, a Cagliari, a Genova, in
Puglia, abbiamo sempre lavorato senza settarismo e talvolta in conflitto
con le nomemclature e i conservatorismi. E così faremo a questo giro.
Con l’obiettivo di ricostruire una alleanza che crei speranza nelle
città e nelle Regioni senza pregiudiziali. In Piemonte siamo a poche ore
dalla decisione del Tar e abbiamo già un’autocandidatura. Spero che la
discussione sia aperta. In ogni caso è affidato anche a capacità delle
comunità locali e dei partiti locali il compito di fissare la bandiera
programmatica in tutte le realtà, a cominciare da Firenze. Perché la
nostra aspirazione unitaria non è e non sarà mai una resa. L’alleanza
noi vogliamo costruirla con politiche mirate a rendere più forte
l’ispirazione innovativa della coalizione: ma rimuovendo il macigno
principale, le larghe intese».
Però con la segreteria Renzi non c’è un cambio di passo?
«Non facciamo discussioni che rischiano di apparire incomprensibili,
abbattiamo i muri. C’è una relazione tra la collocazione politica e la
continuità nel
sostenere le politiche di austerità. Spero che questa contraddizione su
cui Renzi è seduto si sciolga, lui rappresenta una speranza per il
Paese. Ma rischia di logorarsi rapidamente se ogni giorno deve dare una
registrata a questo governo dalla natura ambigua e dalla proiezione
programmatica altalenante come un dondolo nevrotico e contraddittorio,
come sui diritti civili o su come governare una società multietnica.
Alla fine l’unico collante vero si chiama austerity, è il rimanere
subordinati ai diktat della tecnocrazia europea che stanno listando a
lutto la parola Europa».
Opinionisti come Barbara Spinelli, Ugo Mattei e Gad Lerner fanno
appello a una lista ampia per sostenere la candidatura del greco
Tsipras alle europee, oltre il solco della Sinistra Europea. Sel intende
rispondere?
«Sono molto interessato alle proposte politico-culturali che pone
Barbara Spinelli, alle sue analisi raffinate sulle derive del Vecchio
Continente. Non ho certo costruito un partitino per custodirlo
gelosamente nei suoi riti. Sel è disponibile a fondersi in percorsi
innovativi, ma non certo in operazioni reduciste. Attualmente naviga in
uno spazio che va da Martin Schulz ad Alexis Tsipras. Purché si provi a
immaginare un progressismo fuori dalle vecchie foto, dai dagherrotipi
ingialliti. Rimescolando le carte delle vecchie culture politiche e di
quelle nuove come quelle ambientaliste e verdi. Per me il luogo, e non
l’approdo, di una lotta politica efficace è il Pse. Ma è anche un luogo
in cui vivono larghe intese e grosse coalizioni, soluzioni sbagliate
alla crisi dell’Europa che è essenzialmente un deficit di democrazia.
Bisogna stare distanti da quello che io chiamo un Aventino
all’incontrario, che è quando di fronte a populismi e forconi ci si
chiude nelle istituzioni invece di riaprire il ciclo espansivo tanto in
economia quanto nel campo dei diritti. Per questo sono interessato a
parlare con Renzi del Jobs Act, perché, a prescindere dai dettagli,
rimette al centro la democrazia e il lavoro. Non mi pare che il governo
Letta sia in grado di farlo se il ministro dell’Economia pensa che ci
sia ripresa quando aumentano la disoccupazione e la povertà assoluta».
Ma Sel può farcela da sola a superare soglie del 4 per cento? Gli ultimi sondaggi la danno sotto il 3 per cento.
«Credo che la legge elettorale italiana per le europee andrebbe
cambiata. Una soglia tanto alta quando non serve neanche a stabilire
governi è solo una bulimia dei partiti maggiori. Lo dice anche la Corte
costituzionale tedesca. Quanto alla legge elettorale italiana io credo
che non si possa sottrarre all’elettore un giudizio sulla coalizione e
quindi spero che si vada rapidamente al ritorno di un sistema già
sperimentato e su cui gli italiani si sono ampiamente pronunciati, il
Mattarellum. Detto tutto questo non abbiamo paura di quella soglia»
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