domenica 12 gennaio 2014

Caro Nichi, per favore non prenderci in giro... di Giusto Catania

Ho sempre avuto rispetto per le posizioni politiche di Sel e grande stima del suo leader malgrado non abbia mai condiviso le loro scelte politiche né la collocazione tattica.
Mi pare che, alla vigilia del congresso, Nichi Vendola abbia dichiarato la fine dell'esperienza politica di una soggettività autonoma della sinistra e abbia avviato il percorso per il suo naturale approdo verso il Partito democratico. Tuttavia, in vista delle prossime elezioni europee, farcisce questa scelta con una considerazione priva di fondamento politico.
Alle elezioni europee si vota col sistema proporzionale, con sbarramento al 4%, esprimendo l'indicazione di un candidato alla presidenza della Commissione.
In Europa non ci possono più essere margini di ambiguità a sinistra: o scegli di stare con i socialisti e sostieni la candidatura di Martin Schulz o vai con la Sinistra europea e appoggi la candidatura di Alexis Tsipras. Non esiste una terza opzione!
In Europa le posizioni sono chiare e bisogna scegliere tra la compatibilità della grande coalizione politica e finanziaria che viene praticata dai socialisti e in particolare dai tedeschi (Schulz non è altra cosa, visto che è sostenitore del governo di grande coalizione con la Merkel in Germania!) oppure provi a rompere la gabbia neoliberista, senza settarismi né minoritarismi, come ha fatto Syriza in Grecia che, con una proposta chiara e in poco tempo, è diventato il primo partito della sinistra.
Sostenere, come fa Vendola, che si voglia percorrere uno spazio politico tra queste due opzione è talmente velleitario, soprattutto per una forza politica che si avvia a diventare corrente del Pd, da sembrare uno scherzo.
Caro Nichi, care compagne e compagni di Sel, non arrampicatevi su incomprensibili torsioni propagandistiche: è una scelta legittima quella di stare con il Pd, dentro socialisti europei, ma per favore evitate di sbandierare un'altra linea politica.
E così, con la vostra scelta congressuale, il percorso di rifondazione della Sinistra, in Italia e in Europa, sarà ancora più difficile.

Vendola: «Renzi è una speranza ma il governo lo logora...» da l'Unità del 11.01.2014

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 Un equivoco sul congresso nazionale di Sinistra ecologia e libertà in programma a Riccione alla fine del mese ha scosso ieri il mondo della sinistra. Anche se lo stesso Nichi Vendola ha rettificato con un tweet fin dal mattino, il tema della rinascita di una prospettiva di confluenza di Sel con il Pd ha tenuto banco tutto il pomeriggio sui social network. Con varie prese di posizione, inclusa quella del presidente del Partito democratico Gianni Cuperlo che ha detto di vedere di buon occhio la «riapertura di un cantiere» del centrosinistra e la nascita di una federazione Pd-Sel.

Cosa risponde Vendola a Cuperlo, lo riaprite allora questo cantiere?
«Rispondo che è come essere separati da un muro di vetro. La discussione sul soggetto politico è surreale nel momento in cui si erge in mezzo a noi la barriera di questo governo che vede il Pd sodale di un raggruppamento di diversamente berlusconiani. È una discussione astratta. Il punto è fare i conti con ciò che è accaduto, elaborare il lutto della coalizione Italia Bene Comune andata in frantumi, la sua sostituzione con le larghe intese, ipotesi nata e cresciuta attraverso gesti di assoluta disinvoltura come il delitto politico consumato sulla candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Il nostro obiettivo resta quello di ricostruire il terreno del dialogo e della collaborazione, altrimenti ci comportiamo come esorcisti».

Ci saranno presto appuntamenti con le amministrative. In Sardegna Sel appoggia il candidato del Pd Francesco Pigliaru. In Piemonte cosa farà su Chiamparino, quando Airaudo ha già detto che lo ritiene un candidato più innovativo? E a Firenze sosterrà o no il secondo mandato del sindaco?

«Sel ha una sua bussola che le ha consentito, sia pure come piccola creatura, di arrivare a destinazioni importanti. La bussola è dare qualità alla proposta programmatica e concretezza all’innovazione politica di cui si fa portatrice. Non abbiamo mai lavorato per la nostra bottega o per uno zero virgola. A Milano, a Cagliari, a Genova, in Puglia, abbiamo sempre lavorato senza settarismo e talvolta in conflitto con le nomemclature e i conservatorismi. E così faremo a questo giro. Con l’obiettivo di ricostruire una alleanza che crei speranza nelle città e nelle Regioni senza pregiudiziali. In Piemonte siamo a poche ore dalla decisione del Tar e abbiamo già un’autocandidatura. Spero che la discussione sia aperta. In ogni caso è affidato anche a capacità delle comunità locali e dei partiti locali il compito di fissare la bandiera programmatica in tutte le realtà, a cominciare da Firenze. Perché la nostra aspirazione unitaria non è e non sarà mai una resa. L’alleanza noi vogliamo costruirla con politiche mirate a rendere più forte l’ispirazione innovativa della coalizione: ma rimuovendo il macigno principale, le larghe intese».

Però con la segreteria Renzi non c’è un cambio di passo?
«Non facciamo discussioni che rischiano di apparire incomprensibili, abbattiamo i muri. C’è una relazione tra la collocazione politica e la continuità nel sostenere le politiche di austerità. Spero che questa contraddizione su cui Renzi è seduto si sciolga, lui rappresenta una speranza per il Paese. Ma rischia di logorarsi rapidamente se ogni giorno deve dare una registrata a questo governo dalla natura ambigua e dalla proiezione programmatica altalenante come un dondolo nevrotico e contraddittorio, come sui diritti civili o su come governare una società multietnica. Alla fine l’unico collante vero si chiama austerity, è il rimanere subordinati ai diktat della tecnocrazia europea che stanno listando a lutto la parola Europa».

Opinionisti come Barbara Spinelli, Ugo Mattei e Gad Lerner fanno appello a una lista ampia per sostenere la candidatura del greco Tsipras alle europee, oltre il solco della Sinistra Europea. Sel intende rispondere?
«Sono molto interessato alle proposte politico-culturali che pone Barbara Spinelli, alle sue analisi raffinate sulle derive del Vecchio Continente. Non ho certo costruito un partitino per custodirlo gelosamente nei suoi riti. Sel è disponibile a fondersi in percorsi innovativi, ma non certo in operazioni reduciste. Attualmente naviga in uno spazio che va da Martin Schulz ad Alexis Tsipras. Purché si provi a immaginare un progressismo fuori dalle vecchie foto, dai dagherrotipi ingialliti. Rimescolando le carte delle vecchie culture politiche e di quelle nuove come quelle ambientaliste e verdi. Per me il luogo, e non l’approdo, di una lotta politica efficace è il Pse. Ma è anche un luogo in cui vivono larghe intese e grosse coalizioni, soluzioni sbagliate alla crisi dell’Europa che è essenzialmente un deficit di democrazia. Bisogna stare distanti da quello che io chiamo un Aventino all’incontrario, che è quando di fronte a populismi e forconi ci si chiude nelle istituzioni invece di riaprire il ciclo espansivo tanto in economia quanto nel campo dei diritti. Per questo sono interessato a parlare con Renzi del Jobs Act, perché, a prescindere dai dettagli, rimette al centro la democrazia e il lavoro. Non mi pare che il governo Letta sia in grado di farlo se il ministro dell’Economia pensa che ci sia ripresa quando aumentano la disoccupazione e la povertà assoluta».

Ma Sel può farcela da sola a superare soglie del 4 per cento? Gli ultimi sondaggi la danno sotto il 3 per cento.
«Credo che la legge elettorale italiana per le europee andrebbe cambiata. Una soglia tanto alta quando non serve neanche a stabilire governi è solo una bulimia dei partiti maggiori. Lo dice anche la Corte costituzionale tedesca. Quanto alla legge elettorale italiana io credo che non si possa sottrarre all’elettore un giudizio sulla coalizione e quindi spero che si vada rapidamente al ritorno di un sistema già sperimentato e su cui gli italiani si sono ampiamente pronunciati, il Mattarellum. Detto tutto questo non abbiamo paura di quella soglia»

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