sabato 11 gennaio 2014

"Su Tsipras il Prc ha visto bene. Ma abbandoni l'identitarismo". Intervista a Ugo Mattei




Alexis Tsipras, leader di Syriza, della sinistra radicale - vincente -, antiliberista e postcomunista greca, candidato come presidente della Commissione europea proprio “a sinistra” vuole fornire un’alternativa a sinistra…
Nella mia analisi concordo con Mezzadra e Negri nel recente editoriale di Euronomade: non si tratta certo di una mossa decisiva ma certamente è un segno interessante che va incoraggiato. Tsipras lo voterò.
Veniamo al concreto. In Italia l’obiettivo è costruire una lista di sinistra anticapitalista e antiliberista, che sostenga quindi la candidatura di Alexis Tsipras e del programma politico proposto e che, altresì unisca individui, forze anticapitaliste. In questo contesto la realtà “dei beni comuni” come intende porsi?
Non credo ci sia alcuna delle forze che hai indicato che non si ricolleghi, in un modo o nell’altro, col benimunismo. Sono certo che moltissimi fra quanti si identificano con i beni comuni plaudono al riconoscimento di un campo di lotta quanto meno europeo dove declinare il difficile confronto fra azione locale e pensiero globale critico tendente all’ egemonia. Oggi però la buona notizia di Tsipras è compensata da quella per nulla buona di una grande stanca nel mondo dei movimenti.
In che senso?
In Italia per esempio la Costituente per i beni comuni stenta a decollare dopo la partenza brillantissima. E’ urgente anche per noi un cambio di passo.
Mi sembra di capire che all’interno di questa lista per la costruzione della sinistra europea antagonista, così come è stato per Rivoluzione civile o, prima ancora, per Cambiare si può, sia acceso il dibattito sulla partecipazione insieme alle “società civile e movimenti” di Rifondazione comunista. Qual è il tuo punto di vista?
Considerando che Rifondazione Comunista ha ottimi rapporti con Syriza Rifondazione ha intuito per tempo la necessità di muoversi a livello europeo e questo merita un plauso. Speriamo che abbia imparato qualcosa dalla sciagurata vicenda di Ingroia! Se Rifondazione riuscisse a rinunciare davvero alla proprio identitarismo sarebbe certamente una risorsa. Ma non sono molto ottimista che ciò possa avvenire nell’ ambito della struttura, tipicamente verticale e burocratica di un partito che non coltiva volentieri il ricambio.
Parlando di percentuali, prendo come riferimento quelle espresse da Flores D’Arcais in un’intervista recente: questa lista avrebbe un futuro se raggiungessimo il 10%. Raggiungere il 10% è tanto, pensare tuttavia a una lista che unisca la sinistra – e Rifondazione e movimenti, questo significa, un primo passo verso l’unione della sinistra (poi bisognerebbe spingersi verso il movimento 5 stelle, e altri partiti a recuperare – potrebbe essere un obiettivo più raggiungibile… insomma questa sinistra unita, non ti pare che ne abbiamo davvero bisogno in Italia?
Io sono convinto che le battaglie per i beni comuni e per conquistare uno spazio per il comune in Europa debba necessariamente essere costituente, ossia sovversiva di un ordine costituito nell’ ambito del quale si pone pure la contrapposizioni novecentesca fra destra e sinistra. Occorre in Europa un CLN, che sappia liberare il nostro continente da un’élite corrotta e abusiva, anche un po’ golpista per dirla con Gallino. Il fatto che si possa “sognare” un 10% dei voti per la sinistra in un Parlamento Europeo che non conta quasi nulla ce la dice lunga su come siamo ridotti e su quanto le elezioni europee siano ben lungi dal poter avere una funzione davvero trasformativa! L’Italia fu liberata dal fascismo da uno sforzo collaborativo fra partigiani che non erano affatto solo di sinistra, proprio come di sinistra certo non è la nostra vigente Costituzione. Oggi occorre la stessa collaborazione per superare il fascismo Europeo sia quello xenofobo che quello tecnocratico che sono poi i due lati della stessa medaglia. I sistemi della rappresentanza indiretta sono “competitivi” per loro natura. E’ per questo che in questa fase mi sembrano di utilità marginale per un progetto come il mio che resta rivoluzionario e che vuole utilizzare un approccio alla democrazia radicalmente collaborativo, comunitario e anti-competitivo.
In generale, cosa ci aspetterà? E cosa ti aspetti da questa sinistra europea antagonista?
Deve finire l’ attesa del Messia. La pratica rivoluzionaria del comune, che è un processo di trasformazione sia individuale che collettivo, è già in corso in gran parte d’ Europa in migliaia di esperienze alternative, fatte di soggettività che rifiutano di essere ridotti a consumatori e soggetti passivi. Si tratta di ripartire da questi focolai rivoluzionari mettendoli a sistema in modo da costruire, strada facendo, anche un nuovo assetto istituzionale del comune. Temo che le elezioni europee diventino un diversivo, fomentino vecchie tensioni, distraggano e dividano i compagni. Ho paura che SEL finisca per dare il suo endorsement a Shultz e al riformismo fasullo; che Rifondazione non riuscendo a dialogare faccia scappare i movimenti sociali dal sostegno a Tsipras; che la discussione sul campo di lotta europeo, molto seria, finisca per ridursi a una discussione sulle elezioni. Ciò potrebbe andare bene se fossimo in democrazia ma purtroppo non lo siamo né punto né poco.
Bruxelles e Strasburgo,l'Europa, ancora entità astratte e lontane...
Bruxelles e Strasburgo sono lontane dai territori! Io oggi credo nella democrazia di prossimità e di partecipazione diretta, nella scomposizione della territorialità istituzionale. Credo in pratiche costituenti che prima di tutti producano destituenza, restituzione del potere alle comunità di utenti e lavoratori. La resistenza si fa sui territori con i corpi, con le occupazioni, con la costruzione di reti solidali che permettano l’ emersione organizzata di una base sociale emancipata e ben conscia della tragedia storica che stiamo vivendo. Le masse rese idiote dal capitalismo cognitivo possono essere sensibilizzate soltanto attraverso pratiche visibili, concrete e coraggiose di buon governo del comune;. Io voglio che “i nostri” nei palazzi del potere ci entrino sulle ali di una folla immensa che si è emancipata dal giogo. E soprattutto che una volta entratici sappiano cosa fare! Per me la democrazia non è votare ma decentrare, partecipare costringere le moltitudini alla ginnastica democratica.

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