venerdì 5 settembre 2014

“Basta Renzi, le forze dell’ordine scioperano” di Antonio Sciotto, Il Manifesto

«Noi non siamo incaz­zati con il governo Renzi: siamo stra-incazzati». Se parli con i poli­ziotti rie­sci a capire come in poche ore, nel pome­rig­gio di ieri, sia mon­tata la rab­bia di tutto il com­parto forze dell’ordine, fino a minac­ciare – per la prima volta nella sto­ria ita­liana – uno «scio­pero gene­rale» di poli­zia, cara­bi­nieri, vigili del fuoco, eser­cito, marina, aero­nau­tica e guar­dia di finanza. Annun­ciato dai sin­da­cati e dal Cocer interforze.
In serata il pre­mier Renzi ha rispo­sto: «Rice­verò gli agenti di poli­zia, ma non accet­terò ricatti», ha detto. È ingiu­sto, ha aggiunto, scio­pe­rare per un aumento di sti­pen­dio quando ci sono milioni di disoccupati.
Nel mirino della pro­te­sta, il blocco dei con­tratti del pub­blico impiego annun­ciato dalla mini­stra Marianna Madia due giorni fa. In realtà, que­ste forze non hanno il diritto di scio­pe­rare, ma assi­cu­rano che tro­ve­ranno delle for­mule per arri­vare al mas­simo impatto pos­si­bile. Per­ché si parli di loro e delle loro con­di­zioni di lavoro, ormai al limite: la stessa parola «scio­pero gene­rale» è stata usata appo­sta, per­ché “bucasse” l’informazione.
La pro­te­sta ieri è mon­tata improv­vi­sa­mente, men­tre paral­le­la­mente si face­vano sen­tire anche gli altri set­tori del pub­blico impiego, che pure annun­ciano ini­zia­tive. Ma forse per­ché più “com­presse” in strette maglie di disci­plina, le forze dell’ordine sono esplose: prima hanno annun­ciato il blocco degli straor­di­nari i poli­ziotti di Bolo­gna, poi è arri­vata la nota nazio­nale, con l’annuncio di uno
«scio­pero gene­rale entro fine settembre».
Lo si farà pro­ba­bil­mente nella forma di una grande mani­fe­sta­zione nazio­nale, o con l’indizione con­tem­po­ra­nea e in tutte le città di assem­blee sin­da­cali (ma se la poli­zia ha diritto a farle, i cara­bi­nieri ad esem­pio non pos­sono usu­fruire di que­sta pos­si­bi­lità). «Siamo anche dispo­sti a man­dare avanti qual­cuno e a farci denun­ciare», dicono i poli­ziotti in piena arrabbiatura.
«Per la prima volta nella sto­ria della nostra Repub­blica – spie­gano nella nota sin­da­cati e Cocer – siamo costretti a dichia­rare lo scio­pero gene­rale» del com­parto sicu­rezza, difesa e soc­corso pub­blico, «veri­fi­cata la totale chiu­sura del governo ad ascol­tare le esi­genze delle donne e degli uomini in uniforme».
«Quando abbiamo scelto di ser­vire il Paese, per garan­tire Difesa, Sicu­rezza e Soc­corso pub­blico – pro­se­gue la nota – era­vamo con­sci di aver intra­preso una mis­sione votata alla totale dedi­zione alla Patria e ai suoi cit­ta­dini con con­di­zioni dif­fi­cili per man­canza di mezzi e di risorse. Quello che non cre­de­vamo è che chi è stato ono­rato dal popolo ita­liano a rap­pre­sen­tare le Isti­tu­zioni demo­cra­ti­che ai mas­simi livelli, non avesse nem­meno la rico­no­scenza per coloro che, per poco più di 1300 euro al mese, sono pronti a sacri­fi­care la pro­pria vita per il Paese».
Daniele Tis­sone, segre­ta­rio del Silp Cgil, spiega che la sop­por­ta­zione della cate­go­ria è arri­vata al limite, non solo per la man­canza di mezzi e per­so­nale, che rende sem­pre più arduo e rischioso il lavoro, ma per il fatto che gli sti­pendi sono bloc­cati da ben cin­que anni. E ora si pre­para addi­rit­tura il sesto.
«Nel 2009 abbiamo avuto l’ultimo aumento con­trat­tuale – afferma Tis­sone – pari a 130–140 euro lordi in tre anni. Ma a parte il con­tratto, ci sono stati bloc­cati, a par­tire dal 2011, anche gli scatti di anzia­nità, le pro­mo­zioni, gli asse­gni di fun­zione. In pra­tica, se sei pro­mosso, assumi ruoli e respon­sa­bi­lità del grado supe­riore, ma la paga resta ferma». Insomma, negli ultimi quat­tro anni, per que­sti ulte­riori bloc­chi, alcuni poli­ziotti sono arri­vati a per­dere anche 300 euro netti al mese. Mica bruscolini.
Dalle forze dell’ordine la pro­te­sta potrebbe allar­garsi all’intero pub­blico impiego: ieri la segre­ta­ria della Cgil Susanna Camusso ha par­lato di «blocco incom­pren­si­bile dei con­tratti», e Raf­faele Bonanni (Cisl) ha annun­ciato «mobi­li­ta­zioni». L’Usb attuerà invece «una guer­ri­glia, con azioni non convenzionali».

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