Un partito come il PD che organizza cene da mille euro a testa non può che esprimere disuguaglianza e corruzione.
Difatti vi partecipano i “padroni del vapore”, quelli che stanno imponendo il “metodo Marchionne” nei rapporti di lavoro e fanno della loro ricchezza l’emblema della disuguaglianza che caratterizza fortemente questa fase di gestione del ciclo capitalistico e si “imbucano” i protagonisti della dilagante corruzione che corrode il sistema, da “Mafia Capitale” a “Concordia”, via via dalla P4 in giù.
Tutto questo è naturalmente il frutto non contrastato di vent’anni di egemonia della destra populista più retriva d’Europa, non osteggiata in alcun modo sul piano politico e morale: un’egemonia che ha fatto letteralmente esplodere il rapporto tra sistema politico e convivenza civile e che oggi l’imbonitore che rappresenta gli interessi dei partecipanti alle cene da mille euro cerca di occultare usando a piene mani una categoria filosofica come quella della “speranza” che, invece, dovrebbe essere usata con grandissima cautela.
Ebbene, nel quadro di questo vero e proprio disastro storico, con milioni di disoccupati, esodati, famiglie al di sotto della soglia di povertà, immigrati senza asilo e le distinzioni di classe sempre più severamente marcate si sta studiando un meccanismo elettorale che regali milioni di voti al partito della corruzione e della disuguaglianza per permettergli di governare a suo piacere, in allineamento con i banchieri della City e di Francoforte e con la NATO.
Beninteso, stando ben lontano dalla maggioranza dei suffragi.
Sviluppiamo su questo punto un minimo di ragionamento concreto.
Prima di tutto va affermato che quella che si sta preparando è una legge elettorale “minoritaria”, come la legge Acerbo che portò il fascismo nella condizione di emanare poi le leggi speciali dette “fascistissime”.
Era maggioritaria, invece, la famosa legge truffa del ’53 perché prevedeva, per l’acquisizione del premio di maggioranza il conseguimento da parte dei partiti “apparentati” del 50% più uno dei voti validi (in tempi in cui, tra l’altro, votava più del 90% degli iscritti nelle liste).
Andando per ordine.
E’ prevedibile che nel prossimo turno elettorale, con circa 49 milioni di elettrici e di elettori aventi diritto, alla fine ci siano (stima abbastanza ottimistica) 32 milioni di voti validi: di conseguenza, con il metodo proporzionale, ciascuno dei 630 seggi della Camera dei Deputati (unica rimasta elettiva, visto che il Senato sarà appannaggio dei consiglieri regionali, quindi con maggioranza precostituita, “spese pazze” incluse e senza diritto di votare la fiducia al governo) costerebbe all’incirca 52.000 voti.
Un sondaggio pubblicato ieri dal Corriere della Sera assegnava al PD il 35% dei voti: quindi all’incirca 11 milioni di suffragi.
Per arrivare alla maggioranza del 55% dei seggi alla Camera prevista dal progetto dell’Italikum, occorrerebbero quindi, più o meno, 17 milioni di voti.
Di conseguenza, indipendentemente dal totale dei voti validi che si registreranno nell’eventuale ballottaggio (per il quale non è prevista alcuna soglia di partecipazione, come invece giustamente reclama l’avv. Besostri nei suoi interventi) il PD reclama un regalo di, più o meno 6 milioni di voti.
Più del 50% di regalo sul proprio potenziale di voti.
E’ questo, dell’assoluta abnormità del premio di maggioranza, che rende tutta l’impalcatura dell’Italikum incostituzionale, anche rispetto alla sentenza n.1/2013 della Corte Costituzionale: c’è da considerare in più che il frazionamento delle opposizioni (con lo sbarramento al 3%) porterà, per via dei capilista bloccati nei 100 collegi, a circa metà dell’Assemblea composta da nominati e non da eletti.
Purtroppo la minoranza PD, composta da personaggi molto attenti alla propria posizione personale e alle proprie apparizioni nei talk show televisivi, ha appuntato l’attenzione soltanto sul secondo aspetto, quello dei nominati, e non sull’enormità del premio che, del resto, applicato alle coalizioni è quello che ha permesso a Sel di sedere in parlamento.
Tutti uniti, naturalmente, nel chiudere occhi, naso, bocca rispetto ai temi della disuguaglianza e della corruzione che rappresentano la vera cifra politica che il PD esprime, accompagnato dal gran coro dei mezzi di comunicazione di massa.
Qualcuno, nella ex-sinistra arcobaleno, si permette ancora di parlare di “unità a sinistra” pensando al PD e cerca la strada per accordi alle prossime regionali e amministrative: indice questo non solo del ritardo di analisi ma anche di una sospetta malafede.
Così stanno le cose nel disastrato sistema politico italiano: disuguaglianza e corruzione a braccetto nelle cene da mille euro.
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