E’
davvero straordinario: subito dopo il divieto ai giornalisti di
visitare i cantieri dell’Expo, si è saputo che il Pd milanese promette
biglietti scontati ai giovani sotto i trent’anni che si iscrivono al Pd,
così che con 50 euro si paga la tessera e un giro nel falansterio
culinario messo faticosamente in piedi tra il fitto sibilare di
tangenti. In apparenza sono due fatti separati, ma in realtà partecipano
della medesima cultura che tanto ci avvicinano a certi regimi esotici:
il divieto di informazione va di pari passo con la trasformazione dei
partiti in supermercati.
La cosa grave però è che sia il divieto di informazione imposto per salvare il trionfalismo chiacchierone e bipartisan del
premier, sia l’idea di barattare biglietti in cambio di tessere del
"partito della nazione" invece di apparire come un’ inquietante sindrome
birmana, vengono considerate azioni normali se non addirittura virtuose,
persino nel segno di una doverosa attenzione verso quegli stessi
giovani fregati col job act e nelle specifico chiamati a lavorare a
titolo gratuito nei padiglioni della sagra universale.
Anni fa un partito pesantemente sfiorato dal fenomeno corruttivo
della manifestazione, avrebbe evitato di esporsi di nuovo a operazioni
controverse almeno per buon gusto se non per senso etico. E invece il Pd
milanese è orgoglioso di essere un “rivenditore ufficiale autorizzato”
dei biglietti per l’Expo. Ma a che a titolo un partito diventa
bagarino? Vende anche Rolex e ottimismo sfuso? E soprattutto con che
soldi ha acquistato i ticket per l’ingresso all’esposizione? Con quelli
del finanziamento pubblico che alla fine servono per comprarsi le
tessere? La puzza di berlusconismo e del peggiore aleggia senza pietà
per il Paese.
E non basta perché il partito di Renzi (come definirlo altrimenti?)
si fa spericolato magliaro quanto promette di dare in cambio dei 25 euro
della tessera un biglietto che ne vale 50. In realtà un ingresso
giornaliero ne costa 32 ed è perciò ipotizzabile che un rivenditore
ufficiale lo paghi molto meno: qui siamo ormai nel campo delle peggiori
televendite dove si gonfia il valore della merce per spacciare sconti
stratosferici. E ai famosi giovani viene inflitta l’ennesima sola perché
dovranno portarsi il peso della tessera per uno sconto reale di 7 euro.
Così il Pd come partito chiave dei governi che si sono succeduti dal
2011 ad oggi, ha messo in piedi la macchina dell’Expò, ha partecipato in
via diretta o indiretta ai suoi ritardi, inefficienze, clamorose
opacità e si appresta a trarne un lucro politico presentandolo a priori
come un faraonico successo del renzusconismo, quando invece tutti i
dati che si hanno e quelli che vengono nascosti parlano di un flop.
Dulcis in fundo non si astiene nemmeno dalla speculazione spicciola, dal
depredare il magro portafoglio di chi ci casca promettendo meraviglie,
ma in realtà spacciando tessere. Con lo scopo ultimo e sublime di farsi
bello coi selfie collettivi che verranno certamente organizzati per far
vedere come sono ” i giovani del Pd” .
Saprei io cosa fare con un bel bastone da selfie, ma di quelli pesanti.
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