No allo stravolgimento della Costituzione che il Governo
Renzi, insieme con Forza Italia, vuole imporre nel clima di distrazione
di un Paese in cui scuole, università, fabbriche e uffici stanno
chiudendo
Le bugie che ci raccontano…
1. Prima bugia: non abbiamo una legge elettorale valida
Il Parlamento eletto nel febbraio 2013 con il “Porcellum” (L.
270/2005) è costituito tramite premio di maggioranza e soglia di
sbarramento seguendo il sistema maggioritario, sistema che stravolge il
principio base della democrazia rappresentativa. Gli eletti devono
rappresentare fedelmente la composizione sociale, culturale, politica
del paese (il Parlamento come “carta geografica” che raffigura in scala
il territorio) e il voto deve essere libero, uguale, segreto, secondo il
principio “una testa, un voto”. Esempio eclatante di tale
stravolgimento sono appunto le ultime elezioni politiche: la coalizione
“Bene Comune” (PD, SEL e altri) con il 29,55% di voti ottiene 340
deputati su 630 (il 53,96%), la coalizione guidata dal Pdl, con il
29,18% ne ottiene 124 (il 19,68%), il M5S, con il 25,56% 108 (il
17,14%), mentre altre forze politiche sono escluse dal Parlamento.
La sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme del Porcellum
riguardanti il premio di maggioranza e l'impossibilità per l'elettore di
fornire una preferenza (“ferisce la logica della rappresentanza”).
Risulta dai primi di Gennaio in vigore una legge
elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 4%: è dunque
assolutamente falso che non ci sia una legge elettorale con cui votare.
Per migliorare tale legge e dare pieno valore al principio della rappresentanza, basta togliere la soglia di sbarramento.
2. Seconda bugia: abbiamo troppi rappresentanti che ci costano troppo
La Costituzione italiana prevede la centralità del
Parlamento e la sua preminenza rispetto al Governo (Governo
Parlamentare). Il sistema parlamentare italiano si caratterizza per il
bicameralismo perfetto o paritario: nessuna Camera può vantare una
competenza che non sia anche dell'altra.
Nella Costituzione il numero dei parlamentari è
determinato in base al principio di una adeguata rappresentanza del
corpo elettorale: un deputato ogni 80.000 abitanti e un senatore ogni
200.000. Nel 1963, con legge costituzionale si è fissato il numero di
parlamentari con 630 alla Camera e 315 al Senato.
Se si pone l’assemblea elettiva, il Parlamento, e non
l’esecutivo, il Governo, al centro della vita politica del Paese – come
inequivocabilmente prescrive la Costituzione – è giusto e necessario
che vi sia un numero adeguato di parlamentari che lavorino a tempo pieno
nelle commissioni e in seduta plenaria all’attività legislativa e di
controllo sull’operato dell’esecutivo.
La riduzione del numero dei parlamentari implica non
solo una riduzione di rappresentanza, ma anche uno stravolgimento della
Costituzione, dando priorità e centralità al Governo a discapito del
ruolo del Parlamento, ridotto a camera di signorsì per decreti e disegni
di legge governativi (come sta accadendo con la riforma costituzionale
di Renzi).
Dal 1995 al 2004 gli stipendi dei parlamentari hanno
avuto la massima impennata. Poiché sono decisi con regolamento
parlamentare possono essere immediatamente dimezzati riportandoli
complessivamente a livelli ragionevoli, come in altri paesi europei.
3. Terza bugia: l’urgenza della riforma serve a risolvere la gravissima crisi economica
L’Italia attraversa la crisi mondiale, economica e sociale più grave
dal dopoguerra (persi dal 2007 un milione di posti di lavoro, crollo
della domanda interna, perso ¼ del prodotto industriale, Pil -9%,
chiusura quotidiana di piccole e medie imprese, pesantissimi tagli allo
stato sociale) senza che si intravveda un’uscita dal tunnel. Ma il
Governo Renzi, sostenuto dall’intervento di Giorgio Napolitano, ormai
abituato a travalicare il suo ruolo costituzionale di Presidente super
partes, impegna da mesi il Parlamento in un braccio di ferro su una
riforma costituzionale superflua.
In uno Stato democratico le riforme della Costituzione si fanno in un
clima di meditata riflessione, ampio dibattito e consenso sostanziale
di tutte le forze politiche rappresentate. In uno Stato Democratico, le
riforme costituzionali nascono dal Parlamento, e non su iniziativa del
Governo.
Può essere legittimato a cambiare la Costituzione un Parlamento figlio di una legge elettorale incostituzionale?
Comitato per la difesa e attuazione della Costituzione,
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