Il dirigente più “algido” del Pd
è l'altro papabile al premierato del governo imposto da Napolitano. Un
uomo della Trilateral al posto di comando. Di nuovo.
Enrico Letta, emiliano, cresciuto dentro il centro studi Nomisma di Romano Prodi, è uno dei dirigenti del Pd sul viso del quale non abbiamo mai visto l'accenno di un sorriso. Potrebbe essere un soggetto adatto per annunciare e propinare le soluzioni finali in materia economico-sociale. E' stato diverse volte ministro nei governi D'Alema e Amato e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Romano Prodi. Suo zio Gianni Letta è invece stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Berlusconi. Una famiglia di sottosegretari. Sarebbe decisamente singolare se lui diventasse premier e lo zio fosse di nuovo sottosegretario.
È segretario generale dell'Arel, Agenzia per le Ricerche
e le Legislazioni fondata da Nino Andretta, il più ultraliberista tra i
ministri egli economisti democristiani, quello che nel 1992 annunciò
che per rientrare dal debito pubblico occorreva “ridurre il reddito
delle famiglie italiane di almeno 5milioni di lire”.Lo hanno detto e lo
hanno fatto, e le conseguenze le stiamo verificando tutti.
Enrico Letta è membro del comitato europeo della
Trilateral, (di cui Monti era il Presidente). Nel 2012 ha partecipato
alla riunione del Gruppo Bildeberg presso Chantilly, negli USA. Letta è
anche membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute Italia,
organizzazione statunitense finanziata anche dalla Rockefeller Brothers
Fund, che si pone come obiettivo quello di incoraggiare le leadership
illuminate, le idee e i valori senza tempo. Non è del tutto libero da
ombre – da verificare certo ma sempre ombre. Nel gennaio 2012 Luigi
Lusi, l'ex tesoriere della Margherita, è iscritto nel registro degli
indagati per aver sottratto, secondo la procura di Roma, ingenti somme
di denaro dalle casse del partito. Lusi ha sostenuto che parte di tali
soldi sono andati a diversi appartenenti al partito, tra cui Enrico
Letta
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