giovedì 18 aprile 2013

Per la corsa al Quirinale manca solo Gegia di Alessandro Robecchi, Micromega

Dunque, riassumendo. Berlusconi usa Renzi per picchiare Bersani, che a sua volta usa Berlusconi per picchiare tutti noi, e potrebbe anche riuscirci, piazzando Amato al Quirinale. Berlusconi teme Renzi che potrebbe portargli via molti voti in caso di elezioni.
Se le elezioni si allontanano Renzi diventa nervoso. Se si avvicinano diventano nervosi tutti, cercano le larghe intese durante la settimana e nel weekend organizzano adunate di popolo per insultarsi. A Renzi piace Prodi, che Berlusconi teme come Superman teme la kryptonite. Però Berlusconi riconosce di avere con Renzi qualche disegno comune, come quello di “salvare” l’Italia dalla sinistra. Sinistra che, per non perdere l’allenamento, si dilania ogni cinque minuti con regolarità spaventosa, mentre tutti quelli di destra dicono che Renzi sarebbe perfetto, Bersani no, e Renzi dice che Berlusconi gli accordi li fa con Bersani e non con lui. Gli incontri politici si fanno nei palchi a teatro, segno di modernità e di rinnovamento della politica in attesa dei prossimi passi, tipo fumerie d’oppio clandestine e parcheggi sotterranei.
Chi resiste alle larghe intese per il governo le vuole per il Quirinale, chi le vuole per il governo spera di non fare un inciucio per Quirinale, e nel dibattito entrano di prepotenza il carrello dell’Ikea spinto dalla scorta della Finocchiaro, un candidato ottantenne come Marini, il solito D’Alema acquattato nell’ombra che aspetta gli eventi. La sua candidatura al colle è stata avanzata da Berlusconi. Che però nei giorni passati ha avanzato anche altri nomi: il suo, quello di Gianni Letta e quello di Bersani. In più, non è contrario ad Amato, ma vedrebbe bene al colle anche il boia di Rostov, Gegia e una mezz’ala dello Stoccarda purché non Prodi che l’ha battuto due volte alle elezioni, anche se lui va in giro a dire di aver sempre vinto.
I Cinque Stelle sparigliano con la Gabanelli che tutti dicono, brava, eh! Ma poi chi lo presenta Report? La Lega si spariglia da sola a schiaffoni con Maroni contro Bossi, Bossi contro Zaia, Zaia contro tutti, e i diamanti di Belsito che verranno restituiti ai leghisti più meritevoli, sempre in attesa che i leghisti più meritevoli rendano agli italiani quattro miliardi e mezzo di multe per le quote latte e altre cosucce. In più ci sono: i giovani turchi, i cattolici del Pd, parlandone da vivi, e Mario Monti che preme per una scelta condivisa dimenticando che l’ultima scelta condivisa è stata lui, e se volete vi faccio vedere i segni sul povero corpo del paese reale. Dispersi: quelli che furono di Fini, i Fratelli d’Italia, Casini Pieferdi e altri profughi. In cerca di scrittura, le seconde, terze e quarte file che cercano un posto nei talk show dove i grillini non vanno (ne no si incazza Grillo) e i leader non vanno (se no si incazzato tutti).
Poi ci sono Emma Bonino, che per uno strano gioco di specchi molti pensano sia di sinistra, e Luciano Violante che lui, tutto da solo, pensa che sia di sinistra. Poi c’è un po’ di aritmetica elementare, per cui se la signora Fornero cerca un miliardo per la cassa integrazione significa che ne servono almeno due. C’è Napolitano che lancia i suoi ultimi moniti, i saggi che propongono novantasei possibili riforme elettorali. E un paese stremato. Ecco finito. Ah, no! C’è pure l’ambasciatore americano che dice “L’Italia troverà il modo per andare avanti”. Ecco, ora c’è pure la ciliegina. Frullare, servire freddo e gustare nella calura estiva durante le lunghe ore di disoccupazione.

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