PD sull'orlo di una crisi di nervi. La base si spacca, tensioni nel
gruppo dirigente. L'appello dell'Arci per Rodotà esprime la volontà
della società civile.
di Ludovica Schiaroli, Popoff.globalist.it
Il suicidio del PD sembra ormai imminente. La scelta di Bersani
di candidare Franco Marini come presidente della Repubblica ha aperto
una crisi dentro il partito che già non sembrava passarsela troppo bene.
Poco dopo l'annuncio che l'ex segratario generale della Cisl, ex
ministro sotto il governo Andreotti, ex segretario del Partito Popolare,
ex presidente del senato, era tra i papabili al Quirinale in rete è
scoppiata la rivolta: "Ha chiamato il sindaco di Waterloo. Vuole dare la
cittadinanza onoraria a Bersani", oppure "Abbiamo avuto Leone e
Cossiga, sopravviveremo a Marini. Bersani, no".
Oltre la base anche qualche notabile non sembra seguire la linea del segretario. Claudio Burlando twitta "Ho votato contro, non voglio essere complice di un suicidio"; gli fa eco Pippo Civati: "Sono intervenuto in netta contrarietà alla candidatura di Marini e soprattutto dello schema dell'intesa col PDL", ma il più crudele è quello del sindaco di Bari, Emiliano: "Ho chiesto a Bersani e a tutta la segreteria di dimettersi e lasciare a gruppi parlamentari Pd di sintonizzarsi con popolo italiano".
Alla prima votazione questi i risultati: Marini 521 voti, Rodotà 240, Chiamparino 41, Prodi 14, Bonino 13, D'Alema 12.... e 104 schede bianche. Pochi minuti fa l'annuncio dell'ufficio di presidenza del Gruppo Pd ha dichiarato che voterà scheda bianca.
Da ieri sempre più voci convergono sulla figura di Stefano Rodotà. M5S, Sel, alcuni deputati Pd e soprattutto la società civile spingono affinché l'ex garante della privacy vada al Colle. Questa mattina la segreteria nazionale dell'Arci ha pubblicato un appello dove chiede che sia Rodotà a diventare Presidente della Repubblica. Lo dice in modo chiaro e netto: "La questione non è fare un favore a Grillo, a Renzi o a Sel. Né mettersi contro Bersani, contro Marini, o chiunque altro. Si tratta di scegliere, in un momento critico per il popolo italiano, il garante della Costituzione, della democrazia e dei diritti. Non il garante degli equilibri politici e partitici. Per noi, che siamo dell'Arci, e la Costituzione proviamo a difenderla tutti i giorni, su questo si deve scegliere. E per questo noi, che non abbiamo neppure tutti votato la stessa cosa, vogliamo Stefano Rodotà presidente della Repubblica".
Ma la speranza è l'ultima a morire e in rete gira un tweet: "Magari Bersani è furbo e ha usato il suo suicidio finale per affossare Marini, rafforzare Rodotà e fare un presidente voluto dal popolo". Sarà un caso ma nel profilo si legge il nome di "Dio".
Oltre la base anche qualche notabile non sembra seguire la linea del segretario. Claudio Burlando twitta "Ho votato contro, non voglio essere complice di un suicidio"; gli fa eco Pippo Civati: "Sono intervenuto in netta contrarietà alla candidatura di Marini e soprattutto dello schema dell'intesa col PDL", ma il più crudele è quello del sindaco di Bari, Emiliano: "Ho chiesto a Bersani e a tutta la segreteria di dimettersi e lasciare a gruppi parlamentari Pd di sintonizzarsi con popolo italiano".
Alla prima votazione questi i risultati: Marini 521 voti, Rodotà 240, Chiamparino 41, Prodi 14, Bonino 13, D'Alema 12.... e 104 schede bianche. Pochi minuti fa l'annuncio dell'ufficio di presidenza del Gruppo Pd ha dichiarato che voterà scheda bianca.
Da ieri sempre più voci convergono sulla figura di Stefano Rodotà. M5S, Sel, alcuni deputati Pd e soprattutto la società civile spingono affinché l'ex garante della privacy vada al Colle. Questa mattina la segreteria nazionale dell'Arci ha pubblicato un appello dove chiede che sia Rodotà a diventare Presidente della Repubblica. Lo dice in modo chiaro e netto: "La questione non è fare un favore a Grillo, a Renzi o a Sel. Né mettersi contro Bersani, contro Marini, o chiunque altro. Si tratta di scegliere, in un momento critico per il popolo italiano, il garante della Costituzione, della democrazia e dei diritti. Non il garante degli equilibri politici e partitici. Per noi, che siamo dell'Arci, e la Costituzione proviamo a difenderla tutti i giorni, su questo si deve scegliere. E per questo noi, che non abbiamo neppure tutti votato la stessa cosa, vogliamo Stefano Rodotà presidente della Repubblica".
Ma la speranza è l'ultima a morire e in rete gira un tweet: "Magari Bersani è furbo e ha usato il suo suicidio finale per affossare Marini, rafforzare Rodotà e fare un presidente voluto dal popolo". Sarà un caso ma nel profilo si legge il nome di "Dio".
Quirinale, Giovani democratici occupano le sedi del partito in Toscana e a Napoli
A
Prato è stata occupata la sede della federazione provinciale del Pd,
con una ventina di ragazzi che minacciano di restare all’interno fino a
quando non sarà eletto il nuovo Capo dello Stato. L'operazione #occupyPd
ha raggiunto anche la federazione del partito di Napoli e la sede di
Cagliari
Scatta l’operazione #occupyPd. Il sostegno di Bersani alla candidatura di Franco Marini per il Colle non piace ai Giovani democratici, che hanno occupato le sedi del partito in diverse parti d’Italia. In Toscana la ribellione si è verificata in tre diverse sedi del Pd in altrettante città della regione. A Prato è
stata occupata la sede della federazione provinciale del partito, con
una ventina di ragazzi che minacciano di restare all’interno fino a
quando non sarà eletto il nuovo Capo dello Stato.
All’esterno è stato esposto uno striscione con scritto “per un presidente di cambiamento occupy il Pd”. Anche a Capannori, in provincia di Lucca, i Giovani democratici hanno
occupato la sede locale del partito “per rafforzare – si legge in una
nota – la linea già espressa da tutto il partito lucchese di
dissociazione dalla scelta dell’indicazione di Franco Marini a
presidente della Repubblica”. Il testo conclude invitando il leader
nazionale Pd a “un passo indietro“, perché “nel partito e nella federazione giovanile la voce è una sola: mai con il Pdl“.
In serata è scattata anche l’occupazione, preannunciata in una nota, della sede del Pd di Empoli,
in provincia di Firenze, da parte dei giovani democratici, che chiedono
“un presidente della Repubblica espressione prima di tutto della
maggioranza di centrosinistra che ha vinto le elezioni” e lanciano un
appello a Bersani e al Partito Democratico: “Cambiare, ascoltare la
società e non deludeteci”.
L’operazione #occupyPd ha raggiunto anche la federazione Pd di Napoli,
dove sono comparsi striscioni ai balconi della sede. I giovani
democratici della provincia, come accade in Toscana, protestano contro
l’eventuale accordo per la scelta del presidente della Repubblica tra Pd
e Pdl. “Il problema è il metodo, non il nome. Nessun accordo con il Pdl
e Silvio Berlusconi”, hanno dichiarato Antonella Pepe, segretario regionale Gd Campania, e Marco Sarracino,
segretario provinciale Gd Napoli. “Il popolo democratico ci chiede
altro e il partito non può continuare a vivere come un corpo separato
che non si confronta con la realtà e la volontà dei suoi elettori. Noi
che sui territori rappresentiamo il Partito Democratico, siamo stufi di
pagare colpe per responsabilità che non abbiamo”. E blitz è anche a Cagliari, dove è scattata l’operazione per occupare la sede di via Emilia.
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