giovedì 25 aprile 2013

Il "nuovo che avanza"....senza apriscatole





Corteo buffo. Come il M5S fermò il golpettino furbo
L’ANTEFATTO – Giorgio Napolitano viene eletto per la seconda volta Presidente della Repubblica. E’ la prima volta nella storia della Repubblica italiana che un presidente viene riconfermato. Beppe Grillo scrive sul suo blog che si tratta di un “Golpe”, e chiama a raccolta milioni di italiani a Montecitorio. Il leader genovese poi non si presenterà in piazza e sposterà l’incontro con i militanti al giorno successivo, domenica 21 aprile.
Quello che segue è un racconto di come la piazza ha vissuto l’attesa del leader genovese, e di quello che è successo dopo.
L’APPUNTAMENTO – Domenica 21 aprile. Piazza Santi Apostoli. Lo confesso, sono un po’ nervoso. Ho in tasca questo tesserino color terra di Siena costatomi fatica e sudore, con su scritto “Ordine Nazionale dei Giornalisti”, che mi rende inquieto. Alle 15 la piazza è ancora semivuota, ma la conferenza della mattina s’era prolungata per due ore, in più è una bella giornata a Roma, chissà quanta gente verrà. Un’ora dopo la piazza è gremita. Sul lato di palazzo Valentini (sede della Provincia di Roma, ndr), ci sono i camioncini della tv e qualche blindato della polizia. Al centro qualche bandiera del Movimento Cinque Stelle, e un lenzuolo bianco che recita “Populisti presenti”, poi qualche cartello sparso. Dal lato opposto della piazza, dove già sono posizionate le telecamere delle tv e i fotografi alle finestre, ad un certo punto spunta Vito Crimi. Sale sul gradino del portone dello stesso edificio alle cui finestre sono affacciati i fotografi e cerca di comunicare con la folla.
IL MEGAFONO – Da qualche parte spunta un megafono di piccole dimensioni (più tardi su twitter mi diranno che “l’hanno portato i compagni”) e Crimi comincia l’arringa: “questa volta non gliela faremo passare, questa volta ci siamo noi in parlamento”. E poi ancora: “bisogna informare i cittadini, dobbiamo riprenderci le piazze delle nostre città, c’è gente che passa il tempo a fare le passeggiate nei centri commerciali”. Ma il megafono è piccolo e la gente mormora. La gente è tanta, la piazza grande, e non si sente. Qualcuno si lamenta “no, er megafono dei cinesi no, pe’ carità”. Partono quindi i cori “voce, voce”, ma niente, finiscono solo per coprire ulteriormente la voce del povero Crimi. Non c’è un sistema di amplificazione, non è stato previsto un palco. Crimi parla e altri chiedono di spargere la voce ripetendo quello che ha detto. La rivoluzione è un passaparola.
OCCUPYQUIRINALE - Dalla folla si alzano grida di persone che chiedono cosa fare, che vogliono sapere quando arriverà Grillo, mentre qualcuno urla di andare al Quirinale. Si fa largo il candidato sindaco di Roma del Movimento, De Vivo, che raggiunta la postazione dove stazione Crimi, al megafono lancia subito un messaggio distensivo: “Andiamo tutti al Quirinale!”. Due ragazzi tra la folla, in attesa di capire cosa succede commentano: “E’ questo il momento bisogna avere più coraggio, questi invece se stanno a caga sotto”, riporto testuale. Qualcuno suggerisce di andare al Quirinale “in fila, uno dietro l’altro, così non è una manifestazione non autorizzata”. Una signora spazientita dice “perchè, nun ce posso annà ar Quirinale? Io ce voglio annà, voglio annà a fa na passeggiata ar Quirinale, nun se po’, nun ce vado da diec’anni?” mentre un’altra le risponde “e che te pensi che è cambiato? E’ tappezzerie sempre quelle so’”.
IL SERVIZIO D’ORDINE – Si cerca di formare un corridoio, improvvisando un servizio d’ordine, anche se la disciplina delle manifestazioni “comuniste” è lontana, e tra due ali di folla arrivano alla spicciolata altri deputati 5 stelle che raggiungono Crimi, poi tornano indietro facendosi largo e chiedendo più volte “cittadini, che fine ha fatto il corridoio?”. Arriva Di Battista, bandana rossa al collo con tanto di logo del movimento, fuma una sigaretta e saluta come un divo di Hollywood. Sono passate quasi due ore, ma chiede alle persone di avere pazienza “dateci un minuto che ci organizziamo”.
GRILLO NON ARRIVA – Nel frattempo parte la contestazione ai giornalisti. Vedo la troupe di Ballarò in avvicinamento, viene accerchiata e chiesto conto di servizi “montati male”: “la prossima volta allora montateli bene, perché li montate sempre male”. Anche a me, che mi aggirerò più tardi con una collega e una videocamera facendo domande, viene chiesto conto: chi siete? Come montate? Si, ma quanti siete? Si diffonde la notizia che Grillo non riuscirebbe ad arrivare per il muro di giornalisti, poi Crimi dice che è la Digos che non gli ha consentito di entrare nella piazza. Sale il nervosismo, e c’è chi nota che “guarda caso in questa piazza non ci sono mai state le transenne e poi ci hanno chiusi, così se vogliono caricare non ci sono vie di fuga, sarà un caso”.
VISTA SUL COLOSSEO - Ad ogni modo, la piazza è evidentemente piccola per tutte quelle persone convocate per due giorni di seguito, in attesa del loro leader, o portavoce, che attendono di sapere cosa fare. Arriva così l’accordo con la Digos per far confluire la manifestazione su via dei Fori imperiali, fino al Colosseo. Si procede così, qualcuno urla: “Chi l’ha deciso, i giornalisti?”. Un po’ di tensione tra la polizia all’avvio del corteo, e qualche decina di attivisti a salutare i turisti sui bus scoperti che passano a piazza Venezia con gli applausi muti (le mani fatte roteare in aria), che non capiscono, ma sono contenti lo stesso. I deputati “portavoce” si posizionano in testa al corteo e si chiamano tra loro “portavoce, portavoce”, tenendosi per mano e camminando all’indietro, per guardare il corteo. All’Altare della Patria parte l’inno d’Italia, poi i cori “la mafia fuori dallo Stato” e per assonanza “i partiti fuori dallo Stato”, “Berlusconi fuori dai coglioni”, ma soprattutto “Ro-do-tà, Ro-do-tà”, come una specie di Che Guevara.
SCIOGLIETE LE RIGHE – Una volta arrivati al Colosseo, il corteo si trova di fronte un cordone di polizia che invita a procedere verso il Circo Massimo. Crimi, Lombardi ed altri parlamentari salgono su un muretto, qualcuno invita a non calpestare le aiuole “altrimenti ci dicono che è colpa nostra”, “ ci sono i giornalisti dobbiamo fare attenzione a tutto”. Che facciamo – chiedono dalla piazza -, la Lombardi sembra molto divertita, ma dietro c’è qualche migliaio di persone che preme. Poi decide: “Non ci aspettavamo tante persone. Ora disperdiamoci, ci organizziamo in questi giorni e vi facciamo sapere”. Ma come? C’è chi non la prende bene, mentre un contestatore se la prende con un operatore dell’informazione “tanto poi montate come volete voi”, sentendosi rispondere “siamo in diretta”, “da ieri abbiamo fatto 12 ore di diretta su di voi”.
Finisce così, con la Lombardi scortata fuori dal corteo da un gruppetto di attivisti, cui si aggiunge un uomo vestito da D’Artagnan con tanto di spada, “mi fai sentire una principessa” gli dice la Lombardi, e lui spiega il perché del vestiario: “mediaticamente funziona”. Ma qualche centinaio di persone non vuole andare via e si ferma sul lato del Colosseo che porta verso il Circo Massimo: si chiedono se davvero sia finita così, qualcuno chiede ancora di andare ad occupare piazza del Quirinale, mentre qualche deputato prova a trasformare l’appuntamento in assemblea spiegando l’attività dei parlamentari all’interno del palazzo “voi non lo sapete, perché abbiamo difficoltà a comunicare tutto quello che facciamo, ma i nostri dentro le commissioni stanno lavorando, anche se le commissioni non ci sono”. Un altro spezzone di corteo si ferma dall’altro lato, alla fine dei Fori, e Roberto Fico, deputato napoletano, volto noto del M5S improvvisa un comizio “questa è la restaurazione di un popolo, e con la restaurazione del popolo c’è anche la restaurazione del lavoro”.
EPILOGO – Il Golpe viene derubricato a golpettino furbo, e la rivoluzione per salvare la democrazia a passeggiata sui Fori Imperiali. Ma se la disorganizzazione dei deputati 5 stelle può essere considerata inesperienza e ingenuità, sarà meglio se dalle prossime volte si imparasse a gestire meglio la piazza. Migliaia di cittadini chiamati a “dissotterrare l’ascia di guerra”, con richiami a colpi di Stato arrivano in piazza prendendo la cosa molto seriamente, e quantomeno si aspettano un comizio finale, un sit-in, o una foto ricordo col leader.







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