Corteo buffo. Come il M5S fermò il golpettino furbo
L’ANTEFATTO – Giorgio
Napolitano viene eletto per la seconda volta Presidente della
Repubblica. E’ la prima volta nella storia della Repubblica italiana che
un presidente viene riconfermato. Beppe Grillo scrive sul suo blog che
si tratta di un “Golpe”, e chiama a raccolta milioni di italiani a
Montecitorio. Il leader genovese poi non si presenterà in piazza e
sposterà l’incontro con i militanti al giorno successivo, domenica 21
aprile.
Quello che segue è un racconto di come la piazza ha vissuto l’attesa del leader genovese, e di quello che è successo dopo.
L’APPUNTAMENTO – Domenica 21 aprile. Piazza Santi
Apostoli. Lo confesso, sono un po’ nervoso. Ho in tasca questo tesserino
color terra di Siena costatomi fatica e sudore, con su scritto “Ordine
Nazionale dei Giornalisti”, che mi rende inquieto. Alle 15 la piazza è
ancora semivuota, ma la conferenza della mattina s’era prolungata per
due ore, in più è una bella giornata a Roma, chissà quanta gente verrà.
Un’ora dopo la piazza è gremita. Sul lato di palazzo Valentini (sede
della Provincia di Roma, ndr), ci sono i camioncini della tv e qualche
blindato della polizia. Al centro qualche bandiera del Movimento Cinque
Stelle, e un lenzuolo bianco che recita “Populisti presenti”, poi
qualche cartello sparso. Dal lato opposto della piazza, dove già sono
posizionate le telecamere delle tv e i fotografi alle finestre, ad un
certo punto spunta Vito Crimi. Sale sul gradino del portone dello stesso
edificio alle cui finestre sono affacciati i fotografi e cerca di
comunicare con la folla.
IL MEGAFONO – Da qualche parte spunta un megafono di
piccole dimensioni (più tardi su twitter mi diranno che “l’hanno
portato i compagni”) e Crimi comincia l’arringa: “questa volta non
gliela faremo passare, questa volta ci siamo noi in parlamento”. E poi
ancora: “bisogna informare i cittadini, dobbiamo riprenderci le piazze
delle nostre città, c’è gente che passa il tempo a fare le passeggiate
nei centri commerciali”. Ma il megafono è piccolo e la gente mormora. La
gente è tanta, la piazza grande, e non si sente. Qualcuno si lamenta
“no, er megafono dei cinesi no, pe’ carità”. Partono quindi i cori
“voce, voce”, ma niente, finiscono solo per coprire ulteriormente la
voce del povero Crimi. Non c’è un sistema di amplificazione, non è stato
previsto un palco. Crimi parla e altri chiedono di spargere la voce
ripetendo quello che ha detto. La rivoluzione è un passaparola.
OCCUPYQUIRINALE - Dalla folla si alzano grida di
persone che chiedono cosa fare, che vogliono sapere quando arriverà
Grillo, mentre qualcuno urla di andare al Quirinale. Si fa largo il
candidato sindaco di Roma del Movimento, De Vivo, che raggiunta la
postazione dove stazione Crimi, al megafono lancia subito un messaggio
distensivo: “Andiamo tutti al Quirinale!”. Due ragazzi tra la folla, in
attesa di capire cosa succede commentano: “E’ questo il momento bisogna
avere più coraggio, questi invece se stanno a caga sotto”, riporto
testuale. Qualcuno suggerisce di andare al Quirinale “in fila, uno
dietro l’altro, così non è una manifestazione non autorizzata”. Una
signora spazientita dice “perchè, nun ce posso annà ar Quirinale? Io ce
voglio annà, voglio annà a fa na passeggiata ar Quirinale, nun se po’,
nun ce vado da diec’anni?” mentre un’altra le risponde “e che te pensi
che è cambiato? E’ tappezzerie sempre quelle so’”.
IL SERVIZIO D’ORDINE – Si cerca di formare un
corridoio, improvvisando un servizio d’ordine, anche se la disciplina
delle manifestazioni “comuniste” è lontana, e tra due ali di folla
arrivano alla spicciolata altri deputati 5 stelle che raggiungono Crimi,
poi tornano indietro facendosi largo e chiedendo più volte “cittadini,
che fine ha fatto il corridoio?”. Arriva Di Battista, bandana rossa al
collo con tanto di logo del movimento, fuma una sigaretta e saluta come
un divo di Hollywood. Sono passate quasi due ore, ma chiede alle persone
di avere pazienza “dateci un minuto che ci organizziamo”.
GRILLO NON ARRIVA – Nel frattempo parte la
contestazione ai giornalisti. Vedo la troupe di Ballarò in
avvicinamento, viene accerchiata e chiesto conto di servizi “montati
male”: “la prossima volta allora montateli bene, perché li montate
sempre male”. Anche a me, che mi aggirerò più tardi con una collega e
una videocamera facendo domande, viene chiesto conto: chi siete? Come
montate? Si, ma quanti siete? Si diffonde la notizia che Grillo non
riuscirebbe ad arrivare per il muro di giornalisti, poi Crimi dice che è
la Digos che non gli ha consentito di entrare nella piazza. Sale il
nervosismo, e c’è chi nota che “guarda caso in questa piazza non ci sono
mai state le transenne e poi ci hanno chiusi, così se vogliono caricare
non ci sono vie di fuga, sarà un caso”.
VISTA SUL COLOSSEO - Ad ogni modo, la piazza è
evidentemente piccola per tutte quelle persone convocate per due giorni
di seguito, in attesa del loro leader, o portavoce, che attendono di
sapere cosa fare. Arriva così l’accordo con la Digos per far confluire
la manifestazione su via dei Fori imperiali, fino al Colosseo. Si
procede così, qualcuno urla: “Chi l’ha deciso, i giornalisti?”. Un po’
di tensione tra la polizia all’avvio del corteo, e qualche decina di
attivisti a salutare i turisti sui bus scoperti che passano a piazza
Venezia con gli applausi muti (le mani fatte roteare in aria), che non
capiscono, ma sono contenti lo stesso. I deputati “portavoce” si
posizionano in testa al corteo e si chiamano tra loro “portavoce,
portavoce”, tenendosi per mano e camminando all’indietro, per guardare
il corteo. All’Altare della Patria parte l’inno d’Italia, poi i cori “la
mafia fuori dallo Stato” e per assonanza “i partiti fuori dallo Stato”,
“Berlusconi fuori dai coglioni”, ma soprattutto “Ro-do-tà, Ro-do-tà”,
come una specie di Che Guevara.
SCIOGLIETE LE RIGHE – Una volta arrivati al
Colosseo, il corteo si trova di fronte un cordone di polizia che invita a
procedere verso il Circo Massimo. Crimi, Lombardi ed altri parlamentari
salgono su un muretto, qualcuno invita a non calpestare le aiuole
“altrimenti ci dicono che è colpa nostra”, “ ci sono i giornalisti
dobbiamo fare attenzione a tutto”. Che facciamo – chiedono dalla piazza
-, la Lombardi sembra molto divertita, ma dietro c’è qualche migliaio di
persone che preme. Poi decide: “Non ci aspettavamo tante persone. Ora
disperdiamoci, ci organizziamo in questi giorni e vi facciamo sapere”.
Ma come? C’è chi non la prende bene, mentre un contestatore se la prende
con un operatore dell’informazione “tanto poi montate come volete voi”,
sentendosi rispondere “siamo in diretta”, “da ieri abbiamo fatto 12 ore
di diretta su di voi”.
Finisce così, con la Lombardi scortata fuori dal corteo da un
gruppetto di attivisti, cui si aggiunge un uomo vestito da D’Artagnan
con tanto di spada, “mi fai sentire una principessa” gli dice la
Lombardi, e lui spiega il perché del vestiario: “mediaticamente
funziona”. Ma qualche centinaio di persone non vuole andare via e si
ferma sul lato del Colosseo che porta verso il Circo Massimo: si
chiedono se davvero sia finita così, qualcuno chiede ancora di andare ad
occupare piazza del Quirinale, mentre qualche deputato prova a
trasformare l’appuntamento in assemblea spiegando l’attività dei
parlamentari all’interno del palazzo “voi non lo sapete, perché abbiamo
difficoltà a comunicare tutto quello che facciamo, ma i nostri dentro le
commissioni stanno lavorando, anche se le commissioni non ci sono”. Un
altro spezzone di corteo si ferma dall’altro lato, alla fine dei Fori, e
Roberto Fico, deputato napoletano, volto noto del M5S improvvisa un
comizio “questa è la restaurazione di un popolo, e con la restaurazione
del popolo c’è anche la restaurazione del lavoro”.
EPILOGO – Il Golpe viene derubricato a golpettino
furbo, e la rivoluzione per salvare la democrazia a passeggiata sui Fori
Imperiali. Ma se la disorganizzazione dei deputati 5 stelle può essere
considerata inesperienza e ingenuità, sarà meglio se dalle prossime
volte si imparasse a gestire meglio la piazza. Migliaia di cittadini
chiamati a “dissotterrare l’ascia di guerra”, con richiami a colpi di
Stato arrivano in piazza prendendo la cosa molto seriamente, e
quantomeno si aspettano un comizio finale, un sit-in, o una foto ricordo
col leader.
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