Come in Grecia. Anzi peggio
Marini.
Questo è il nome partorito da Bersani, Monti e Berlusconi. Sarà lui,
salvo imprevisti dell'ultima ora, ad assicurare per 7 anni il nuovo
patto tra “liberisti all' amatriciana” che assicurerà in Europa il
mantenimento del pilota automatico. Mal di pancia dei giovani turchi,
capelli strappati e lacrime per i militanti del Pd che sul web fanno
accorati appelli ai loro leader ma niente si muove. Con il cuore i
militanti del PD voterebbero senza esitazioni il candidato di Grillo,
che dopo la Gabanelli è diventato Rodotà, ma dentro la loro testa sanno
che la partita è chiusa, perchè se Bersani accordo lo ha fatto allora
non lo ha fatto solo per il Presidente della Repubblica, ma anche per il
Governissimo e per le riforme, mettendo così nell'angolo Renzi che
adesso rischia di trovarsi fuori dai giochi di palazzo. Come spesso
avviene nei palazzi prima si pensa al proprio destino personale e poi al
bene comune. Così Bersani che doveva essere la vittima da sacrificare
per tenere in vita il PD ha scelto che il PD doveva diventare la vittima
da sacrificare per salvare Bersani ed ha chiuso l'accordo con il
giaguaro. Ad averlo capito sono Vendola da un lato e Renzi dall'altro
che annunciano di non stare al gioco. Vendola si accoda a Grillo e
voterà Rodotà chiamandosi fuori dal governissimo con Berlusconi con il
quale evidentemente ci sarebbe un problema di “rimescolamento”, mentre
Renzi apre lo scontro con Bersani ed annuncia che i suoi non voteranno
Marini incapace di parlare al telefono con Obama. In politica però i
numeri servono a far tornare i conti, se accordo c'è stato questo è a
favore del “PdmenoLpiùMonti”. Con questo schema il modello della grande
coalizione socialisti e popolari, benedetta in Europa ed applicata con
convinzione in Grecia, si svilupperà anche per l'Italia. Qui però a
differenza del paese ellenico i sindacati - esclusi quelli conflittuali -
sono complici di quanto accade. Così mentre i disoccupari si
suicidano, il palazzo trova l'inciucio per continuare a far sopravvivere
una neoclasse di parassiti che vive di politica, completamente
asservita ai poteri forti e responsabile non meno delle banche della
crisi che stiamo vivendo. Non so se lo avete capito, ma se sarà Marini
il punto di equilibrio, da domani l'Italia sarà un bene comune da
saccheggiare con la complicità dei nostri governanti. Organizzare la
resistenza e scendere in piazza contro tutto questo non è un fatto
politico semplicemente, è un fatto di sopravvivenza collettiva.
Sel con Rodotà, ma alleanza con PD non tramonta
«Io
mi metterei di traverso e sarebbe la fine del centrosinistra oltre ad
un'operazione di restaurazione». Queste le dure parole di Nichi Vendola,
leader di Sel, lasciando l'assemblea del Pd e commentando la proposta
fatta da Bersani di votare Marini al Colle. «Non ho nulla contro Marini -
prosegue - ma bisogna dare un messaggio di cambiamento. L'Italia si è
emozionata per l'elezione di Grasso e della Boldrini, noi dobbiamo dare
un segnale di speranza».
Questo quanto si legge in questo momento su Repubblica.it che riporta le dichiarazioni dei due esponenti di SEL.
Nella foto un manifesto di SEL a favore del voto utile del febbraio scorso
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