domenica 14 aprile 2013

La storia comune dell'anticapitalismo sarà Ross@ di Checchino Antonini, Popoff.globalist.it

Nuove anticipazioni sulla "dichiarazione congiunta" per un percorso di ricomposizione a sinistra. Testo e firme usciranno domani
 
«Questo non è un appello, ma una proposta di lotta. Noi crediamo che sia all'ordine del giorno la necessità di un cambiamento rivoluzionario». Ancora anticipazioni della "dichiarazione congiunta" per un nuovo soggetto dell'anticapitalismo prima del lancio ufficiale, domani, una volta raccolte le prime firme. Si chiamerà, forse, "Ross@", Rete organizzata sociale solidale anticapitalista e debutterà con un'assemblea a maggio, probabilmente a Bologna. A darle l'impulso attivisti politici e sindacali che provengono da quasi tutto ciò che si muove lontano dal recinto del centrosinistra, molti di loro sono stati protagonisti, ad esempio, del No Monti day. Il suo profilo complessivo sarà certamente più chiaro fra qualche ora quando si potranno leggere le firme in calce.

"Siamo donne e uomini con diversi percorsi politici, di lotta sociale e ambientalista, per le libertà e l'uguaglianza - si legge nel documento - oggi più che mai sentiamo vive le nostre radici comuniste e libertarie, antifasciste e antirazziste, femministe e ambientaliste. Non c'è liberazione possibile nel compromesso con l'attuale governo autoritario dell'economia e della società. Lo hanno capito le donne e gli uomini del Mediterraneo, che ci insegnano a ribellarci. Lo hanno capito donne e uomini dell'America Latina che si mobilitano per il socialismo del XXI secolo. Lo hanno capito tutte e tutti coloro che fin sotto i templi del denaro e del potere nei paesi più ricchi hanno gridato: noi siamo il 99%! Lo hanno capito quelle donne e quegli uomini d'Europa, che dalla Grecia all'Islanda, dalla Spagna a Cipro, scendono in piazza per rovesciare quelle politiche di austerità che stanno uccidendo ogni residuo di stato sociale e democrazia. Noi ci sentiamo, vogliamo, essere parte di tutto questo". Quanta zona di sovrapposizione esiste tra questa "dichiarazione congiunta" e la "lettera aperta alla sinistra" spedita dalla direzione Prc?

Per ora la distanza sembra notevole quando si legge sul documento che "Noi non facciamo nessun generico appello all'unità». Il semplice confronto dei testi, però, non spiega interamente la distanza. A fare la differenza sarà la selezione delle interlocuzioni e, come sempre, la relazione col centrosinistra. Per ora sembra di essere di fronte a due percorsi paralleli. Le ragioni di questo parallelismo saranno parte del dibattito che verrà costruendosi nei mesi a venire.

La lettera del Prc chiede di discutere senza pretendere scioglimenti e abiure: «Non si può costruire l'unità a partire da accordi di vertice fra organizzazioni ed aggregazioni che nel corso del tempo si sono divise, senza percorsi reali di condivisione democratica e partecipata di contenuti e priorità. Non si può costruire l'unità solo sulla base delle scadenze elettorali e meno ancora con l'unico obiettivo di superare quorum e sbarramenti con liste improvvisate ed espressione di equilibri incomprensibili ai più. Non si può costruire l'unità sulla base di pregiudiziali ideologiche od organizzative tese a pretendere scioglimenti, abiure ed ulteriori divisioni nelle già troppe organizzazioni esistenti. Riteniamo sia necessario fare un salto di qualità che non ripeta gli errori del passato. Per questi motivi la Direzione del Prc ritiene - autocriticamente e conscia dei propri limiti e della propria non autosufficienza - di offrire ad una libera discussione, non predefinita negli esisti, alcune idee che ritiene utili per poter determinare il salto di qualità che tutte e tutti sentono necessario (... ) è indispensabile che il processo di costruzione di tale soggetto, non avvenga in modo verticista e pattizio ma attraverso il coinvolgimento democratico e partecipato di tutte le persone concordi con gli obiettivi unitari, sulla base del principio una testa un voto. Che il soggetto unitario abbia piena titolarità sulla rappresentanza elettorale. Che le forze organizzate, locali e nazionali, che scelgano di attivarsi per il processo unitario senza sciogliersi, si impegnino a non esercitare vincoli di mandato ed a garantire la libera scelta individuale nell'adesione al nuovo soggetto politico da parte dei propri iscritti e iscritte».

Da parte sua la dichiarazione congiunta recita così: «Noi ci uniamo per la rottura con questa Europa e con questo capitalismo, per costruire una nuova storia comune. È necessario che anche in Italia tornino in campo il pensiero critico, i progetti, le pratiche di un movimento politico anticapitalista di massa. Oggi questo in Italia non c'è e noi proponiamo di ricostruire partendo dal conflitto sociale. Non ci nascondiamo le macerie che abbiamo intorno. Sinora tutti i tentativi di far emergere un progetto politico anticapitalista unitario dalle lotte sociali, ambientaliste, per i diritti civili, per la libertà delle donne sono falliti. Questi fallimenti hanno precise responsabilità politiche... Occorre rompere con ogni subalternità al centrosinistra e con ogni opportunismo elettoralistico, ma anche con quei settarismi e quella frantumazione che hanno portato la sinistra comunista e anticapitalista italiana ad essere la più piccola e ininfluente d'Europa. Ci sono tante esperienze di sinistra alternativa che crescono in Europa. Esse ci dicono che la strada che vogliamo percorrere è praticabile, purché si abbia il coraggio di ripartire su nuove basi.

Proponiamo di costruire un movimento politico anticapitalista e libertario di donne e uomini che vogliono lottare, sulla base di un programma di alternativa economica, politica e culturale, con adesioni individuali e pratiche di democrazia realmente partecipativa, con un sistema di relazioni plurali ed aperte... Siamo in differenti esperienze e in diverse organizzazioni politiche e sociali, ma riteniamo urgente l'avvio di un percorso comune, che vogliamo aperto, senza esclusioni basate su piccole discriminanti o pregiudiziali».

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