venerdì 19 aprile 2013

La pentola di Bersani non ha il coperchio di Dino Greco, Liberazione.it



Gli strateghi del Nazareno non ne indovinano una. L'asso nella manica di Bersani si è dimostrato un cavallo zoppo. Lo poteva prevedere, lo stato maggiore democratico, vista la dimensione dei dissensi esplosi fragorosamente nell'assemblea di ieri sera? Sì, lo poteva prevedere, ma il Pd è ormai una centrifuga, nella quale convivono sempre più a fatica e confliggono fra loro posizioni sempre meno conciliabili.  
La svolta, in incubazione da tempo e a cui ha lavorato con luciferina determinazione Giorgio Napolitano, ha riguardato la scelta del “campo di gioco” entro il quale muovere la ricerca, non soltanto del nuovo Presidente della Repubblica, ma anche quella, al dunque determinante, della coalizione di governo. Tutte le chiacchiere sulla necessità di una soluzione condivisa dall’intero arco parlamentare si sono dissolte come neve al sole: la consistenza parlamentare ed il consenso elettorale del M5S è pari a quella del Pdl. Si trattava dunque di scegliere da che parte stare e il Pd, sciaguratamente, lo ha fatto, tagliandosi i ponti dietro le spalle e accettando l’abbraccio mortale con Berlusconi, sino a ieri considerato da Bersani una strada impraticabile. 
La politica, per nostra fortuna, non è sempre riducibile ai giochi di potere. E anche questa volta i fabbricatori di pentole hanno dimostrato di non avere in mano i corrispondenti coperchi. Il fatto è che la candidatura di Stefano Rodotà è una spina che il Pd faticherà a togliersi di dosso: forte, giusta e autorevole di per sè, squaderna uno scenario possibile che potrebbe mettere in off-side, in un sol colpo, i Berlusconi, i Monti, i Casini e l'intero continente del Centrodestra. E rende impietoso il confronto fra i candidati che si fronteggiano e gli schieramenti che li sostengono. Difficile ora, per Bersani, tornare sull’altra sponda del fiume. Certo è che, a fine corsa, il Pd non sarà più quello di prima. La parte mancina del gruppo dirigente ma, ancor più sostanziosa, la base educata a dosi massicce di antiberlusconismo non digerirà l’inciucio. Ed è bene che non lo faccia.

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