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Si moltiplicano le analisi sull'inettitudine strutturale del Partito Democratico. Aldo Giannuli
ci ricorda che il PD «non ha una cultura politica, ha un gruppo
dirigente da operetta, è un aborto politico e, soprattutto, non ha
alcuna ragione di esistere che non sia una federazione di emirati contro
il Califfo Berlusconi». Un partito diviso come lo era la DC, che tuttavia, ricorda Giannuli, «era un partito vivo (brutto, ma vivo),
con una sua cultura politica, un vero gruppo dirigente e, soprattutto,
una sua ragion d’essere che non era solo l’occupazione del potere».
Tutto
vero. Eppure, non sembra bastare a spiegare l’accaduto. Anche alla
stupidità c’è un limite. Anche gli stupidi sanno che ad andare contro
un muro ci si fa male e che forse è meglio scegliere un’altra strada.
C’è qualcosa di più, della stupidità, dunque, nella catastrofe piddina, e
questo qualcosa ha un volto molto preoccupante.
Il Quirinale è un campo di battaglia cruciale. È stato proprio l’uomo del Quirinale a torcerci il braccio per caricare sulle nostre spalle un orribile governo di tecnocrati neoliberisti e pasticcioni. È stato il Quirinale ad avere il potere di sottrarci la già poca sovranità per consegnarla a mani forestiere. Quelle mani non intendono rinunciare, vogliono essere loro a segnare la via della Terza Repubblica.
Useranno tutti i mezzi, ancora una volta, per influire, comandare,
emarginare poteri e contropoteri. Impiegheranno mezzi soverchianti sul
piano militare e finanziario. Il sistema della Seconda Repubblica ha
funzionato come una specie di forza cuscinetto che sfruttava margini di
intermediazione per far accettare al popolo, senza troppe fratture,
dosi sempre più massicce di questo costoso strapotere militare e
finanziario: l’Europa che da sogno si convertiva in incubo, la NATO che
scatenava guerre sempre nuove.
All’interno
del sistema c’erano traiettorie di potere diverse che entravano anche
in collisione fra di loro, dando l’illusione di una dialettica, ma
c’erano ancora modi per fare i compromessi, anche i più inconfessabili.
Finché reggeva.
Ma oggi c’è una crisi sistemica che fa saltare tutti gli apparati costruiti per l’intermediazione, in primis i partiti di sinistra-vaselina.
I loro funzionari non possono più fingere di avere a che fare con i
vecchi insediamenti sociali popolari che hanno ereditato fregando gli
elettori (frastornati da un sistema della comunicazione interamente
concepito per illuderli). Gran parte dei politici odierni si rivelano
per quello che sono: dei maggiordomi che hanno solo
l’autonomia per scannarsi e tradirsi, ma non per scegliere un Capo dello
Stato né una politica economica. Oggi il Capo dello Stato deve essere
solo il palo di una politica economica di pura rapina, sempre più
sfrenata, sempre più greca, portoghese, cipriota, e ora italiana.
Quindi torniamo al punto: perché non scelgono Rodotà, anche quando ciò “aprirebbe praterie” a un governo, come dice Grillo (la grande incognita che ha scardinato il sistema)?
Il fatto è che Rodotà non darebbe copertura all’ultima grande rapina,
quella che si prospetta. Non vogliono al vertice un giurista che abbia
da dire sul Fiscal Compact e gli altri trattati illegali. Vogliono un
maggiordomo che ci freghi ancora una volta. Solo che stavolta il gioco
si fa troppo scoperto. Gli alibi sono esauriti. Non c’è più
legittimazione sufficiente per i vecchi partiti-vaselina né per i loro
stupidissimi politici. Si passerà alla spoliazione, alla Shock Economy, in un contesto finanziario mondiale sull’orlo del baratro. La vaselina è finita, andate in pace. Anzi, in guerra.
Milioni
di elettori oggi hanno capito quanto è stato stupido e cinico da parte
di una classe politica corrotta e scriteriata addossare solo ai
grillini l’irresponsabilità per lo stallo politico. Abbiamo visto chi
sono i veri irresponsabili. In molti capiamo quanto sia importante per
la nostra Repubblica, con questi chiari di luna, avere in capo Stefano Rodotà.
E più avanti, milioni di persone non dovranno sentirsi orfane delle
vecchie appartenze politiche. Bisogna ricostruire subito una politica
che apra gli occhi e le menti, a tutti.
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