martedì 16 aprile 2013

Oro, dopo il crollo non resta che provare a mangiarlo

Torna la follia speculativa, crolla il prezzo dell'oro

Meno 14% in due sole sedute. Gli speculatori si gettano sul flusso di liquidità cartacea emesso dalle banche centrali di Usa e Giappone. E' la casinò-economy...
La follia di un sistema in agonia si vede da molti segni. Uno dei più indicativi è l'andamento del prezzo dell'oro.. Da quando esiste una società umana mercantile (diciamo 4-5.000 anni almeno), l'oro è stato – tra le tante cose - “bene rifugio”. Ovvero quella materia che, qualsiasi cosa accada, rappresenta una forma certa del “valore”.
Le monete vanno e vengono (sono un mezzo di scambio, dal valore volatile quanto la fiducia nella solidità di chi la stampa), gli immobili richiedono manutenzione e corrono rischi seri ad ogni crisi che possa sfociare in rivolte o in guerra. L'oro resta la misura di tutte le cose, punto di arrivo e di eventuale ripartenza, se si è riusciti a tenerne una certa quantità nascosta allocchio avido del vicino.
Anche l'oro ha un prezzo che oscilla, ma – per semplificare – il suo valore resta fermo mentre quelle delle valute che cercano di misurarlo, di “prezzarlo”, salgono o scendono in misura inversa.

In questi giorni il prezzo dell'oro è crollato, in qualsiasi moneta si voglia misurarlo.
Al mercato dei futures di Chicago, il Comex (dove si scambiano tutte le materie prime quotate), il prezzo del metallo prezioso é sceso ieri del 9,3% in un solo giorno , a 1361 dollari. È la peggiore flessione quotidiana dal febbraio 1983. In termini assoluti, il prezzo è sceso di ben 140 dollari rispetto alla chiusura di venerdì, quando aveva già perso 60 dollari, circa il 4%. Era arrivato a 1.921, il 6 settembre 2011.
Cosa sta succedendo?
Le banche centrali, in molti casi per “salvare le banche” (vedi Cipro, ma non solo), stanno annunciando vendite straordinarie – o cessioni obbligate - delle riserve contenute nei loro forzieri. Classicamente, se ci si attende un aumento dell'offerta – con vendite importanti, anzi “eccezionali” per dimensioni e finestra temporale, il prezzo deve calare. È un modo anche per gli speculatori di crearsi un “margine” futuro: abbassare il prezzo per poter spendere meno al momento dell'asta, nella speranza – o nella certezza – che il prezzo poi torni a salire.

L'altra ragione sta nella decisione della Banca del Giappone di emettere quantità eccezionali di liquidità nel sistema finanziario in modo da far svalutare lo yen e recuperare un margine di competitività per la propduzione industriale nipponica. Lo stesso fa tempo anche la Federal Reserve statunitense, e così il mondo della finanza naviga in un oceano di “carta” in cui – conoscendo le rotte e prevedendo con qualche precisione le mosse altrui – si ossono fare guadagni favolosi anche in tempi di crisi.

Naturalmente, per fare soldi ci vogliono soldi. Quindi si lascia un mercato da qualche tempo declinante – come quello dei metalli preziosi – e ci si butta nell'oceano per fare razzia. Del resto il segnale del via all'abbandono del metallo giallo l'ha dato Goldman Sachs, che nei giorni scorsi – dopo aver realizzato nel settore il più lungo “rally positivo” degli ultimi 90 anni – ha diramato un “consiglio ai clienti” di buttarsi da un'altra parte. Secondo la prima banca d'affari del mondo – per cui hanno lavorato anche Mario Monti e Mario Draghi - l'oro è “direzionato verso quota 1.270 dollari entro il 2014”. Tra le altre cause, un possibile apprezzamento del dollaro (unità di misura principe, tra le monete), se la Fed dovesse smettere di “pompare liquidità” nel sistema finanziario, perlomeno ai ritmi attuali (85 miliardi al mese).

In conclusione, almeno per oggi, proprio nel momento in cui l'economia globale si sta nuovamente fermando – il rallentamento cinese è un segno importante, mentre Usa e Europa non hanno mai ripreso davvero a “crescere” - riparte un'ondata di speculazione finanziaria sostanzialmente orientata dalle mosse delle grandi banche centrali. Per estremo ma apparente paradosso, quote di capitale speculativo si staccano dalla “sicurezza” data dall'oro per alimentare un gorgo nel quale il mondo fisico (l'economia planetaria) rischia di essere risucchiata.
Fossimo in voi, se non avete necessità impellenti, ci terremmo la fede nuziale e la catenina ben strette. Questi sono matti davvero...


Oro, dopo il crollo non resta che provare a mangiarlo

di Mauro Meggiolaro, Il Fatto Quotidiano

Sono contento che oggi sia crollato l’oro. Il tonfo è stato dell’8%, con un ritorno ai prezzi del febbraio 2011, intorno ai 1.360 dollari l’oncia. E pensare che solo due settimane fa Graham Tuckwell, presidente di Etf Securities, il primo a lanciare un Etf su oro fisico dieci anni fa, aveva detto che l’oro segnerà nuovi record storici, raggiungendo i 4.000 dollari l’oncia. Un futuro radioso. Peccato che siano stati proprio gli Etf a spalancare le porte agli investimenti nel metallo prezioso da parte di sciami impazziti di piccoli risparmiatori, attratti dal nuovo babbo natale con “prospettive di rendimento interessanti” e rischi elevati, ma scritti in piccolo, molto piccolo, sotto i termini e le condizioni di acquisto da flaggare velocemente, prima che scenda il prezzo. Prima che occasioni irripetibili, appunto, non si ripetano più. Con gli Etf è diventato possibile puntare sull’oro senza doversi prendere la briga di accumulare i lingotti. Tanto è oro di carta. Bastano poche decine di euro, un computer e una piattaforma di trading online. Si comprano derivati, certificati che ne replicano l’andamento e quando l’oro sale si guadagna e se scende si perde. Potrebbe essere qualsiasi altra cosa – e molto spesso lo è – zucchero, cacao, nichel, platino. Mica serve per fare anelli, collane, bracciali. Serve per fare una scommessa, una come tante, giorno e notte, a qualsiasi ora, perché c’è la crisi, i bot rendono poco, le borse ballano e tutto il resto è noia. E poi l’oro è l’oro. Puro, perfetto, duttile e malleabile. E che importa se poi non lo vedo, non lo tocco, non ne sento il peso. E’ un ideale, una religione.
Da mesi il prezzo dell’oro era salito sulle montagne russe. E il tassista diceva che non vendeva e l’idraulico che teneva duro. “Vendo a 1.600”, sussurrava il panettiere tra un filoncino e una torta alle pere. E intanto l’esperto di turno rassicurava tutti: “è solo una battuta d’arresto temporanea. La corsa non è finita”.
Poi è bastato che la Cina rallentasse un po’ la corsa, che Cipro dicesse che vuole vendere un po’ di riserve, che si rafforzasse un po’ il dollaro e che Goldman Sachs ammettesse che, in effetti, il metallo prezioso non va più come una volta e che il futuro è grigio e popolato di orsi. Ed è venuto giù tutto. La bolla è scoppiata. Per il tassista, l’idraulico, il panettiere, il pensionato, il problema si è risolto da solo. Anche per il finanziere George Soros, che ha venduto tutto, prima del crollo. Giusto in tempo.
Gli altri raccolgono i cocci e, nel frattempo, come suggerisce su twitter l’economista Nouriel Roubini, l’oro possono provare a mangiarlo. Eat your gold. E chissà che la prossima volta non imparino la lezione.
 

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