sabato 21 marzo 2015

Il Jobs Act è un successo?


Il Jobs Act è un successo?
Primi consuntivi parziali della legge cosi detta Jobs Act. Naturalmente tutti i mass media gridano al miracolo, contro i gufi, esaltando i primi risultati positivi dichiarati dalla nuova INPS a guida Boeri. Il quale però annuncia pure, che dopo l’annuncio seguiranno anche dei dati più puntuali e analitici.
Intanto arrivano i dati della CGIA di Mestre che non fa che confermare i timori dei molti scettici a questa “strategia degli incentivi governativi”
Tutti a strombazzare, a tirare un sospiro di sollievo. L'opera del governo incomincia a dare i primi risultati positivi. 
Persino Lupi lo ha dichiarato in un passaggio nella sua squallida dichiarazione di dimissioni in Parlamento. 
“Un milioni di posti di lavori stabilizzati “ si legge sui mass media. Poi uno va a vedere in concreto e si accorge che sono in realtà di lavoratori già assunti come precari , quindi nessun posto di lavoro in più, e che hanno solo cambiato tipologia di precarizzazione.
Beh! Verrebbe da dire almeno questi lavoratori sono passati da precari a stabilizzati! Niente di più falso.
Per capire la tendenza in atto, come d’altro canto era facile da prevedere, occorre sapere che chi assume con contratto a “tutele crescenti” ottiene per tre anni la decontribuzione totale (cioè non paga contributi ai lavoratori ) , e in più ottiene un “premio” di 8000 euro all’anno per un totale di 24 mila euro nei tre anni. Poi può sempre licenziare e magari riassumere per ricominciare il giro di valzer. E’ tutto a carico dei contribuenti. 
Si , qualcuno potrebbe obbiettare, ma il licenziamento deve essere motivato.
Beh! E che ci vuole a dimostrare che sto licenziando per motivi economici, o per motivi disciplinari o per qualsiasi altra fittizia motivazione. E anche nel caso sfortunato che il lavoratore facesse ricorso e al giudice, (l’ha proprio detto male all'imprenditore) si dimostrasse che il licenziamento è illecito (si perché è a carico del lavoratore dimostrare che il bilancio è stato truccato!), l’imprenditore rischierebbe solo di pagare fino ad un massimo di  6 mensilità (per aziende con meno di 15 dipendenti.
Si è calcolato che nel caso in cui il datore di lavoro assumesse un lavoratore nel 2015 e lo licenziasse a fine anno il saldo risulterebbe positivo di circa 4.390 euro medi. Licenziandolo invece dopo 3 anni il saldo positivo salirebbe a 13.190 euro. Questo considerando uno stipendio medio di 22 mila euro lordi/anno (1.692 euro lordi/mese), con uno sgravio contributivo a favore dell’azienda di circa 6.390 euro. In generale gli ipotetici benefici per i datori di lavoro potrebbero variare dai 763 euro ai 5 mila euro se si licenzia entro il primo anno, mentre se si licenzia alla fine dei 3 anni i benefici variano dai 12 ai 15 mila euro.
Ora ditemi voi chi sarebbe quell'imprenditore che non approfittasse di un  simile regalo?
Cosa cambia rispetto alla situazione di crisi, crescita e soprattutto rispetto ai lavoratori?
Come è facile da constatare non un posto di lavoro in più, né un lavoratore precario stabilizzato, ne un disoccupato in più assunto seppur in maniera precaria. Ma solo incentivi a pioggia , in maniera lineare, senza incentivi per chi assume nuovi lavoratori, ne per chi investe in ricerca e sviluppo, insomma un regalo punto e basta.
Ma allora perché lo si è fatto?
Perché lo ha chiesto la Confindustria.
Se si legge i desiderata di Squinzi nell'audizione presso la Commissioni Congiunte Bilancio Senato della Repubblica e Camera dei Deputati, si ritrovano pari pari i punti poi tradotti dal Governo sia nella legge di Stabilità che nella traduzione nel Jobs Act.
E io pago!
Infatti ci sarebbe da chiedere, ma quanto ci costa questo regalo. Sempre la CGIA ha stimato che il costo nei tre anni sarebbe di  15 miliardi di euro. Al lordo degli effetti fiscali  - dice Bortolussi segretario Cgia - la decontribuzione totale Inps in capo alle imprese dovrebbe costare alle casse dello Stato 1,86 miliardi di euro nel 2015, 4,88 nel 2016 e oltre 5 nel 2017. L'operazione, ovviamente, avrà una coda anche nel 2018, per 2,9 miliardi. Complessivamente, il costo per i nostri conti pubblici dovrebbe essere di 15 mld di euro".
E si badi che sono soldi prelevati dall’INPS (la parte riguardanti la decontribuzione). Quando poi Boeri urlerà che le pensioni sono troppo alte e che l’INPS è in deficit ricordiamoci degli effetti del  Jobs Act e non facciamo finta di scordarci come abbiamo fatto per tutti gli altri provvedimenti a carico dei contributi dei lavoratori come per l’INPDAP, ad esempio.
 
da http://vecchia-talpa.blogspot.it

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua