martedì 31 marzo 2015

Renzi vuole mettere mano pure alla riforma del Terzo settore, che lancia l'allarme: "Troppo potere ai privati"



La legge-delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale nei prossimi giorni sbarcherà in aula per ottenere il primo via libera. Il Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità d’ccoglienza) ha lanciato l’allarme. Nel corso di una conferenza stampa convocata per questa mattina alla Camera dei deputati, il Cnca ha messo in evidenza i rischi di attribuire un ruolo maggiormente definita all'impresa privata. Da tempo alcune lobbies economiche stanno spingendo perché pezzi di welfare vengano messi a frutto sul versante del profitto. E questa spinta va di pari passo, ormai in larga parte del continente europeo, con politiche di destrutturazione dei sistemi di tutela e cura delle persone. Risultato, nel testo presentato dal Governo c’è un chiaro rafforzamento della figura giuridica dell’impresa sociale. E questo in un contesto in cui “l’accentramento delle risorse, la tendenza al monopolio, l’abbattimento dei costi, la massimizzazione dei profitti, la colonizzazione e il trasferimento dell’intervento in altre aree territoriali, oltre i territori naturali di prossimità” avanzano quasi senza difese.
Il rafforzamento della figura giuridica dell’impresa sociale appare a molti come un superamento dell’esperienza della cooperazione a vantaggio di un soggetto che risponda sul piano giuridico alle necessità di investitore privato. Alcuni recenti episodi, vedi innanzitutto “Mafia-capitale”, denuncia il Cnca, "ci spingono a contrastare ancor più puntualmente le logiche mercantili degli appalti al massimo ribasso e i processi di accentramento dei servizi in pochi soggetti di grandi dimensioni. Ci preoccupa il rischio ‎della possibile entrata nel settore di organizzazioni in cui non sussiste una vera democrazia partecipativa, nodo centrale di una maniera differente di attivare processi di liberazione".
Pur valutando positivamente il passaggio sul 5 per mille, l’idea di un servizio civile universale, il rafforzamento del ruolo del terzo settore nella gestione dei beni confiscati, contenuti nel provvedimento il Coordinamento rivendica con forza il ruolo del sociale come spazio di incontro dei diritti e dei servizi: “Non abbiamo bisogno di un nuovo spazio low del profitto costruito attorno all’impresa sociale, ma di uno spazio sempre più ampio dove i diritti di cittadinanza e del lavoro incontrino soggetti di economia sociale che se ne facciano promotori e sostenitori”.

Imsomma, il sociale non è un nuovo mercato per l’appetito di qualcuno, le persone non sono nuovi potenziali clienti di un sistema privatistico di erogazione di servizi sociali ma cittadini protagonisti della qualità del vivere costruita collettivamente anche in tempi inediti e difficili. Hanno partecipato alla conferenza stampa il presidente del Cnca Armando Zappolini, Carlo De Angelis Consigliere nazionale Cnca con delega al welfare, Simona Panzino del Roma Social Pride, Giovanni Moro di Fondaca, Giulio Marcon di Sinistra ecologia e libertà e Paolo Beni del Partito Democratico. “Il rischio che ravvediamo in questo tipo di operazione è quello di vedere trascinato il sociale nelle logiche del mercato con una conseguente ricaduta su chi usufruisce dei servizi e per chi lavora in questo settore.”

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