domenica 15 marzo 2015

Aggirare per cambiare di Alfio Mastropaolo, Il Manifesto

Landini, al via coalizione sociale: “Pd dice che urlo? Cancellare i diritti è peggio”
A Roma il primo incontro del progetto del leader Fiom per contrastare Renzi. Presenti Emergency, Arci, Articolo 21, Libertà e giustizia: "Obiettivo? Rilanciare l'idea che la politica non è proprietà privata
Ben­ve­nuta la mossa di Lan­dini. A lungo attesa, ha il pre­gio di essere spiaz­zante. Due temi finora hanno pro­vato a incon­trarsi, ma senza suc­cesso. Quello del par­tito, di un’organizzazione poli­tica elet­to­ral­mente cre­di­bile da opporre alla deriva mode­rata del Pd, e quello delle poli­ti­che: c’è modo di affron­tare la cosid­detta crisi senza sca­ri­carne i costi sui ceti deboli, che sono ormai una parte lar­ga­mente mag­gio­ri­ta­ria della popo­la­zione, giac­ché inclu­dono anche una fetta dei ceti medi, che si erano finora rite­nuti protetti?

È pro­prio quest’ultima novità che rivela la natura della crisi. Che non è affatto crisi. È un mostruoso pro­cesso redi­stri­bu­tivo su scala glo­bale dal basso verso l’altro, che vuol rove­sciare la sto­ria del Nove­cento, a bene­fi­cio di una mino­ranza ristret­ti­sima, di impren­di­tori, mana­ger, spe­cu­la­tori, finan­zieri, col con­torno di divi dello spet­ta­colo e dello sport. Ecco la novità di cui pren­dere coscienza e che potrebbe costi­tuire una risorsa poli­tica essenziale.
Giorni fa D’Alema dava per perso il refe­ren­dum con­fer­ma­tivo delle con­tro­ri­forme costi­tu­zio­nali. Per tanti versi ha ragione. Quello screan­zato che tra un ulti­ma­tum e l’altro ha preso in ostag­gio il Pd e i suoi par­la­men­tari, insieme a una parte dell’opposizione di destra, sca­te­nerà una tem­pe­sta media­tica. Che non sarebbe però irre­si­sti­bile ove si riu­scisse a mostrare al paese che, una volta appro­vate quelle riforme, non solo i ceti popo­lari e il mondo del lavoro saranno defi­ni­ti­va­mente alla mercé dell’esecutivo e delle sue poli­ti­che, ma che lo stesso acca­drà a una parte dei ceti medi tra­di­zio­nal­mente meno sen­si­bili alla que­stione democratica.
Che s’introduca una tassa che col­pi­sca i patri­moni è piut­to­sto ovvio. Ma l’entità e il dire­zio­na­mento di tale tassa è da vedere. Che si dia una sfor­bi­ciata alla pen­sioni più ele­vate è ragio­ne­vole. Dove si col­lo­chi la soglia oltre cui inter­ve­nire non è detto. Lo deci­derà un governo senza con­trad­dit­to­rio, come quello che si pro­spetta a riforme appro­vate: un governo asser­vito alla ristret­tis­sima mino­ranza di cui sopra. Ai ceti medi vanno mostrati i rischi che cor­rono: non di pagare il giu­sto, ma anche assai di più. Non dimen­ti­chiamo che lo stato sociale nac­que da una larga alleanza tra ceti popo­lari e ceti medi. Chi può pro­muo­verla? Un nuovo par­tito di sinistra?
La mossa di Lan­dini ha il pre­gio di aggi­rare la que­stione. Non che i par­titi non ser­vano, ma in que­sto momento sono diven­tati così impo­po­lari che fare un nuovo par­tito non por­te­rebbe a nulla. Lo pro­vano gli insuc­cessi dei ten­ta­tivi com­piuti finora di costi­tuire un nuovo par­tito a sini­stra, o magari una coa­li­zione elet­to­rale, che comun­que somi­glia a un par­tito. I par­titi sono vit­tima di una duplice ingiu­sta aggres­sione, in atto da decenni. Sono vit­time di un’aggressione da destra, con­ser­va­trice e ple­bi­sci­ta­ria, che imputa ai par­titi i loro ben noti difetti, ma che ha in odio sopra ogni cosa il loro radi­ca­mento nella popo­la­zione. Anche un par­tito con­ser­va­tore non può con­ce­dersi il lusso di inter­lo­quire solo coi ceti supe­riori. Se vuole pren­dere tanti voti, deve offrire qual­cosa anche al resto della società. Può offrire forme avve­le­nate di raz­zi­smo e popu­li­smo, come fanno la signora Le Pen e Sal­vini, ma deve offrire anche un po’ di pro­te­zione. I ceti ristret­tis­simi non sop­por­tano nean­che que­sto. Sognano la demo­cra­zia del ple­bi­scito e del lea­der che governa a loro van­tag­gio senza rispon­dere a nessuno.
La seconda aggres­sione i par­titi l’hanno subita da sini­stra. Che quella dei par­titi non sia una sto­ria né di mora­lità, né di demo­cra­zia interna lo sap­piamo. Ben­ché non tanto come si rac­conta. E non sem­pre. Vi sono casi in cui i par­titi hanno incluso migliaia di mili­tanti, iscritti, sim­pa­tiz­zanti e li hanno fatti sen­tire a casa loro. Igno­rarli e far di tutt’erba un fascio è errore grave. Comun­que, l’effetto demo­cra­tico dei par­titi va cer­cato da un’altra parte. I par­titi, con l’aiuto dei sin­da­cati, hanno tra­sfor­mato masse disperse e informi di ope­rai, con­ta­dini, impie­gati, uomini e donne in sog­getti poli­tici rispet­tati e temuti. Senza i par­titi socia­li­sti, il mondo del lavoro non sarebbe esi­stito poli­ti­ca­mente. È il caso di pren­derne atto.
Va tut­ta­via preso atto anche del fatto che la cri­tica con­cen­trica ai par­titi è arri­vata a ber­sa­glio. Oggi pro­porre la costi­tu­zione di un nuovo par­tito ver­rebbe, almeno in Ita­lia, accolta con indif­fe­renza. Per quanto diversi tra loro, Pode­mos e Syriza sug­ge­ri­scono di muo­versi altri­menti. Ovvero di agire anzi­tutto sul fronte delle poli­ti­che, o, meglio, sul senso comune. There is no alter­na­tive, diceva la signora That­cher e il ceto poli­tico, salvo frange mar­gi­nali, le è andato appresso: non c’è alter­na­tiva. L’alternativa invece c’è. Potrebbe essere in peg­gio: neo­li­be­ra­li­smo più fasci­smo media­tico. Ma può essere in meglio. Basta cre­derci, ragio­narci sopra e orga­niz­zarsi per met­tere in cir­colo l’idea che l’offensiva dei mer­cati che sta deva­stando la società non è irre­si­sti­bile. Magari atti­vando — secondo la lezione del movi­mento ope­raio d’una volta — forme soli­da­ri­sti­che e di aiuto reci­proco utili a resi­stere già adesso. Atten­zione: non è inim­ma­gi­na­bile un fasci­smo bru­tale come quello dello scorso secolo. Ma si può imma­gi­nare un fasci­smo sub­dolo e stri­sciante, così si può imma­gi­nare una som­mi­ni­stra­zione sub­dola, e non bru­tale come in Gre­cia, delle ricette delle Troika. Anzi: è quello che il signor Renzi sta facendo e vuol segui­tare a fare, senza nean­che i (mode­sti) intralci che al momento lo rallentano.
Landini, Ferrero: Nascita coalizione sociale è ottima notizia, che cento fiori sboccino!

Ferrero: Nascita coalizione sociale è ottima notizia, che cento fiori sboccino!

La nascita della coalizione sociale lanciata oggi da Maurizio Landini è un’ottima notizia: la costruzione di una alternativa alle politiche di austerità e al neoliberismo ha bisogno di forze, intelligenze, passioni e sono certo che la coalizione sociale lanciata da Landini porterà un grande contributo. Rifondazione Comunista è impegnata a fondo per la costruzione di una sinistra antiliberista unitaria in Italia e siamo certi che questi percorsi si intrecceranno positivamente rafforzandosi a vicenda. Da tempo sappiamo che i percorsi della trasformazione sociale si nutrono di una pluralità di protagonisti, di soggettività, di proposte: che cento fiori sboccino! Non a caso la segreteria di Rifondazione Comunista incontrerà mercoledi prossimo la segreteria della FIOM al fine di costruire la più ampia partecipazione possibile alla manifestazione del 28 marzo prossimo, che ci vedrà tutti in piazza.

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