sabato 7 marzo 2015

"Siamo all'anno zero della sinistra. Bisogna rompere completamente con il Pd". Intervista a Giorgio Cremaschi




Recentemente hai detto che la prossima manifestazione per far parlare della proteste sarai costretto a spaccare le vetrine. In effetti, in occasione del corteo di Milano di sabato scorso, c’è da dire che la stampa italiana si è distinta per servilismo...
Mi ha fatto proprio inviperire, altroché! Un trattamento di questo genere non lo ricordavo da anni. L’iniziativa è stata completamente cancellata. Ci sta che se ne parli poco, ma non che non se ne parli affatto, che si censuri. Mi fa venire in mente paesi autoritari per i quali poi ci si lamenta tanto perché cancellano i diritti più elementari. La manifestazione di Milano era contro il lavoro gratis all’Expo, un affare dentro il quale ci inzuppano tutti da Renzi a Pisapia passando per Maroni. Evidentemente la protesta organizzata da Usb e Forum diritti lavoro non rientrava in quello schema. Uno schema che contempla Salvini, Renzi, sinistra Pd e Cgil, con Landini e Sel anche. Eravamo contro l’accordo Cgil Cisl e Uil per far lavorare gratis i giovani all’Expo. E i risultati dal punto di vista mediatico sono stati quelli dell’oscuramento totale.
Anche Landini?
Beh, quello che è successo all’assemblea di Cervia dà da pensare. E’ stato fermato un ordine del giorno che chiedeva di esprimersi contro il lavoro gratuito all’Expo. E’ incredibile.
Ci troviamo in una fase in cui Renzi compiuto il lavoro sporco deve dimostrare che l’Italia può riprendersi. In realtà sappiamo tutti che continuerà la disoccupazione e i bassi salari. Però rimarrà il fascismo dipinto da democrazia dell’ex sindaco di Firenze…
Stanno usando la crisi per aumentare l’oppressione e la selezione sociale. E’ questa la sua grande funzione. Il Jobs act è la conclusione di un processo di trent’anni che porta alla distruzione delle dignità fondamentali. Nei luoghi di lavoro e nei rapporti di lavoro c’è il fascismo. La gente vive e deve vivere nella paura e nel terrore rinunciando alle sue libertà e dignità fondamentali. Mi ha colpito, pochi giorni fa su La7. Hanno fatto un servizio alla Fiat di Pomigliano. Si vedeva chiaramente che, al contrario di tempo fa quando gli operai si avvicinavano spontaneamente di fronte a una telelecamera, ora la risposta era la fuga, il travisamento. Risultato, quelli della troupe non sono riusciti ad intervistarli. Le tute blu vevano paura anche di farsi inquadrare dalle telecamere. Non eravamo a Nola, nei campi di pomodori, o a Prato davanti a una fabbrica cinese. In questa azienda c’è un clima di fascismo e mafia che impedisce ai lavoratori di parlare. Senza dire dei giovani precari e di chi è costretto a lavorare gratis. Tutte queste cose qui sono state costruite un po’ alla volta con la cultura del Jobs act e poi costituzionalizzate. Siamo all’anno zero del lavoro. E una eventuale ripresa finirà per stabilizzare questa situazione.
Se invece di farlo a Milano il corteo lo facevate a Roma Salvini veniva battuto quattro a zero…
L’abbiamo battuto lo stesso. A Roma tre volte quelli di Salvini, a Milano più o meno uguale e quindi li abbiamo batti quattro a zero. Chi tace è complice. Chi nel sindacato tace o lo trasforma in un problema di relazioni industriali è complice. Considero un errore il ritiro dello sciopero dello straordinario a Melfi. Negli anni ’50 la Fiiom in Fiat ha proclamato una marea di scioperi che facevano solo i militanti. Ma sono scioperi che sono serviti. Perché segnalavano che c’era un sindacato che non rinunciava a battersi. La forza della Fiom è stata finora quella di non aver mai piegato la testa.
Si ma oggi c’è un sindacato che non si capisce più. La Cgil fa la guerra a parole, la Fiom apre due fronti uno con il Governo e uno in Cgil…
Molta immagine e poca sostanza. Sono stato abituato nella mia storia sindacale che alle dichiarazioni corrispondono delle azioni. La Cgil ha smesso. Ha fatto lo sciopero generale e poi ha detto che la lotta non c’è più. E’ riprecipitata in un'abulia terribile. Avrei preferito essere stato smetito. Da tempo sostengo che quella dell’autunno era una fiammata di mobilitazione a cui non bisognava credere. Era una parentesi senza un progetto o una linea sindacale. La Cgil in questi 25-30 anni ha avuto due gambe: accordo con Confindustria e collateralismo con Pd. Oggi vengono meno tutte e due le cose. Semplicemente non sanno cosa fare. Bisgonerebbe avere una idea di ricostruzione generale del conflitto che i gruppi della Cgil non hanno intenzione di fare.
E per quanto rigaurda la Fiom che in questi anni ha svolto un ruolo enorme e importante il sindacato che non si arrende, ma a me pare che si sia sostanzialmente fermata. Dicono che tutto questo lavoro va investito in qualcosa, ma ci sono comportamenti troppo contraddittori. Nei sindacati contano i comportamenti concreti. Ha fatto la battaglia contro la Fiat ma fa la vetenza per il contratto nazionale insieme a quelli che stanno con Marchionne. Temo che il gruppo dirigenee della Fiom stia cadendo in quella condizione tipica, ma non è colpa loro, che ha messo in crisi tante esperienze positive nella sinistra e nel sindacato italiano, l’incoerenza. Landini esprime sentimenti popolari profondi e poi in concreto nei comportamenti quotidiani questo non c’è. Siamo passati dal fatto che quando è uscito il Jobs act il segretario della Fiom ha parlato di occupare le fabbriche e oggi vedo che fanno il contratto con Fim e Uilm. La Fiom nel 2001 non aveva fatto questa scelta. Al di là delle polemiche vedo una gran confusione.
Il QE peggiorerà o migliorerà le cose?
Il QE è una operazione di pura continuità. Non è vero che è una rottura con le politiche liberiste. Non è un caso che alla Grecia non sia concesso. La Grecia deve prima morire. Non bisogna dimenticare che ha vincoli precisi come la distruzione dei diritti del lavoro. Se l’Italia non faceva il Jobs act non lo prendeva. Vogliono ricostruire un mercato speculativo. Si continua a vendere il paese a pezzi. Dall’altro, c’è la distruzione totale dei diritti del lavoro. Se fai queste cose ti prestano i soldi. C’è un totale rapporto tra la dispersione sociale e la ripresa della speculazione. Da questo punto di vista non c’è nessuna differenza tra Draghi, Marchionne e Merkel. Chiunque pensi a delle alternative o a degli spazi progressisti o è disinformato o è complice.
Ci sarà disoccupazione e inflazione. Non è un bello scenario...
Hanno distrutto i contratti nazionali e ora fanno risalire l’inflazione. E’ lo scopo fondamtenale delle politiche liberiste. Sconcertante il dibattito sul contratto decentrato. Mi viene in mente il film degli anni sessanta “Cani perduti senza collare”. Non c’è concertazione, sono le aziende a fare le piattaforme. E chiederanno tutto e di più. Piattaforme selvagge. Tutto legato alla tentazione di ripristinare un sistema concertativo che non c’è più. Se uno vuole discutere di sindacato deve discutere come riprendere le lotte e non di relazioni sindacali.
Ross@ ha partecipato alla manifestazione di sostegno della Grecia, nell’ottica di una sinistra unitaria…
Ross@ la prossima settimana fa un convegno sull’Europa. Non si ricostruisce la sinistra senza avere una posizione su, io penso contro, l’Europa. Gli spazi politici occupati da Renzi sono enormi. Non c’è nessuno spazio per poltiche riformiste tradizionali anche con le migliori intenzioni. Su quello che è avvenuto tra Grecia ed Europa in cui la Grecia è stata abbandonata, spero che Tsipas pensi a un piano B. Se pensano di convincere la Merkel del no all’austerità vanno al disastro. La sinistra italiana deve partire da zero, ovvero dalle lotte e dai grandi temi. Siamo credo all’anno zero della sinistra. Non vedo niente in grado di presentare una vera prospettiva. Anche le liste Tsipras credo siano più un bisogono del ceto politico rimasto della sinstra radicale che un vero progetto politico. Temo che non sia così semplice, nelle regionali ci sarà caos perché non ci sarà una presenza massiccia e unitaria. Il nodo della sinistra è lo stesso del sindacato e della Fiom: non basta dire che non sei d’accordo con Renzi. Devi rompere con il Pd. E devi rompere dal Parlamento al Consiglio di quartiere. Non può essere un po’ sì e un po’ no. Syriza e Podemos presentano una rottura radicale con le esprienze precedenti.
Eppure l’occasione ci sarebbe, visto che sia il “grillismo” che il “salvinismo” non sembrano avere tutto questo filo da tessere…
L’occasione ci serebbe, è vero. A differenza di un paio di anni fa. Per sfruttarla bisogna rompere con tutte le pratiche di questi anni e rompere con il partito democratico.

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