Con la sottoscrizione di questo appello-manifesto da parte dei propri aderenti, l’Assemblea regionale dell’Altra Europa – Umbria, riunita oggi a Perugia, ha formalmente approvato la proposta del Coordinamento di partecipare con una propria lista alle elezioni regionali 2015.
UMBRIA. IL MOMENTO È ADESSO.
L'Altra Europa – Umbria nasce da un processo partecipativo iniziato più di un anno fa dall'esigenza di costruire una nuova soggettività politica contro l'austerity. Con il motto “prima le persone” abbiamo affrontato le elezioni europee con un risultato straordinario per nulla scontato.
Il nostro cammino non si è fermato ma è proseguito: il coinvolgimento attivo di cittadini e cittadine, la nascita dei comitati territoriali, eventi, manifestazioni e assemblee locali, oggi tracciano le linee guida di un processo partecipativo che guarda alla costruzione a livello nazionale di una nuova soggettività della sinistra italiana, antiliberista ed egualitaria.
Convinti che si possa immaginare un'Umbria diversa a partire da politiche economiche, sociali e ambientali alternative a quelle finora portate avanti dalla giunta Marini, e distanti da quelle prospettate dalla destra di Ricci, abbiamo aperto tavoli di discussione sulle principali tematiche per noi prioritarie verso un cambiamento radicale dell'Umbria.
Lavoro, democrazia, ambiente, sanità, patrimonio, immigrazione e istruzione sono alcuni temi analizzati per trovare insieme proposte innovative per un nuovo modello economico e sociale umbro.
La crisi economica che investe il paese ha raggiunto nella nostra regione dati sconfortanti che certificano che l'attuale classe politica al governo dell'Umbria, sempre più ispirata ad una gestione consociativa della cosa pubblica, non è in grado di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Gli indicatori economici lo dimostrano in modo inequivocabile: aumentano la povertà, la disoccupazione, soprattutto giovanile, le ore di cassa integrazione; diminuiscono i redditi più che nel resto dell’Italia centro – settentrionale; calano i tassi di produttività, inferiori di molti punti rispetto alla media nazionale. Le possibilità di ripresa sono ancora più lente e improbabili di quelle nazionali, mentre le capacità di reazione delle istituzioni - segnate da una costante diminuzione di risorse – risultano tutte interne alle ideologie e alle politiche dominanti.
La Regione, insomma, è allo stremo. I mito dell’isola felice non esiste più. Le responsabilità dell'attuale amministrazione regionale, inadeguata e subalterna alle politiche nazionali del Governo Renzi, sono dunque oggettive. In Umbria le politiche di austerità hanno trovato terreno fertile per un colpevole disimpegno delle classi di governo: una Regione che continua a non giocare alcun ruolo rispetto ai tagli centrali ma che, anzi, è in piena continuità con le politiche di austerità, neo-accentratrici e autoritarie di Renzi.
E’ questo che motiva la scelta elettorale autonoma, fuori dalla coalizione di centro sinistra, dell’Altra Umbria. Una scelta che si pone come riferimento l'esperienza delle sinistre d'alternativa europee, a partire da quella di Syriza. In questo senso, le nostre scelte programmatiche hanno due cardini fondamentali: contribuire a un superamento dell’attuale centro sinistra e aiutare dalle istituzioni la costruzione di forme di democrazia organizzata sia a livello economico, politico e sociale, come risposta alla dissoluzione dell’attuale liquefazione della società regionale.
È il momento di voltare pagina e costruire un polo antiliberista e solidale, alternativo alle politiche renziane, per una regione diversa. All'Umbria della recessione, della subalternità, della disoccupazione, della precarietà, all'Umbria della crisi c'è un'alternativa, la cui costruzione passa per un piano regionale del lavoro contro la disoccupazione e la precarietà, per l'apertura di una nuova stagione di intervento pubblico nell’economia, di salvaguardia dei beni comuni, nella valorizzazione delle eccellenze produttive, nell'integrazione sociale e nella multiculturalità, nella tutela dei beni architettonici e ambientali, nella difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio, per lo sviluppo di una nuova economia ecologicamente e socialmente orientata.
Vogliamo avanzare nella nostra regione un progetto politico ispirato a criteri di trasparenza, democraticità, progressività, sostenibilità, giustizia sociale, in netta discontinuità rispetto alla politica degli slogan ed alle logiche corporativistiche e accentratrici che la accompagnano e che sono lesive della credibilità, dell'adeguatezza, della democraticità dell'azione istituzionale.
Introduzione all'assemblea regionale dell'Altra Europa-Umbria
Siamo qui, oggi, per chiudere una fase del nostro percorso comune, iniziato con la prima assemblea aperta dell’Altra Europa-Umbria, nel novembre dello scorso anno.
La nostra presenza qui, oggi, è la misura delle aspettative di unità della sinistra e dei democratici in un soggetto politico che sappia fare da sponda a quella coalizione sociale messa in moto, negli ultimi mesi, dall’insensatezza e dalla pericolosità delle politiche renziane, improntate ai diktat della governance europea e della finanza internazionale.
Ci sono stati altri appelli all’unità, anche qui in Umbria.
Ma l’unità non è un valore in sé; dipende da cosa si unisce.
Neppure la governabilità, assunta come obiettivo irrinunciabile, è un valore in sé; è invece stata causa di sciagurate politiche e di svendita della democrazia. Bisogna vedere in nome di chi e con quali obiettivi si governa. Ma in nome della governabilità sono state scritte, a livello nazionale come a livello locale, le ultime leggi elettorali, incostituzionali e antidemocratiche. Dietro il concetto di governabilità si sono nascoste le scelte di riproduzione dell’attuale sistema di potere e di privilegio.
Non basta perciò dire che noi vogliamo unire, dobbiamo dire anche cosa e come.
Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per dare una casa comune a tutti coloro che credono nei valori della sinistra e nei principi democratici, ma non attraverso accordi di vertice, non per dare ancora spazio ad un ceto politico che ha perduto la capacità non solo di lottare, ma anche di rappresentare qualcosa di diverso da se stesso.
In questo anno di vita abbiamo unito, nella partecipazione, molte e molti che avevano abbandonato la politica e l’impegno sociale, per chiudersi in una pericolosa indifferenza o in una muta rassegnazione. Insieme abbiamo avviato quel percorso, che molti dei presenti conoscono e a cui hanno concorso attivamente. Vale la pena ricordare le sue tappe, perché è stato un tentativo alto di raccordarsi ai bisogni reali della popolazione della nostra regione, non perdendo di vista la dimensione essenziale dell’intervento nelle questioni politiche locali, che è la loro stretta dipendenza dalle regole imposte a livello europeo e mondiale.
Da questo percorso nessuno è mai stato escluso, se non per sua stessa volontà, o per palese differenza di orizzonti politici. Iniziato il primo novembre 2014 con un’assemblea regionale aperta e molto partecipata, proseguito con la costituzione di un tavolo di confronto e con cinque gruppi tematici, dal cui lavoro sono scaturite le cinque giornate di lotta e di governo, il percorso è servito a rinsaldare i rapporti tra le persone e a permettere la collaborazione operativa tra chi appartiene a forze politiche strutturate e chi no, o non più. Ci ha permesso anche di avvicinare compagne e compagni interessati alle nostre proposte, ma la scommessa per il futuro, ciò a cui dobbiamo mirare, è l’uscita dagli spazi stretti in cui ci hanno confinati l’occultamento mediatico e la nostra limitata capacità di comunicare in maniera capillare.
Oggi serve, a partire da subito, un nuovo modo di approcciare la realtà sempre più difficile che ci circonda, serve essere vicini ai problemi delle persone e saper offrire una prospettiva, sia immediata e concreta, sia di lungo periodo e di soluzione politica.
E soprattutto dobbiamo rivolgerci ad un uditorio molto più ampio.
Dobbiamo rapportarci e raccordarci con i movimenti che contrastano sul territorio il degrado e la rapina affaristica, la svendita dei beni comuni, la cattiva gestione dei servizi, lo scempio dell’ambiente. Dobbiamo essere presenti dove si apre una vertenza, dove si accende una lotta, dove possiamo intervenire per limitare situazioni di sofferenza sociale, dove sono messi a rischio i diritti inalienabili della persona.
I punti di programma che proponiamo oggi alla discussione, anche se hanno ancora forma embrionale, sono le tracce di una progettualità che attende una sistemazione definitiva prima di essere resa pubblica. Su questa base siamo aperti al confronto con i soggetti politici, organizzati o meno, che ne condividono gli orizzonti.
Il coordinatore dell’Altra Europa-Umbria
Maurizio Giacobbe
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