Leggete la furfanteria nella seguente parole: “Il ministro Lupi non è indagato. Abbiamo piena fiducia e lui non pensa minimamente di dimettersi”. Le pronuncia oggi Angelino Alfano ed è un fare da gaglioffo.
Il lessico di questo vocabolario farlocco è prevedibile come il sole in agosto. La politica prende in esame tre ipotesi. Alla fine emana la identica sentenza di autoassoluzione.
Ipotesi a): Politico indagato dalla magistratura.
Difesa dell’interessato affidata a un comunicato stampa o – se più grave
la faccenda – a una dichiarazione dell’avvocato di fiducia: “L’idea che
possa essere accusato di così gravi fatti è davvero incredibile.
Chiunque mi conosca sa che non può in nessun modo il mio nome essere
associato a simili accuse. Comunque resta intatta la fiducia nella
magistratura. Sono certo che le indagini confermeranno la mia piena
innocenza”. A questa dichiarazione segue il rito della condivisione
da parte del segretario del partito del politico sotto accusa: “Siamo
certi della sua innocenza e fiduciosi che saprà prestissimo dimostrarla.
E fino a prova contraria ciascuno è innocente prima che una sentenza
definitiva sentenzi il contrario”.
Ipotesi b): Il politico riceve un semplice avviso di
garanzia. In questo caso è meno di un grattino ai piedi. L’avvisato si
presenta in tv quasi ridacchiando. Sereno, disteso, concede due parole: “Apprendo dai giornali
che avrei ricevuto un avviso di garanzia. Non so di cosa si tratti.
Appena lo avrò tra le mani saprò dirvi di più. Naturalmente aggiungo che
sono strasereno. Arrivederci”. In questo caso il segretario del partito
non ha nemmeno bisogno di stilare una dichiarazione d’ufficio. Ci
penserà un giornale simpatizzante a pubblicare un commentino dal titolo:
“La Repubblica degli avvisi di garanzia. Perché è giusto che rimanga al
suo posto”.
Ipotesi c): Il politico non è raggiunto da nessun
avviso, ma tutta la sua famigliola, gli amici, persino il cane di
compagnia è sottoposto a indagini o arresti. In questo caso il politico
dichiarerà: “Il mio comportamento è stato evidentemente giudicato al di
sopra di ogni censura. Non vedo i motivi per rimettere il mandato”.
Nell’ipotesi a, in quella b e in quest’ultima, la c, siamo all’illustrazione della fenomenologia della faccia di bronzo.
Le facce di bronzo non arrossiscono, non si vergognano e non provano responsabilità. Sanno che gli italiani hanno la memoria corta e confidano che, come sempre, tutto passi in cavalleria.
Homo homini Lupi.
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