Tav di Firenze e grandi opere. Quattro arresti per mazzette colossali
Le "grandi opere" - unico
intervento statale ammesso nell'economia reale dai cerberi dell'Unione
Europea - è un modo di far fare i soldi ai "poveri" costruttori in crisi
e, naturalmente, di far arrivare qualche mazzetta nelle tasche di
disinvolti amministratori pubblici. Lo schema sembrerebbe confermare le
chiavi di lettura "anti-casta", ma è l'esatto opposto: questi
"funzionari pubblici" sono quasi tutti arrivati in quei posti ovviamente
"grazie alla politica", ma prelevati e scelti nella "società civile"
proprio per far fuori la più antica burocrazia di formazione statale, che insieme a molti delinquenti comprendeva anche numerose persone oneste e preparate.
La riprova arriva dall'inchiesta in corso da parte del Ros e
dei dei pm fiorentini Giuseppina Mione, Luca Tirco e Giulio Monferini. I
quali sono andati a vedere nelle pieghe degli appalti per il Tav di
Firenze (con Renzi prima presidente della Provincia e poi sindaco...)
scoprendo ovviamente corruzione, induzione indebita, turbativa d'asta ed
altri delitti contro la Pubblica amministrazione.
Quattro, per ora, gli arresti. Il più
noto dei quali è l'ex super-boss del ministero dei Lavori pubblici
Ercole Incalza, ora benificato di una superpagata consulenza
esterna. Insieme a lui il suo uomo di fiducia, Sandro Pacella, e gli
imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo.
Gli indagati sono però oltre 50, fra cui
anche dei politici non "di primissimo piano". Tutti componenti a pieno
titolo di un "articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti
pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei
lavori".Ed
è proprio la figura di Ercole Incalza a dare la chiave interpretativa
più esatta della trasmutazione avvenuta nel rapporto tra "pubblica
amministrazione" e mondo degli affari da oltre venti anni a questa
parte.
Al ministero dei lavori pubblici era stato infatti portato da Pietro
"tunnel" Lunardi, presidente della società Rocksoil specializzata in
opere ferroviarie e autostradali, soprattutto tunnel (da cui il
soprannome). Nominato "capo della segreteria tecnica", da lì non si
mosse più, controllando per 14 anni lo sviluppo infrastruturale del
paese o almeno il business che girava a ridosso dei finanziamenti
pubblici per le grandi opere. Berlusconi andò e tornò diverse volte a
palazzo Chigi, passarono Prodi (due volte) e poi Monti, Letta, Renzi, e
lui sempre lì, al fianco di ministri come Antonio Di Pietro e Maurizio
Lupi.
Insomma, la prova vivente che
"l'ingresso in politica della società civile" in realtà ha rappresentato
lo stratagemma retorico per inzeppare i piani alti dell'amministrazione
pubblica con collaboratori agli ordini degli imprenditori, in un
intreccio indistringuibile di meo-funzionari pubblici che semplicemente
rappresenta(va)no interessi privati nei luoghi in cui si prendono le
decisioni di spesa. Renzi è solo l'ultimo episodio di questa saga alla Dallas.
Uno degli imprenditori arrestati vive infatti a Firenze ed è titolare di una società impegnata in grandi lavori, come Tav Firenze, City Life e Fiera Milano, Metro 5 Milano, Fiera di Roma, Autostrada Salerno Reggio Calabria. L'inchiesta nasce direttamente dagli appalti per l'Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città, inutilmente denunciata per oltre dieci anni da comitati popolari, movimenti, strutture politiche dell'opposizione.
Uno degli imprenditori arrestati vive infatti a Firenze ed è titolare di una società impegnata in grandi lavori, come Tav Firenze, City Life e Fiera Milano, Metro 5 Milano, Fiera di Roma, Autostrada Salerno Reggio Calabria. L'inchiesta nasce direttamente dagli appalti per l'Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città, inutilmente denunciata per oltre dieci anni da comitati popolari, movimenti, strutture politiche dell'opposizione.
L'indagine, comunque, si è ben presto
allargata a numerose altre Grandi Opere (gli impreditori coinvolti sono
sempre gli stessi, e così anche i funzionari "pubblico-privati"). E,
naturalmente, non poteva mancare l'Expo.
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