L’Altra Europa – Umbria ha deciso nell’assemblea
regionale del 14 marzo di presentarsi autonomamente alle elezioni
regionali del prossimo 31 maggio. Non era una scelta scontata. Essa è
maturata dopo un lungo dibattito, nel corso del quale sono maturate
alcune unanimi convinzioni.
La prima è che il governo regionale umbro si è mosso nel corso di questa legislatura nel perimetro dei vincoli posti dalla Commissione europea e della loro supina accettazione dei governi nazionali susseguitisi dal 2011 ad oggi.
La seconda è che ciò è maturato nell’ambito di un rapporto consociativo con il centro destra all’interno di scelte volte ad aumentare il potere degli esecutivi nei confronti delle assemblee elettive. Il frutto più maturo di questa scelta è stato il voto sulla legge elettorale regionale dove in modo manovrato la destra ha avallato, dopo un lungo balletto, con il suo voto un percorso di evidente caratura autoritaria e anticostituzionale.
La terza è che il neocentralismo regionale è funzionale alla trasformazione della Regione e in generale degli enti locali da espressione delle autonomie locali in struttura decentrata dello Stato.
Infine, è ormai diffusa la stanchezza e la disillusione tra i cittadini della regione che manifestano attraverso il non voto il loro disprezzo nei confronti dell’insieme delle forze politiche che definiscono il perimetro del sistema istituzionale ed in particolare di coloro che hanno avuto le responsabilità di governo.
Siamo ad una svolta che può risolversi in due modi. Con un cambio di facciata e con l’avvento di un centro destra mascherato sotto la forma di liste civiche, mantenendo intatto il blocco di potere che si è coagulato intorno alle istituzioni. E’ il tentativo di Claudio Ricci che è riuscito a federare tutta la destra.
L’altra soluzione è la crescita nella società di un ampio tessuto di esperienze amministrative, di carattere sociale, sindacale e culturale che consenta una rottura reale di meccanismi politici ingessati.
Noi siamo per questa seconda soluzione. Non ci proponiamo come testimonianza di una sinistra che fu, ma come lievito per un’esperienza nuova che coalizzi tutti coloro che a diversi livelli (movimenti politici e sindacali, comitati per l’acqua pubblica, contro gli inceneritori, per la difesa dell’ambiente, organizzazioni di quartiere e di paese, liste civiche, circoli culturali, fogli e giornali locali) si oppongono allo stato di cose presente. L’ipotesi è quella di dare forza alle forme di democrazia organizzata che in modo diffuso esistono anche in Umbria.
Il nostro è un appello a costruire in tempi rapidi una coalizione elettorale che si ponga l’obiettivo del governo della Regione e che si offra come alternativa all’estenuato potere del centro sinistra, ai tentativi mimetici del centro destra, alla asfittica ed ambigua democrazia dei metup del Movimento 5 Stelle e che esalti la capacità di organizzazione delle comunità, dei cittadini, dei lavoratori.
E’, a nostro parere, l’unico modo per rimotivare al voto l’oltre 50% dei cittadini umbri che hanno deciso di astenersi, ma soprattutto per prospettare alla società regionale la possibilità di un nuovo inizio.
La prima è che il governo regionale umbro si è mosso nel corso di questa legislatura nel perimetro dei vincoli posti dalla Commissione europea e della loro supina accettazione dei governi nazionali susseguitisi dal 2011 ad oggi.
La seconda è che ciò è maturato nell’ambito di un rapporto consociativo con il centro destra all’interno di scelte volte ad aumentare il potere degli esecutivi nei confronti delle assemblee elettive. Il frutto più maturo di questa scelta è stato il voto sulla legge elettorale regionale dove in modo manovrato la destra ha avallato, dopo un lungo balletto, con il suo voto un percorso di evidente caratura autoritaria e anticostituzionale.
La terza è che il neocentralismo regionale è funzionale alla trasformazione della Regione e in generale degli enti locali da espressione delle autonomie locali in struttura decentrata dello Stato.
Infine, è ormai diffusa la stanchezza e la disillusione tra i cittadini della regione che manifestano attraverso il non voto il loro disprezzo nei confronti dell’insieme delle forze politiche che definiscono il perimetro del sistema istituzionale ed in particolare di coloro che hanno avuto le responsabilità di governo.
Siamo ad una svolta che può risolversi in due modi. Con un cambio di facciata e con l’avvento di un centro destra mascherato sotto la forma di liste civiche, mantenendo intatto il blocco di potere che si è coagulato intorno alle istituzioni. E’ il tentativo di Claudio Ricci che è riuscito a federare tutta la destra.
L’altra soluzione è la crescita nella società di un ampio tessuto di esperienze amministrative, di carattere sociale, sindacale e culturale che consenta una rottura reale di meccanismi politici ingessati.
Noi siamo per questa seconda soluzione. Non ci proponiamo come testimonianza di una sinistra che fu, ma come lievito per un’esperienza nuova che coalizzi tutti coloro che a diversi livelli (movimenti politici e sindacali, comitati per l’acqua pubblica, contro gli inceneritori, per la difesa dell’ambiente, organizzazioni di quartiere e di paese, liste civiche, circoli culturali, fogli e giornali locali) si oppongono allo stato di cose presente. L’ipotesi è quella di dare forza alle forme di democrazia organizzata che in modo diffuso esistono anche in Umbria.
Il nostro è un appello a costruire in tempi rapidi una coalizione elettorale che si ponga l’obiettivo del governo della Regione e che si offra come alternativa all’estenuato potere del centro sinistra, ai tentativi mimetici del centro destra, alla asfittica ed ambigua democrazia dei metup del Movimento 5 Stelle e che esalti la capacità di organizzazione delle comunità, dei cittadini, dei lavoratori.
E’, a nostro parere, l’unico modo per rimotivare al voto l’oltre 50% dei cittadini umbri che hanno deciso di astenersi, ma soprattutto per prospettare alla società regionale la possibilità di un nuovo inizio.
Coordinamento regionale Altra Europa-Umbria
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