Lettera aperta al PD da parte di un gruppo di iscritti e fondadori del Partito.
Siamo un gruppo di iscritti e fondatori del PD, abbiamo partecipato con
entusiasmo e impegno alla nascita del PD nel 2007 cercando in questi
anni ripetutamente, nelle varie sedi istituzionali e di partito, di
orientare le scelte del partito verso la tutela dell'ambiente, lo
sviluppo sostenibile, la tutela del lavoro e delle regole della
concorrenza, una sanità trasparente ed efficiente, il rispetto della
legalità, la questione morale, la certezza del diritto ed il rispetto
dei valori costituzionali dettati dai nostri padri fondatori. In
occasione dell'ultimo congresso nazionale abbiamo sostenuto la
candidatura di Pippo Civati.
Nel corso degli anni ci siamo imbattuti costantemente in una resistenza
dell'apparato politico del partito impermeabile a qualsiasi critica e
cambiamento. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un'ulteriore
involuzione del Partito democratico, ridotto ormai ad un vero e proprio
comitato elettorale che ha volutamente dimenticato le radici "uliviste"
che avevano contribuito in modo determinante alla sua nascita. Le regole
statutarie vengono spesso eluse ed il metodo di selezione della classe
dirigente è ormai delegato al segretario di turno. Non ci sono
"cambiamenti di verso" e meno che mai ci sono state le famose
rottamazioni. Le leggi delega votate dal Parlamento sono diventate vere e
proprie cambiali in bianco nelle mani dell'Esecutivo e le slides di
slogan come nuova fonte del diritto.
Gran parte della vecchia classe dirigente è passata con armi e bagagli
sul "carro renziano", trovando ampi spazi politici. Al contrario, ogni
forma di dissenso sulle scelte governative viene vista con fastidio,
impedendo, di fatto, un serio e costruttivo confronto negli organismi di
partito ed istituzionali competenti. Da dicembre ad oggi abbiamo
assistito attoniti ed increduli alla approvazione, a colpi di fiducia,
della legge di stabilità, del decreto "sblocca Italia", del "Jobs Act", e
della riforma costituzionale. Tutti atti che non porteranno nessun
vantaggio concreto ai cittadini o lo snellimento della macchina
burocratico amministrativa. Al contrario, il risultato sarà un minor
controllo degli elettori nei confronti dell'operato del Governo.
Non abbiamo voluto partecipare, per protesta, alle primarie per la
scelta del segretario comunale di Livorno, perché avevamo capito che non
esistevano più le condizioni minime di rappresentanza politica. Il
risultato finale ha dimostrato per l'ennesima volta l'inamovibilità del
sistema fondato su puri tatticismi di potere. I cittadini livornesi
hanno manifestato ampiamente il loro dissenso nei confronti di questo
partito democratico, alle scorse amministrative ed in queste ultime
primarie, stante la scarsissima affluenza al voto. Riteniamo dunque non
più eludibile dare un segnale di forte discontinuità con questo sistema,
che non ci appartiene, dimettendoci da tutti gli organismi in cui siamo
stati eletti in occasione dell'ultimo congresso territoriale.
Pertanto, in coerenza con quanto scritto sopra, non rinnoveremo
l'iscrizione al PD. Riteniamo infatti più costruttivo confrontarci con i
cittadini sui temi amministrativi che caratterizzano il nostro
territorio, non essendo mai stati politici di professione e meno che mai
dipendenti direttamente o indirettamente dalla politica.
Con l'occasione salutiamo tutti i compagni ed amici che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo lavorato in questi anni.
Antonio Ceccantini, Oriana Rossi,
Marco Di Bisceglie,
Alessandra Calcagno,
Andrea Colli,
Giuseppe Sanso',
Elena Betti,
Fabio Bernardini,
Carlo Santucci,
Ilaria Porciani.
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