lunedì 30 marzo 2015

Lettera a un partito mai nato



Lettera aperta al PD da parte di un gruppo di iscritti e fondadori del Partito.
Siamo un gruppo di iscritti e fondatori del PD, abbiamo partecipato con entusiasmo e impegno alla nascita del PD nel 2007 cercando in questi anni ripetutamente, nelle varie sedi istituzionali e di partito, di orientare le scelte del partito verso la tutela dell'ambiente, lo sviluppo sostenibile, la tutela del lavoro e delle regole della concorrenza, una sanità trasparente ed efficiente, il rispetto della legalità, la questione morale, la certezza del diritto ed il rispetto dei valori costituzionali dettati dai nostri padri fondatori. In occasione dell'ultimo congresso nazionale abbiamo sostenuto la candidatura di Pippo Civati.
Nel corso degli anni ci siamo imbattuti costantemente in una resistenza dell'apparato politico del partito impermeabile a qualsiasi critica e cambiamento. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un'ulteriore involuzione del Partito democratico, ridotto ormai ad un vero e proprio comitato elettorale che ha volutamente dimenticato le radici "uliviste" che avevano contribuito in modo determinante alla sua nascita. Le regole statutarie vengono spesso eluse ed il metodo di selezione della classe dirigente è ormai delegato al segretario di turno. Non ci sono "cambiamenti di verso" e meno che mai ci sono state le famose rottamazioni. Le leggi delega votate dal Parlamento sono diventate vere e proprie cambiali in bianco nelle mani dell'Esecutivo e le slides di slogan come nuova fonte del diritto.
Gran parte della vecchia classe dirigente è passata con armi e bagagli sul "carro renziano", trovando ampi spazi politici. Al contrario, ogni forma di dissenso sulle scelte governative viene vista con fastidio, impedendo, di fatto, un serio e costruttivo confronto negli organismi di partito ed istituzionali competenti. Da dicembre ad oggi abbiamo assistito attoniti ed increduli alla approvazione, a colpi di fiducia, della legge di stabilità, del decreto "sblocca Italia", del "Jobs Act", e della riforma costituzionale. Tutti atti che non porteranno nessun vantaggio concreto ai cittadini o lo snellimento della macchina burocratico amministrativa. Al contrario, il risultato sarà un minor controllo degli elettori nei confronti dell'operato del Governo.
Non abbiamo voluto partecipare, per protesta, alle primarie per la scelta del segretario comunale di Livorno, perché avevamo capito che non esistevano più le condizioni minime di rappresentanza politica. Il risultato finale ha dimostrato per l'ennesima volta l'inamovibilità del sistema fondato su puri tatticismi di potere. I cittadini livornesi hanno manifestato ampiamente il loro dissenso nei confronti di questo partito democratico, alle scorse amministrative ed in queste ultime primarie, stante la scarsissima affluenza al voto. Riteniamo dunque non più eludibile dare un segnale di forte discontinuità con questo sistema, che non ci appartiene, dimettendoci da tutti gli organismi in cui siamo stati eletti in occasione dell'ultimo congresso territoriale.
Pertanto, in coerenza con quanto scritto sopra, non rinnoveremo l'iscrizione al PD. Riteniamo infatti più costruttivo confrontarci con i cittadini sui temi amministrativi che caratterizzano il nostro territorio, non essendo mai stati politici di professione e meno che mai dipendenti direttamente o indirettamente dalla politica.
Con l'occasione salutiamo tutti i compagni ed amici che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo lavorato in questi anni.

Antonio Ceccantini, Oriana Rossi, Marco Di Bisceglie, Alessandra Calcagno, Andrea Colli, Giuseppe Sanso', Elena Betti, Fabio Bernardini, Carlo Santucci, Ilaria Porciani.

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