martedì 3 marzo 2015

La laida coerenza della Lega nord


1254736450064_68iimmigazione1-300x200Invece, c’è una certa coerenza tra la Lega anti romana e anti meridionale di qualche anno fa e quella di adesso, nazionalista e tricolore.
Sì, c’è una notevole coerenza.
Vedete, io me li ricordo bene gli immigrati dal Sud Italia in Lombardia, negli anni Sessanta e Settanta. Arrivavano a centinaia di migliaia e parlavano una lingua che noi non capivamo. Facevano i mestieri più bassi – spesso pagati di meno – e quindi i milanesi li accusavano di rubare loro il lavoro. Si mettevano in fila per le case popolari e grazie ai loro redditi inferiori salivano nelle graduatorie più dei locali. Si riunivano nei loro bar ed erano guardati con sospetto dagli altri. Avevano talvolta setto-otto figli che arrivavano nelle nostre scuole elementari e medie senza capire cosa dicesse l’insegnante – quindi le madri dei miei compagni li accusavano di tenere indietro tutta la classe.
Questa era l’immigrazione a Milano, negli anni Settanta. E in questo mix di disprezzo e paura verso i nuovi arrivati ha pesantemente intinto – nei suoi primi tempi – la Lega Lombarda, poi ribattezzata Lega Nord. Si rivolgeva ai penultimi della società – gli autoctoni proletari e sottoproletari – mettendoli in conflitto con gli ultimi, quelli da poco arrivati.
Ha funzionato – e pure a lungo. In fondo non è molti anni fa che Salvini cantava “napoletani colerosi”. Ha funzionato soprattutto nelle periferie e nei centri più piccoli, come Varese, Lecco, Bergamo. Meno a Milano, per vari motivi, ma un po’ anche lì, per un po’.
Comunque, la leadership della Lega non è mai stata milanese – Bossi, Maroni, Speroni, Calderoli, Castellazzi etc – fino all’arrivo di Matteo Salvini. Che, complici i cambiamenti avvenuti nel Paese, ha capito che all’antimeridionalismo si poteva più proficuamente sostituire un’altra conflittualità verso il basso, più contemporanea e potenzialmente molto più ampia per consenso. Infatti oggi i nuovi ultimi non sono più i meridionali, ma gli immigrati extracomunitari e i rom.
Così è nata la nuova Lega di Salvini. Esattamente con le stesse dinamiche di prima: convincere i penultimi che la causa dei loro mali sono gli ultimi; e insegnare loro a odiarli.
Del resto, proprio come i migranti dal mezzogiorno italiano quarant’anni fa, i nuovi arrivati dall’Africa e dall’Asia sono brutti e malvestiti, parlano un lingua diversa, ci sopravanzano nelle graduatorie delle case popolari, ci ingrossano la fila negli ospedali, ci “rubano il lavoro” – e così via.
Oggi, se non ci fossero i migranti non ci sarebbe neppure la Lega. Un partito che vive quasi esclusivamente di quell’odio lì. Il più contento, quando arrivano i barconi, è proprio colui che a parole dice di non volerli, cioè Salvini. Perché sa bene che così si alimenta il meccanismo dei penultimi scagliati contro gli ultimi. Cioè si alimenta il consenso della Lega. Che applica lo stesso meccanismo identico dei suoi primordi, solo cambiandone l’oggetto di conflitto.
Alessandro Gilioli

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