Ora Vendola vuole entrare
nel Pd. Non è un'annessione - dice - ma così sono finite tutte le strategie
"entriste" di gruppi e gruppetti che volevano "redimere" la
sinistra moderata. Ora ci prova Sel: sotto la stella di Renzi e dell'alleanza
col Pdl?
La parabola politica di
Nichi Vendola, iniziata a Chianciano nel 2008, sta giungendo all’approdo che i
più lungimiranti avevano previsto: la confluenza nel Partito democratico. Lì, e
prima ancora nel Pds, e in seguito nei Ds, si sono mestamente concluse tutte le
avventure “entriste” di gruppi e gruppetti animati (a parole) da intenti
trasformativi della “sinistra moderata”. I transfughi hanno tuttavia presto
abbandonato ogni velleità per accomodarsi silenziosamente nelle nicchie loro
consentite. Di loro si sono perse le tracce e persino le biografie. Vendola,
che già aveva spezzato una lancia in favore del Pse, spiegherà che si tratta di
un progetto “alto”, di un nuovo atto costituente, non di una capitolazione o di
una assimilazione di Sel al calderone democratico. Per ironia della sorte,
questa nuova impresa rischia di nascere sotto la stella di Renzi e di un
accordo di governo, comunque condito o mascherato, con il Pdl: un esordio
carico di futuro… Noi continuiamo a pensare che sia aperto, a sinistra, un
grande spazio di iniziativa politica e sociale. L’aggravarsi della crisi e il
suo carattere sistemico confermano un vistoso limite di egemonia delle classi
dominanti, che questa volta faticano a rilanciare il paradigma
economico-sociale capitalistico. Ma questo non basta ad aprire strade nuove. Le
strade nuove bisogna innanzitutto saperle vedere, indicarle, suscitare un
dibattito pubblico persuasivo, costruire una soggettività politica plurale
sulle cui gambe farle crescere e camminare. Il Prc deve fare tesoro dei non
lievi errori sin qui compiuti, per liberarsi dei ritardi accumulati, delle
forme acerbe o introflesse che ingessano la vita di partito e ne ostacolano il
radicamento sociale, dell’attitudine verticistica di concepire la politica
delle alleanze come pratica pattizia fra autoreferenziali stati maggiori. Anche
in Italia è possibile costruire una sinistra di classe, forte di una sua massa
critica, nient’affatto residuale o affetta da sindrome minoritaria. Si usi la
sconfitta elettorale come scossa utile a superare vizi burocratici paralizzanti,
non per cedere ad impulsi suicidiari, magari mascherati da finte dichiarazioni
di resurrezione.
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