BERTINOTTI A VENDOLA: INVECE CHE UN PARTITO POTEVI FARE UN UFFICIO DI COLLOCAMENTO
Riportiamo una parte di un articolo
uscito sul Corriere della Sera di ieri che farà molto discutere...
"Bersani fa grande affidamento su Vendola per il dopo-primarie. Se infatti la legge elettorale verrà alla fine modificata, assegnando il premio di maggioranza non alla coalizione ma al partito, il numero uno del Pd pensa di andare alle elezioni con un unico listone che metta insieme i Democrat e Sel. È una prospettiva su cui si sta ragionando seriamente sia a largo del Nazareno che tra i vendoliani. E, nonostante le smentite di rito, si sono fatti notevoli passi avanti in questa direzione. Come dimostra l'alterco che c'è stato qualche tempo fa tra il presidente della Regione Puglia e Fausto Bertinotti, che è contrarissimo all'ipotesi di presentarsi alle elezioni con il Pd. Vendola per sostenere la bontà delle sue tesi ha spiegato che per lui è quasi «un dovere morale» portare i giovani di Sel in Parlamento, evitando il rischio che rimangano fuori anche nella prossima legislatura. A quel punto Bertinotti non ci ha visto più e ha troncato la discussione con una battuta velenosissima: «Allora tanto valeva fare un ufficio di collocamento e non un partito»". Maria Teresa Meli, Corriere della Sera,
"Bersani fa grande affidamento su Vendola per il dopo-primarie. Se infatti la legge elettorale verrà alla fine modificata, assegnando il premio di maggioranza non alla coalizione ma al partito, il numero uno del Pd pensa di andare alle elezioni con un unico listone che metta insieme i Democrat e Sel. È una prospettiva su cui si sta ragionando seriamente sia a largo del Nazareno che tra i vendoliani. E, nonostante le smentite di rito, si sono fatti notevoli passi avanti in questa direzione. Come dimostra l'alterco che c'è stato qualche tempo fa tra il presidente della Regione Puglia e Fausto Bertinotti, che è contrarissimo all'ipotesi di presentarsi alle elezioni con il Pd. Vendola per sostenere la bontà delle sue tesi ha spiegato che per lui è quasi «un dovere morale» portare i giovani di Sel in Parlamento, evitando il rischio che rimangano fuori anche nella prossima legislatura. A quel punto Bertinotti non ci ha visto più e ha troncato la discussione con una battuta velenosissima: «Allora tanto valeva fare un ufficio di collocamento e non un partito»". Maria Teresa Meli, Corriere della Sera,
GIGLIOLI: SEL ENTRERA' NEL MINESTRONE DEL PD, E IL SAPORE E' SCHIFOSO
I rumors rispetto al fatto che SEL entrerà nel mistrone/listone del Pd sono sempre più insistenti, ed oggi a rilanciare la notizia è Alessandro Giglioli che comunica dal suo blog che il sapore è un po' schifoso. Questa maggioranza - scrive Giglioli - sarebbe un tale aggregato di forze diverse (presunti liberisti, sedicenti socialdemocratici, statalisti clientelari, cattolici del regresso, narratori, banchieri, ex comunisti, ex fascisti, ex democristiani, tecnocrati etc etc) che il risultato sarebbe inevitabilmente la pura spartizione del potere.
Per Giglioli inoltre la sfida è quella di costruire una coalizione alternativa che ragioni delle cose da fare e non delle poltrone da spartire. Non è male come premessa...
Perché il minestrone fa un po’ schifo
Dunque il Pd farà un ‘listone’ solo con Vendola per tentare il pieno a
sinistra e per prendersi il premio di maggioranza (che la prossima
legge elettorale assegnerà al partito arrivato primo). Poi però il
medesimo Pd – a elezioni avvenute e quindi a voti di sinistra incassati –
vuole fare la famosa alleanza con i ‘moderati’ (Casini, Passera,
Buttiglione, Cesa, Pisanu, forse Montezemolo, presumibilmente qualche
altro attuale ministro tecnico, più Fini che si professa moderato anche
lui) e insieme intendono governare fino al 2018, scegliendo anche il
successore di Napolitano. Quella cosa che invece sostituirà il Pdl sarà
chiamata a una morbida opposizione di Sua Maestà – se non a una
coabitazione – in cambio della quale gli interessi del suo proprietario
non verranno toccati.
Perché lo scenario in questione fa un po’ schifo per l’Italia?
Beh: per motivi molto pratici e non ideologici.
Cioé perché questa maggioranza sarebbe un tale aggregato di forze
diverse (presunti liberisti, sedicenti socialdemocratici, statalisti
clientelari, cattolici del regresso, narratori, banchieri, ex comunisti,
ex fascisti, ex democristiani, tecnocrati etc etc) che il risultato
sarebbe inevitabilmente la pura spartizione del potere: senza nessuna
vera strategia politica che non sia la gestione del presente in nome
della ‘responsabilità’ e naturalmente della crisi, del ‘ce lo chiede
l’Europa’ (che mano santa, per questi cacciatori poltrone, l’emergenza
economica!).
D’altro canto lo abbiamo visto anche in questi giorni: non c’è più
nessuno in quell’area che parla di politica vera – diritti sociali e
civili, precariato, ambiente, scuola, suolo, ospedali, patrimoniale,
pensioni, governo della finanza, sprechi, spese militari e missioni di
di guerra, etc etc – ma solo di balletti tra sigle sempre più vuote (e
ovviamente Grillo ringrazia).
Ora, intendiamoci: non si può dire che Il Pd stia ingannando gli
elettori, perché la storia del doppio cerchio di alleanze (prima con la
sinistra, poi con i ‘moderati’) è da tempo pubblica e trasparente, ora
si sta solo definendo.
Ma il fatto che non sia ingannevole non vuol dire che sia
politicamente decente, né tanto meno augurabile per il Paese, per i
motivi di cui sopra.
Quindi, a costo di ripetermi, la sfida è costruire un’area con un
serio progetto alternativo, in cui il cannocchiale viene completamente
rovesciato: in cui cioè si sta insieme sulle cose da fare e non sulle
poltrone da occupare.
In assenza, poi, non ci si lamenti di morire democristiani, ok?
(Ps. By the way, non trovate un po’ comico che il Pd nel 2008 ha
rifiutato alleanze di coalizione a sinistra perché ‘troppo eterogenea’, e
ora punta a governare con un’armata brancaleone spaventevole e tenuta
insieme solo dall’ansia di stare al governo?)
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