Il cosiddetto ministro dell’Ambiente, Clini, sta disperatamente cercando
di “evitare un decreto d’urgenza” per ribaltare le ordinanze dei
giudici di Taranto sull’Ilva. Ma non sa se ce la farà, perché si sa come
sono fatti questi decreti: ti capitano fra capo e collo a tradimento,
d’urgenza, e soprattutto a tua insaputa, senza che tu li abbia né voluti
né firmati. Un po’ come i temporali d’estate. Accadono, ecco.
Precipitano. E non c’è verso di evitarli. A meno che, si capisce, i
giudici non cedano al ricatto del governo, che a sua volta cede al
ricatto dell’Ilva, nel qual caso il decreto si può evitare, come pure
“il ricorso alla Consulta”. E addio “conflitto”, anzi “potremo lavorare
insieme”. Fanno il racket e lo chiamano pace.
Clini auspica “un colloquio almeno col Procuratore capo”: per trovare
“un punto di equilibrio” e “lavorare insieme”. Come se la Procura
potesse dare ordini al Gip (e non viceversa); se i giudici potessero
“lavorare insieme” ai politici”; e se la Giustizia fosse un suk arabo
dove si contratta, tipo tappetari e vuccumprà: “Tu vuoi il sequestro, io
no, allora veniamoci incontro: facciamo mezzo sequestro e un bacio
sopra”. Saldi di fine democrazia. Chissà dove hanno studiato diritto
questi giuristi della mutua travestiti da “tecnici”: forse alla scuola
Radio Elettra, per corrispondenza.
Il Messaggero informa che, in tenuta tirolese, “Monti segue passo
passo dall’Engadina l’operazione salva-Ilva” e ha sguinzagliato i suoi
sherpa, i due Corradi, Passera e Clini, a cercare “un contatto diretto
col procuratore Sebastio per ‘una moral suasion garbata e discreta’.
Obiettivo: convincere i magistrati a rinunciare allo spegnimento,
illustrando una volta di più il piano di risanamento dell’azienda”, che
guardacaso arriva proprio ora che si muovono i giudici dopo 30 anni di
strage indisturbata. Ma dei morti di cancro nessuno parla, in questo
delirio su fantomatiche “invasioni di campo dei magistrati nella sfera
dell’esecutivo” e “menomazioni della politica industriale del governo”.
C’è da augurarsi che il procuratore Sebastio, persona seria, metta
alla porta i due postulanti dopo aver loro impartito un corso accelerato
di diritto penale e costituzionale. Così finalmente lo vedremo, questo
famoso decreto che rovescia un provvedimento giudiziario sgradito.
L’ultimo precedente risale a metà anni 80, con i due “decreti
Berlusconi” imposti da Craxi per annullare il sequestro degl’impianti
Fininvest fuorilegge. Ci riprovò due anni fa B., per annullare le
sentenze su Eluana, ma Napolitano gli fece sapere che era fatica
sprecata: l’avrebbe rispedito al mittente. Chissà se ora farà lo stesso
con l’amato Monti, o firmerà un decreto incostituzionale che legalizza
l’illegalità; seppellisce l’indipendenza della magistratura e il primato
della legge e della salute sul profitto privato; e spiega ai famigliari
dei morti e dei malati che devono rassegnarsi, qualche centinaio di
vittime non sono nulla di fronte ai fatturati della famiglia Riva che
tanto ha dato al Paese e soprattutto ai politici.
Del resto – argomenta Clini – i morti risalgono alla gestione
Italsider e Riva è arrivato da poco: aspettiamo che crepi qualche malato
per la gestione Riva, poi vedremo. Così, 18 anni dopo il decreto
Salvaladri, avremo un bel decreto Salvakiller, stavolta fra gli applausi
di centro, destra e sinistra. A proposito di sinistra: dopo sette anni
di governo (si fa per dire), Vendola farfuglia di un “tavolo del dialogo
con le parti”, di “confronto con i magistrati” e annuncia di aver
chiesto all’Ilva nientemeno che “di confermare il nuovo stile
dell’azienda”.
Come? Con “atti concreti” e un “cronoprogramma” per “ambientalizzare finalmente la fabbrica”.
Quando? “Quanto prima”. Dopo sette anni. Infatti “lo sguardo di chi governa” deve evitare “che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato”. Gliele ha cantate chiare. È la famosa “sinistra radicale”.
Come? Con “atti concreti” e un “cronoprogramma” per “ambientalizzare finalmente la fabbrica”.
Quando? “Quanto prima”. Dopo sette anni. Infatti “lo sguardo di chi governa” deve evitare “che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato”. Gliele ha cantate chiare. È la famosa “sinistra radicale”.
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