Sono tante, troppe, le crisi industriali che in lungo e in largo
attraversano tutto lo stivale, dal 2009 ad oggi oltre 30mila imprese hanno
chiuso i cancelli lasciando a casa intere famiglie. Siamo ormai al quarto anno
di Cassa integrazione, un ammortizzatore sociale del quale ad oggi usufruiscono
circa 500mila lavoratori che, in media, hanno visto diminuire il proprio
reddito di circa 4mila euro. Dunque, un quadro decisamente preoccupante quello
che si è delineato in Italia sotto tutti i punti di vista e che rende
necessario e urgente, come ribadito sempre più spesso in questi mesi dalla CGIL
“un disegno di politica industriale con al centro gli investimenti e
l’innovazione” senza il quale “c’è solo il perdurare della recessione”. Il
Governo deve cambiare rotta e indirizzarla verso lo sviluppo e la crescita,
ossia verso la creazione di lavoro, che rimane la vera emergenza del paese. Al
contrario tutti i provvedimenti varati fin’ora dall’esecutivo basati su tagli
lineari non hanno fatto altro che colpire lavoratori, giovani e pensionati,
ossia quelle persone già messe a dura prova dalla crisi economica. Per la CGIL
infatti “il decreto sviluppo non è all’altezza della gravità della crisi, serve
un deciso cambio di rotta, in netto contrasto con le politiche rigoriste e
recessive fin qui adottate”.
L’Italia della crisi.
A tanti di noi capiterà di recarsi in vacanza proprio nei luoghi
delle maggiori vertenze simbolo di questa crisi, luoghi che sono stati e sono
tutt’ora scenario di accese proteste portate avanti da lavoratori e sindacati.
Basti pensare alla Sicilia con la FIAT di Termini Imerese, o alla Sardegna e in
particolare alla zona del Sulcis fortemente martoriata dalla crisi con gli
stabilimenti Alcoa ed Eurallumina di Portovesme, alle province di Matera, Bari
e Taranto con la profonda crisi che sta investendo il distretto del mobile
imbottito e ancora la Campania con la difficile vicenda Fincantieri di
Castellammare di Stabia e protagonista a Napoli il 2 luglio scorso di una
importante manifestazione unitaria che ha voluto porre l’attenzione sulla
drammatica situazione in cui versa la regione. Ma la crisi industriale non
risparmia nessuno e morde anche al Centro e al Nord della penisola colpendo le
imprese di elettrodomestici in Umbria, nelle Marche e in Friuli, o il distretto
della ceramica e le industrie tessili della Toscana passando per la Vinyls di
Porto Marghera.
Di seguito riportiamo in breve, alcune delle maggiori crisi
industriali che aspettano ormai da troppo tempo una soluzione e che coinvolgono
un grandissimo numero di lavoratori. Per saperne di più visitate il sito della
Cgil (www.cgil.it), dove trovate la MAPPA COMPLETA delle crisi industriali aperte
Elettrodomestici:
A.Merloni – La vertenza è ancora aperta dopo la cessione dei tre stabilimenti
del ‘bianco’ (Umbria e Marche) all’imprenditore Giovanni Porcarelli della Qs
Group che si è reso disponibile a riassumere solo 700 lavoratori alla J&P.
Rimane da risolvere il nodo dei restanti lavoratori mettendo in pratica quando
deciso con l’accordo di programma per garantire un futuro occupazionale a chi
non è rientrato in azienda.
Per gli oltre 600 lavoratori del sito di Nocera Umbra si è fatto
ricorso alla Cassa integrazione per cessazione delle attività con una durata di
un anno prorogabile per altri 6 mesi.
Electrolux – Il piano sociale dell’Elettrolux che prevedeva 30mln
di euro per esodi incentivati, agevolazioni di part time,
autoimprenditorialità, riqualificazione, ricollocazione e reindustrializzazione
per evitare circa 800 licenziamenti negli stabilimenti di Porcia (PN) e
Susegana (TV), è rimasto sulla carta. Ad oggi, infatti, l’unico strumento
utilizzato è stato quello dell’esodo incentivato. In totale sono 230 le persone
uscite dalle due fabbriche, mentre i restanti 500 lavoratori in esubero e da
ricollocare sono in CIGS a rotazione. I sindacati temono che il rallentamento
dell’utilizzo degli strumenti per la gestione degli esuberi provochi una
situazione drammatica alla fine del periodo coperto dagli ammortizzatori
sociali.
Indesit – Annunciata la chiusura del sito di None (Piemonte) per
trasferire la produzione di lavastoviglie in Polonia. Si tratta della terza
chiusura in pochi mesi, dopo Brembate e Refrontolo. In bilico ci sono 360
lavoratori per i quali la Cassa integrazione è in scadenza. I sindacati
chiedono al Governo di aprire un tavolo sulla vicenda. Operai in stato di
agitazione.
Omim – La Drahtzug Stein Omim, produttrice di elementi per
elettrodomestici di grandi marche, dà lavoro a 200 persone. Per quanto riguarda
lo stabilimento di San Donà, la proprietà vuole trasferire un reparto
nell’altra sede italiana di Casale Monferrato mettendo a rischio 36 dipendenti.
La vertenza è in discussione al Ministero.
Chimica:
Eni – E’ stato raggiunto l’accordo tra Eni e sindacati sull’annunciata
fermata degli impianti di Gela (Sicilia). Due delle tre linee di produzione
della raffineria sono ferme dal 10 maggio, per 10 mesi e 400 lavoratori (non
più 500) sono in Cassa integrazione a rotazione, dove possibile. Lo stop
riguarda la linea 1 (Topping 1 – Coking 1) e la 3 (Vacuum – Fcc). I sindacati
hanno istituito una Commissione per vigilare sul futuro dell’occupazione e
sugli investimenti annunciati da Eni. Infatti, nell’accordo sono stati
confermati gli investimenti per 480 milioni di euro nel quadriennio 2012-2015.
Evotape – La Evotape, azienda di Santi Cosma e Damiano in Piemonte
ha licenziato 130 persone e dichiarato il fallimento. Ora il curatore si è
detto favorevole ad un prolungamento della Cassa in deroga ma si attende la
convocazione da parte della regione.
Nuova Pansac – Si cercano acquirenti per salvare l’azienda, 735
lavoratori in CIG straordinaria per tutta la durata dell’amministrazione
straordinaria, con la mobilità accessibile solo su base volontaria. Intanto si
attende un bando di vendita per trovare acquirenti seri che rilancino l’azienda
acquisendo tutto o buona parte del Gruppo.
Vinyls – I 150 lavoratori del sito di Porto Marghera attendono
ancora la cessione di ramo d’azienda e la riconversione industriale ad opera
dell’Oleificio Medio Piave per la produzione di olii vegetali, farine e
biodiesel. Tale operazione consentirebbe ai lavoratori ai quali il 9 giugno
scorso è terminata la Cassa integrazione e per i quali è stata chiesta una
proroga al Ministero del Lavoro, di ricominciare a percepire uno stipendio. I
sindacati chiedono la convocazione di un tavolo ministeriale per concludere
definitivamente la compravendita.
Basell – Prosegue la trattativa per l’acquisto e il rilancio
dell’area di proprietà della Basell a Terni da parte di TerniResearch. Intanto,
il 30 giugno sono usciti dallo stabilimento gli ultimi lavoratori per i quali
dal 1° luglio è scattata la mobilità. In totale sono 70 i lavoratori rimasti
senza occupazione.
Farmaceutica:
Corden Pharma – La Corden Pharma di Sermoneta (Lazio) ha
confermato i 179 esuberi che dovranno lasciare il posto di lavoro entro
l’agosto del 2013, passando così da 700 a 500 lavoratori a regime. I sindacati
stanno lavorando per trovare un accordo che comprenda ammortizzatori sociali e
percorsi di accompagnamento alla pensione o di buona uscita.
Pfizer – Dopo l’annuncio dell’apertura delle procedure di mobilità
per 83 lavoratori nello stabilimento di Ascoli Piceno, su un totale di 576
addetti, il colosso farmaceutico Pfizer ha richiesto al Ministero l’attivazione
della CIGS per 78 dipendenti della fabbrica marchigiana per 2 anni,
scongiurando per il momento l’ipotesi di mobilità annunciata nei giorni scorsi.
Tuttavia la Pfizer intende investire nella fabbrica marchigiana altri 13 milioni
di euro nel 2012. I sindacati chiedono chiarezza nelle strategie del gruppo.
Sigma Tau – La vertenza è ancora in cerca di una soluzione poiché
l’azienda non ha ancora presentato il nuovo piano industriale, ma solamente
quello di ridimensionamento. Intanto nello stabilimento di Pomezia (Lazio) è
stata raggiunta a febbraio una intesa sulla Cassa integrazione che coinvolge
circa 400 lavoratori.
Metallurgico/siderurgico:
Eurallumina – Si attende una svolta nella vicenda dello
stabilimento sardo di Portovesme per quanto riguarda la realizzazione degli
investimenti utili alla riduzione dei costi dell’energia, condizione necessaria
per permettere ai 530 lavoratori tra diretti e indiretti di passare dalla Cassa
integrazione in deroga a quella straordinaria per ristrutturazione, aprendo
così una prospettiva occupazionale per gli operai. I maggiori nodi da
sciogliere sono quelli riguardanti la produzione di vapore, il piano per la
riattivazione degli impianti e gli investimenti.
Alcoa – Dopo il ritiro delle annunciate procedure di mobilità con
l’accordo raggiunto il 27 marzo scorso, si è aperto un percorso per la
possibile cessione ad altre società dello stabilimento Alcoa di Portovesme.
Nella vicenda che riguarda circa mille lavoratori tra diretti e dell’indotto,
tra i nodi da sciogliere affinchè possa avvenire la cessione dell’attività ci
sono anche i costi delle bonifiche ambientali e quelli dell’energia, oltre alle
garanzie occupazionali.
Lucchini – Attualmente alle acciaierie Lucchini della Severstal
per i 1.943 lavoratori si è fatto ricorso ai contratti di solidarietà per 12
mesi. I dipendenti lavorano in media 28 ore settimanali, in alcuni casi limite
si arriva a 24. L’80% delle 12 ore non lavorate viene integrato dall’Inps e
anticipato in busta paga dall’azienda. Per quanto riguarda l’altoforno di
Piombino l’azienda ha annunciato la fermata per tutto il mese di agosto e una
più breve a dicembre, che con molta probabilità significherà l’apertura della
CIG. Anche in questo caso le criticità sono relative agli effetti finanziari e
industriali.
Edilizia:
Italcementi – L’azienda ha ritirato le procedure di mobilità per
180 lavoratori annunciate precedentemente, ma ha confermato la chiusura degli
stabilimenti di Porto Empedocle e Vibo Marina. Per i 180 lavoratori è stato
richiesto il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Mobile imbottito: una crisi particolarmente profonda quella che
sta investendo il distretto del mobile imbottito della Murgia, tra Matera, Bari
e Taranto. Erano 500 le aziende che occupavano 14mila lavoratori oggi sono un
centinaio e danno lavoro a circa 6mila addetti, il tutto con un utilizzo della
Cassa integrazione che ormai è strutturale (90%). Mercato in frenata,
difficoltà nel credito con le banche e un accordo di programma che resta sulla
carta: sono questi i maggiori problemi per il settore.
Natuzzi – La Natuzzi di Santeramo (Matera), produttrice di
salotti, ha comunicato ai sindacati la volontà di richiedere la Cassa
integrazione a zero ore per 1.300 dipendenti (su 2.700 totali), modificando gli
accordi sottoscritti a Roma l’ottobre scorso. Inoltre l’azienda vorrebbe
ridurre da otto a sei le ore giornaliere di lavoro per tutti i dipendenti in
servizio. La motivazione sarebbe una diminuzione della produzione in cantiere.
Ad oggi sono 700 i lavoratori in CIG a zero ore, mentre gli altri sono a
rotazione.
ICT:
Alcatel Lucent – Dopo aver annunciato 490 esuberi l’azienda ha
deciso, grazie alle pressioni del sindacato, di ridurre il numero a 245 su un
totale di 2.100 addetti. In particolare verranno salvati gli ingegneri della
fibra di Vimercate (Lombardia). Una soluzione che è stata condivisa al Tavolo
al ministero tra azienda, sindacati e governo. Tuttavia è ancora da siglare
l’accordo finale per il piano di rilancio dell’azienda. Ancora da definire il
tema degli ammortizzatori sociali da attivare in un’ottica di reinserimento
delle persone e non della fuoriuscita.
Nokia/Siemens – Nokia Siemens Network ha aperto la procedura di
licenziamento per 445 dipendenti su 1.104 al lavoro in Italia. La società,
attiva nei ponti radio, nelle fibre ottiche e negli scavi per le
telecomunicazioni, intende procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro
nel minore tempo possibile. Nel dettaglio chiudono le sedi di Catania e Palermo
(32 esuberi) e viene ridotto il personale delle altre con 367 tagli a Milano,
40 a Roma e 6 a Napoli. I licenziamenti di Nokia Siemens Network in tutto il
mondo riguarderanno 17 mila persone entro la fine del 2013, in linea con quanto
annunciato già a novembre. Procedure di mobilità sono già state aperte in
Germania, in Francia e in Spagna. In un primo momento l’azienda aveva
annunciato 580 esuberi in Italia. I 445 confermati non includono le persone che
hanno firmato risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro, che diventeranno
effettive entro la fine dell’anno.
Sirti – I sindacati e l’azienda di telecomunicazioni Sirti che si
occupa di installazioni telefoniche sono in cerca di un accordo per la gestione
dei 1.000 esuberi dichiarati nei mesi scorsi su tutto il territorio nazionale.
L’idea sarebbe quella di estendere gli ammortizzatori sociali per rendere meno
impattante possibile l’esigenza di contenimento dei costi. I sindacati hanno
avanzato diverse proposte, che vanno dai contratti di solidarietà per tutti, ad
una maggiore rotazione della Cassa integrazione straordinaria per 12 mesi che
attualmente riguarda 622 lavoratori.
Ericsson – Ericsson Telecomunicazioni annuncia licenziamenti
collettivi per riduzione del personale a meno di due mesi dall’inaugurazione
del sito di Erzelli. L’azienda dichiara di voler risolvere il rapporto di
lavoro con 374 dipendenti e avvia la procedura per la collocazione in mobilità
di impiegati e quadri in quasi tutte le sedi italiane indicando in ben 94 gli
esuberi genovesi (40 addetti all’Area Ricerca e Sviluppo, 28 di Opto Supply e
tutti gli altri) che rappresenterebbero un quarto dell’operazione. Sindacati e
lavoratori in stato di agitazione.
Auto:
Om Carrelli elevatori (Bari) – Dopo la decisione dell’azienda di
cui il gruppo Kion è proprietario, di trasferire la produzione ad Amburgo è
stato trovato una accordo tra le parti per la Cassa integrazione per due anni
per i 274 dipendenti dello stabilimento di Bari, attualmente già in CIG,
incentivi per chi volesse andare via volontariamente e disponibilità al trasferimento
a Luzzarra per 25 lavoratori. Lo stabilimento è stato messo a disposizione
della regione o degli imprenditori che volessero subentrare alla Om, compresi
gli impianti.
Ex Ergom – Lavoratori e sindacati della Ex Ergom di Napoli,
indotto plastiche FIAT, chiedono risposte sul futuro lavorativo di 500
dipendenti che non faranno parte di Fabbrica Italia Pomigliano. Non ci sono
ancora missioni produttive e altri 250 lavoratori attendono di essere riassunti
in FIP per la produzione della Nuova Panda, intanto fra un anno scadrà la cassa
integrazione per ristrutturazione.
FIAT – A Mirafiori dopo le giornate di giugno gli enti centrali si
fermeranno di nuovo per Cassa integrazione quasi tre settimane. Lo stop
interesserà circa 5mila dipendenti, di cui solo 500 operai. La prima fermata
sarà dal 30 luglio al 5 agosto, la seconda dal 27 agosto al 2 settembre,
seguite da altri 4 giorni a settembre, il 13, il 14, il 20 e il 21. La cassa
integrazione annunciata dalla FIAT interesserà anche gli Enti Centrali Powertrain
di Mirafiori e Iveco, a Torino e di Balocco (Vercelli). In tutto 1.107
lavoratori, 830 dei quali impiegati e tecnici. Anche a Pomigliano l’azienda ha
annunciato una fermata dopo la pausa estiva che andrà dal 20 al 31 agosto. Lo
stabilimento di Termini Imerese attende ancora il concretizzarsi del piano di
reindustrializzazione, in ballo c’è il futuro di 1468 lavoratori ai quali si
aggiungono quelli dell’indotto. Per ora l’unica soluzione trovata è quella per
gli ‘esodati’, si attende la proroga della Cassa integrazione straordinaria per
i dipendenti FIAT e le tutele per i lavoratori dell’indotto.
Irisbus – Ancora incertezze sullo stabilimento Iveco Irisbus della
Valle Ufita e sul futuro dei 658 lavoratori interessati. Nessuna rassicurazione
sulle possibili opzioni di vendita né sulla ricollocazione del personale come
sottoscritto nell’accordo tra azienda e sindacati lo scorso dicembre. L’accordo
prevedeva infatti la trasmigrazione di almeno il 30% degli addetti, pari a 197
unità entro fine anno, pena il mancato accesso alla seconda annualità di CIGS a
zero ore. Al momento sono state ricollocate in altri stabilimenti del gruppo
FIAT 29 persone, 21 sono andate in mobilità volontaria, 120 lavoratori sono
‘esodati’. A questi si aggiungono altri 47 posti che l’azienda riesce ad
offrire (35 a Bolzano, 2 a Jesi, 5 a Modena e 5 in Francia) e altri 10 posti a
Foggia.
Bredamenarinibus – Rischia di chiudere definitivamente la
Bredamenarinibus di Bologna che attualmente tiene in Cassa integrazione da sei
mesi 260 lavoratori su un totale di 290. L’azienda è stata messa in vendita da
Finmeccanica già da tempo.
Lear di Grugliasco (componenti auto) – Scongiurati gli esuberi è
stato firmato l’accordo per la Cassa integrazione per un anno alla Lear di
Grugliasco che impiega 430 lavoratori. L’accordo prevede un anno di CIG per
riorganizzazione a partire dal 5 luglio e la disponibilità dell’azienda a
prolungarla per un altro anno. Dunque non ci saranno esuberi a parte le 140
persone che hanno già deciso di lasciare il posto di lavoro. Oggi l’azienda
produce sedili per la linea Musa Idea di Mirafiori e ha già acquisito le
commesse per la Maserati.
Ferroviario:
Finmeccanica – Il gruppo ha annunciato la volontà di voler
dismettere un gran numero di società in Italia. Il piano di dismissioni della
holding prevede: la cessione di Ansaldo Breda, la vendita di Ansaldo Sts e una
quota che il gruppo detiene in Ansaldo Energia. Un piano che colpisce
gravemente la regione Liguria dove ci sono 7.400 lavoratori diretti e 5mila
dell’indotto Finmeccanica.
Ansaldo Breda – Procede il piano di risanamento per Ansaldo Breda,
controllata di Finmeccanica che versa in una situazione molto difficile. Da
inizio anno sono stati tagliati 164 posti tra cui 18 dirigenti e stabilizzati
74 interinali.
Simmi – I 230 lavoratori della Simmi di Acerra, azienda
dell’indotto Ansaldo Breda che produce armadi di carpenteria e cablaggi
elettrici per il comparto ferroviario, rischiano la mobilità e il
licenziamento. Il 31 agosto scade infatti la Cassa integrazione straordinaria e
se non ci saranno risposte da parte dell’azienda gruppo Finmeccanica si aprirà
uno scenario drammatico. Intanto, i lavoratori hanno saputo dell’assegnazione
di alcune commesse legate ai vertici di Ansaldo Breda a due società in
provincia di Caserta.
Agroindustria:
Parmalat – Il Gruppo ha presentato il 4 luglio scorso un piano
industriale di ristrutturazione che prevede la chiusura dei tre siti produttivi
di Genova (63 dipendenti), Como (9 dipendenti) e Pavia (circa 20 persone) e
l’esubero di 30 lavoratori a Collecchio, per un totale di 120 esuberi
dichiarati. Inoltre Lactalis società proprietaria di Parmalat Italia ha
previsto un investimento di soli 60 milioni di euro da distribuire sui 9
stabilimenti che rimarranno attivi. Lavoratori e sindacati sono in stato di
agitazione.
Cargill – La multinazionale americana ha annunciato un programma
di ristrutturazione che prevede chiusure e licenziamenti su tutto il territorio
nazionale. La chiusura dello stabilimento di San Felice sul Panaro (Modena) e di
Vigonza in Veneto (24 licenziamenti), il trasferimento di 30 lavoratori da
Milano a Fiorenzuola e la chiusura di uno tra gli stabilimenti di Termoli e
Melfi. Attualmente è aperto un tavolo al ministero per discutere le soluzioni.
Elettronica:
Videocon – Il Tribunale di Frosinone ha dichiarato il fallimento
della Vdc Technologies di Anagni, ex leader mondiale nella produzione di
cinescopi passata sette anni fa dai francesi Thompson agli indiani Videocon.
Sono 1.350 i lavoratori a rischio e attualmente in Cassa integrazione
straordinaria per crisi aziendale fino a dicembre.
Ceramica:
Richard Ginori – La storica manifattura di porcellane di Sesto
Fiorentino è stata messa in liquidazione a causa della grande mole di debiti,
ora il termine per la cessione sta per scadere. Il 31 luglio infatti lo
stabilimento chiuderà i battenti per cessata attività e il 23 luglio sono state
avviate le procedure per attivare la Cassa integrazione straordinaria per circa
337 lavoratori (80 impiegati e 257 operai). L’unica speranza è il
concretizzarsi della vendita, al momento sono tre le aziende interessate: la
piemontese Sanbonet, l’americana Lenox e una cordata di imprenditori del
Nordest.
Tessile/Moda:
Eco Leather – L’azienda ha deciso di delocalizzare il reparto
taglio trasferendolo da Monopoli (Puglia) in Romania. Sono a rischio 90
lavoratori. Intanto è saltato il tavolo di trattativa tra sindacati e azienda
per la gestione degli esuberi, i lavoratori sono in stato di agitazione.
Miroglio – Per gli oltre 200 lavoratori della Miroglio verrà
revocata la mobilità e scatterà un’ulteriore deroga per sei mesi di Cassa
integrazione, fino al 31 dicembre. Si tratta dell’ultima deroga possibile alla
fine della quale scatterà inevitabilmente la mobilità. L’azienda si è resa
disponibile a garantire per un periodo di 18 mesi la ricerca di eventuali nuove
opportunità imprenditoriali in grado di effettuare la riconversione degli
stabilimenti di Ginosa e Castellaneta garantendo la salvaguardia
dell’occupazione; incentivi all’esodo e dopo i 18 mesi prestabiliti l’azienda
si è detta disponibile a cedere a titolo gratuito i due siti industriali
all’ente pubblico che ne farà richiesta.
Safilo – E’ stata firmata l’ipotesi di accordo tra azienda e
sindacati sulla gestione degli esuberi. Safilo, impresa produttrice di
occhiali, ha annunciato nei mesi scorsi il nuovo piano industriale che
prevedeva, a causa del mancato rinnovo della licenza Armani passata alla
Luxottica, quasi mille esuberi su tutto il territorio nazionale: 550 addetti in
Veneto nello stabilimento di Longarone; 350 nella sede di Santa Maria di Sala
(Venezia) e 100 a Padova. L’accordo prevede: l’introduzione del contratto di
solidarietà al posto degli 886 tagli iniziali a partire dal prossimo autunno o
comunque entro la fine del 2012 per 24 mesi; il recupero di parte della
produzione attualmente delocalizzata all’estero e un solido piano di rilancio.
Golden Lady/Omsa – Il gruppo ha deciso di trasferire la produzione
in Serbia chiudendo gli stabilimenti in Italia e lasciando a casa tantissime
lavoratrici. Lo storico stabilimento Golden Lady di Gissi (Chieti) è passato al
gruppo marchigiano Silda (Del Gatto) e New Trade di Prato. Il primo operante
nel settore delle calzature di lusso riassumerà 250 dipendenti, mentre il
secondo che si occupa di abbigliamento usato e vintage ne assorbirà 115. Le
assunzioni sono partite il 1° luglio, così come i corsi di formazione on the
job per le 250 future lavoratrici Silda che hanno ottenuto 24 mesi di Cassa
integrazione per ristrutturazione. Alla OMSA di Faenza la riconversione è
prevista entro settembre da parte della Atl group (da filati a complementi di
arredo) e dovrà produrre divani per la committente Poltronesofà. Il piano
prevede la riassunzione di 140 lavoratrici delle 225 dell’ex Omsa attualmente in
CIG.
Servizi:
Poste Italiane – Il progetto di riorganizzazione presentato nei
mesi scorsi da Poste Italiane riguarderà cinque regioni: Toscana, Piemonte,
Marche; Emilia Romagna e Basilicata. Il piano prevede il taglio di 1763 posti
nei settori ‘operazioni e recapitò e il ridimensionamento dei CMP (centri di
meccanizzazione postale) di Pisa e Novara. Razionalizzazioni anche a Potenza.
Per i sindacati si tratta di un piano inaccettabile. Inoltre, per quanto
riguarda il premio di risultato è stato sottoscritto un accordo separato (no
CGIL e CISL) che non riconosce il compenso di 140 euro alle donne in congedo di
maternità.
da Paneacqua.eu
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