Il Partito democratico è allo stato attuale il più importante e pericoloso interprete del riformismo neoliberale in Italia.
La gran parte delle riforme “di destra” che sono divenute realtà ha alla sua origine l’azione innovativa e modernizzatrice del Pd (già Pds e Ds). La riforma dell’Università va legata al nome di Berlinguer. La riforma Fornero (essa stessa ministra di area Pd), trova in tanti giuslavoristi à la Ichino, il suo brodo di coltura. La riforma delle pensioni era stata già messa in campo, nelle sue linee essenziali, ai tempi del Prodi I. Solo una gran fortuna ha fatto sì che i fondi previdenziali non fossero già interamente scommessi in borsa al momento della grande crisi… Perfino la politica disumana (e neoliberale) nei confronti dei migranti trova la firma di Turco e Napolitano prima di quella più ributtante di Bossi e Fini. E non voglio parlare adesso delle “lenzuolate” di Bersani, delle privatizzazioni di Prodi, delle riforme di Amato e Bassanini ….
Con un simile curriculum e con simili legami con i poteri forti è davvero difficile pensare di cambiare adesso qualsiasi politica del Pd con un patto elettorale e non credo francamente che neppure il carisma di Nichi possa riuscirci. Né sinceramente se anche l’accordo pre-elettorale dovesse portare qualche decina di parlamentari di area Sel a Roma, credo che il gioco varrebbe la candela. Gli eletti “di sinistra” nelle liste neoliberali del Pd non avrebbero alcuna possibilità di opporsi al dilagare delle politiche neoliberali che certamente Bersani, forse più per pochezza culturale che per convinzione reale, comunque metterebbe in piedi qualora dovesse vincere. L’operazione quindi sarebbe strategicamente inutile perfino nel caso in cui Sel riuscisse ad aggiudicarsi qualche dicastero. Vogliamo ricordarci del fallimento di Ferrero o di Fabio Mussi tanto per menzionare compagni rispettabilissimi che tuttavia, avendo già dato, a mio avviso potrebbero contribuire molto di più mettendo a disposizione la loro esperienza piuttosto che candidandosi?
Io credo che invece Vendola sarebbe fondamentale (anzi forse perfino conditio sine qua non) per la costruzione di un polo di sinistra chiaramente ostile al neoliberismo, che voglia invertire la rotta e che faccia dell’elaborazione seria di ricette alternative di governo la sua cifra portante. E’ questo il soggetto politico nuovo che abbiamo il dovere, tutti, di far trovare agli italiani sulla scheda elettorale! Una lista fortemente radicata nel lavoro tramite la Fiom e i Cobas, nell’università e nella cultura tramite i movimenti per i beni comuni culturali, sul territorio tramite le battaglie contro le grandi opere e per l’acqua bene comune, in città come Napoli e Palermo attraverso sindaci che hanno avuto il coraggio di affrancarsi dalla finta necessità di allearsi con il Pd per vincere…. Un soggetto che sia capace di elaborare una visione semplice e convincente di riconversione ecologica dell’economia e all’ interno del quale possano confluire tutti i partiti che vogliono dar vita a un Comitato di liberazione nazionale capace di resistere al saccheggio neoliberale, contribuendo con le loro migliori energie. Un soggetto che possa contribuire a ridare dignità al nostro paese, il quale deve tornare a incidere in Europa non perché miglior allievo del Fondo Monetario Internazionale e di Goldman Sachs ma perché capace di difendere con intransigenza e generosità gli interessi del suo popolo.
Questo soggetto deve dotarsi di un leader, di una squadra e di un programma e Vendola sarebbe ancora in tempo a fare un passo avanti, mettendoci a disposizione la sua esperienza, la sua credibilità e il suo carisma. Io sono convinto che la presenza di una tale soggetto, la cui stessa esistenza denuncerebbe chiaramente che Bersani sostiene Monti insieme a Casini ed Alfano, contribuirebbe enormemente a quella chiarezza senza la quale la democrazia non può esistere. Se stesse con noi Vendola potrebbe essere nuovamente un leader e non una foglia di fico. Chi eletto con lui avrebbe le mani libere e potrebbe davvero far politica con la testa alta. Vendola ha difeso con coerenza e pragmatismo istituzionale fino in fondo il referendum sui beni comuni. Per questo tutti gli dobbiamo riconoscenza, perché senza di lui il referendum sarebbe già stato interamente scippato. Dobbiamo però dirglielo: non può onestamente allearsi, senza un ritorno per il paese, con chi ha usurpato perfino il logo Italia bene comune!
Il soggetto alternativo che dobbiamo costruire rapidamente ha la possibilità di dotarsi di una linea teorica e di una prassi di partecipazione e lotta sufficientemente forte per metter all’ordine del giorno quella rielaborazione del rapporto fra settore privato e settore pubblico, senza la quale la democrazia non può più sopravvivere. La costruzione di tale soggetto potrebbe convincere molti astenuti a votare, porterebbe via voti al Pd e anche a Beppe Grillo. Poi dopo le elezioni, da una posizione che davvero potrebbe essere di forza se riusciamo a trasmettere il messaggio della nostra serietà, onestà e competenza, vedremo con chi allearci e per fare che cosa. Ma certo sul piano strategico farlo prima sarebbe una catastrofe, prima di tutto culturale.
glialtrionline.it
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