venerdì 10 agosto 2012

Estratti da INDIGNADOS Enrique Dussel a cura di Antonino Infranca

Enrique Dussel - INDIGNADOS a cura di Antonino Infranca (www.mimesiedizioni.it). Sono i giovani laureati, molto preparati, a svolgere un lavoro che non dà loro lo stipendio sufficiente per vivere. La generazione mille euro è esplosa nella rabbia, nell’indignazione. Ma è un caso che il nome, come il primo movimento, venga da un paese latino? Il filosofo argentino Enrique Dussel non lo crede. Non è un caso, perché il pensiero latino, con le sue radici nell’America del sud, ha sempre saputo incarnare l’alterità radicale alla ragione del capitalismo. In questo libro inedito Dussel approfondisce le radici filosofiche e storiche di un’indignazione che oggi è fenomeno d’attualità, ma che viene da una cultura millenaria. Allenata a stare ai margini, sopravvivendo, la cultura latino-americana ha oggi la sua chance di rappresentare la vera alternativa al capitalismo che non sa più produrre benessere, ricchezza e sapere.

Gli avvenimenti si succedono, e questo testo pronto per la stampa va crescendo al ritmo dell'espansione mondiale del movimento degli "indignados". Si dovrebbe continuare a scrivere molti epiloghi, ovvero non bisogna smettere di osservare la diffusione del malcontento fra la gioventù critica che coinvolge molti altri settori sociali nella misura in cui la crisi del capitale finanziario lacera la vita economica e politica, con i suoi effetti sociali, culturali e psicologici letali.
In Cile, da molti anni e per altri motivi, migliaia di studenti, sotto la leadership di giovani provenienti da famiglie che hanno sofferto la dittatura di A. Pinochet, lottano per un insegnamento gratuiito, pubblico di eccellenza, contro un governo conservatore che fa tagli alla cultura ma protegge le banche e la borghesia.
E' un'altra tipologia di "indignados" che merita la nostra attenzione.
Per chi si fosse immaginato soltanto alcuni mesi fa che nel cuore dell'Impero sarebbe sorto il movimento? In effetti, a luglio il collettivo Culture Jammers Adbusters aveva convocato molte persone a Wall Street. L'idea è andata maturando fino a che si è realizzata due mesi dopo. Il 17 settembre 2011 - nella più grande metropoli nordamericana, simbolo dell'america way of life, il cui porto ospita l'emblematica statua della Libertà, che tutti gli immigranti della povera Europa, intravedevano dal mare, arrivando Giosuè alla "terra promessa" - si è organizzato il movimento Occupy Wall Street. Giovani studenti bianchi inaspettatamente, all'inizio, hanno occupato Wall Street (dopo si sono avvicinati alla "piazza della libertà" [liberty Place]", nei pressi della Borsa, forse in riferimento alla piazza Tahir [Liberazione] de il Cairo?), protestando per l'"avarizia delle imprese" esclamando: "Veniamo per restare!".
Sotto le piogge torrenziali, senza tende né arnesi da cucina come nel caso degli "indignados" di Plaza del Sol, i giovani (e molti non più giovani) cominciarono a sistemarsi nei loro sacchi a pelo formando una moltitudine in crescita. Il 15 maggio si è trasformato in 17 settembre! A differenza del Mediterraneo la polizia newyorchese ha compiuto arresti indiscriminati, ingiustificati, vilenti in numero superiore a 700 persone in una sola retata. Questo avrebbe fermato altri movimenti tradizionali, ma adesso la situazione è diversa. la volontà di rimanere ha molta più forza, convinzione, perché esprime la volontà di milioni di disoccupati, impoveriti, umiliati.
Grandi sindacati protagonisti di storici eventi a favore degli operai nordamericani cominciano a solidarizzare con il movimento.
Intellettuali come Noam Chomsky, Michael Moore, Tim Robbins tra molti altri, hanno calamitato l'attenzione dei mezzi di comunicazione sul movimento.
Il movimento sostiene che solo l'1% della popolazione nordamericana detiene quasi la metà della ricchezza del paese, il 42%, il restante 58% rimane in mano a pochi, mentre l'80% della popolazione, i più poveri, ha diritto sollo al 7% dei beni prodotti. Si aiutano le banche, "salvandole" dalle truffe, con denaro che proviene dal pagamento delle tasse (che invece non vengono aumentate ai più ricchi, anzi talvolta ne sono addirittura esentati), e sottraendo fondi alla cultura e al welfare per i più bisognosi. Il 73% del debito del paese, il più grande del globo, è pagato dal 90% della popolazione, mentre l'1%, costituito dai miliardari, contribuisce solo con il 15%. Una tale giustizia è urlata al cielo e risveglia le coscienze finora addromentate.
Sembrerebbe che tutto questo sia solo l'inizio di una presa di coscienza che si avvale della rivoluzione tecnologica elettronica per porre in contatto milioni di giovani socntneti dell'irresponsabilità dei governanti, dei rappresentanti corrotti, dei burocrati privati del capitale finanziario globalizzato. I membri del Tea party, dei Rapubblicani e molti Democratici, dovranno affrontare il problema nel prossimo futuro, perché l'impoverimento della classe media aumenta.
Occupy Wall Street è una luca che dovrà crescere con la giovnetù afro-americana, con quella latina, con i sindacati, con le maggioranze popolari impoverite che esigono grandi trasformazioni nel cuore stesso dell'Impero.
Enrique Dussel INDIGNADOS acura di Antonino Infranca
Mimesis edizioni
collana eterotopie
pagine 48
euro 3, 90

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