Il terremoto che si è verificato in Emilia e il conseguente disagio
sociale che sta provocando tra la popolazione di queste terre, e
l’intervento che come PRC assieme alle Brigate di Solidarietà Attiva e
alle Fasce Rosse -come comunisti- stiamo portando avanti in questa
situazione emergenziale, possono essere assunti come metafora della
crisi sociale provocata dalla crisi del modello capitalistico e del
ruolo che i comunisti all’interno della crisi devono e dovranno
svolgere.
E così, come la crisi di sistema nella quale ci troviamo, anche la devastazione prodotta da un fenomeno naturale come il terrremoto avrà una ricaduta e delle conseguenze che non saranno, non potranno essere, uguali per tutti. Di nuovo anche in questa situazione di emergenza, in questa crisi, i più colpiti saranno i ceti meno abbienti, i lavoratori, i precari, gli immigrati. Quindi, per i comunisti, l’ennesimo “che fare?” che ci ha portati ad avere un approccio alla crisi causata dal terremoto in Emilia, e ad un nostro intervento, diversi da quello degli altri soggetti che, in maniera per certi
aspetti anche lodevole, sono intervenuti e ancora oggi, come noi, sono sul territorio per aiutare le popolazioni colpite. Un “che fare?” che ha portato ad una linea d’intervento discussa e decisa dal Comitato Politico Regionale PRC Emilia Romagna e dal Comitato Politico Federale PRC di Modena (di cui trovate qua sotto l’O.d.G. approvato).
Ma è proprio (e qui torna la realtà causata dal terremoto come metafora più ampia della società odierna) il tipo di intervento a diffirenziarci, come comunisti, dagli altri soggetti. E mi riferisco ai vari C.O.C (Centro Operativo Comunale), alla Protezione Civile, ad altre associazioni di volontariato, composte da persone il cui impegno va apprezzato e valorizzato. Intervento però, visto nella sua obbiettiva realtà, che è impostato, in sintesi, nella considerazione delle popolazioni colpite dal terremoto “oggetto” di solidarietà e aiuto. Apprezzabile, ci mancherebbe, ma passivizzare le popolazioni colpite gestendo dall’alto il tipo di intervento, fatto certamente “per il loro bene”, non ci appartiene, non appartiene al nostro bagaglio politico e culturale di comunisti. La nostra storia, il nostro essere, la nostra ragione di esistere stanno proprio nel tentativo di rendere portagonisti attivi tutti i soggetti colpiti da qualsiasi evento che provoca devastazione sociale e umana. Che provoca solitudine, sofferenza, perdita di dignità, senso di impotenza e che lascia solo la speranza depositata nelle mani di “altri” che fanno e decidono per il “bene di tutti”.
Per noi invece è essenziale, determinante, discriminatorio, intraprendere un percorso (e di nuovo mi riferisco alla situazione delle terre emiliane terremotate e, contemporaneamente, ad ogni soggetto che sta vivendo la precarietà e la difficoltà di questa fase, subendo scelte compiute, sempre per il proprio bene, da “altri”) che renda chi è colpito, chi subisce in prima persona gli effetti della drammaticità della crisi, protagonista attivo all'interno di un processo di partecipazione e autorganizzazione come "soggetto" determinante, nello specifico del dramma terremoto, sia nella
gestione dei campi che nelle fasi decisionali sulla ricostruzione della loro terra. Un percorso che tenti di trasformare le tanti solitudini in una moltitudine attiva che coscientemente prende in mano la propria vita.
Come è scritto nel documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC il 27 Luglio:
”In terzo luogo dobbiamo riorganizzare il partito al fine di renderlo più efficace nella costruzione del conflitto e nella costruzione delle pratiche mutualistiche utili a resistere all’attacco sul piano del lavoro e sociale. La nostra risposta alla critica della politica non deve concedere nulla ad una idea di delega al leader o alla personalizzazione della politica. Noi dobbiamo costruire una risposta alla critica della politica basata sull’autorganizzazione dei soggetti sociali su tutti i terreni: sociale, culturale, politico. Questa è la frontiera che oggi deve porsi un partito comunista per essere protagonista dello scontro sociale”.
E così, come la crisi di sistema nella quale ci troviamo, anche la devastazione prodotta da un fenomeno naturale come il terrremoto avrà una ricaduta e delle conseguenze che non saranno, non potranno essere, uguali per tutti. Di nuovo anche in questa situazione di emergenza, in questa crisi, i più colpiti saranno i ceti meno abbienti, i lavoratori, i precari, gli immigrati. Quindi, per i comunisti, l’ennesimo “che fare?” che ci ha portati ad avere un approccio alla crisi causata dal terremoto in Emilia, e ad un nostro intervento, diversi da quello degli altri soggetti che, in maniera per certi
aspetti anche lodevole, sono intervenuti e ancora oggi, come noi, sono sul territorio per aiutare le popolazioni colpite. Un “che fare?” che ha portato ad una linea d’intervento discussa e decisa dal Comitato Politico Regionale PRC Emilia Romagna e dal Comitato Politico Federale PRC di Modena (di cui trovate qua sotto l’O.d.G. approvato).
Ma è proprio (e qui torna la realtà causata dal terremoto come metafora più ampia della società odierna) il tipo di intervento a diffirenziarci, come comunisti, dagli altri soggetti. E mi riferisco ai vari C.O.C (Centro Operativo Comunale), alla Protezione Civile, ad altre associazioni di volontariato, composte da persone il cui impegno va apprezzato e valorizzato. Intervento però, visto nella sua obbiettiva realtà, che è impostato, in sintesi, nella considerazione delle popolazioni colpite dal terremoto “oggetto” di solidarietà e aiuto. Apprezzabile, ci mancherebbe, ma passivizzare le popolazioni colpite gestendo dall’alto il tipo di intervento, fatto certamente “per il loro bene”, non ci appartiene, non appartiene al nostro bagaglio politico e culturale di comunisti. La nostra storia, il nostro essere, la nostra ragione di esistere stanno proprio nel tentativo di rendere portagonisti attivi tutti i soggetti colpiti da qualsiasi evento che provoca devastazione sociale e umana. Che provoca solitudine, sofferenza, perdita di dignità, senso di impotenza e che lascia solo la speranza depositata nelle mani di “altri” che fanno e decidono per il “bene di tutti”.
Per noi invece è essenziale, determinante, discriminatorio, intraprendere un percorso (e di nuovo mi riferisco alla situazione delle terre emiliane terremotate e, contemporaneamente, ad ogni soggetto che sta vivendo la precarietà e la difficoltà di questa fase, subendo scelte compiute, sempre per il proprio bene, da “altri”) che renda chi è colpito, chi subisce in prima persona gli effetti della drammaticità della crisi, protagonista attivo all'interno di un processo di partecipazione e autorganizzazione come "soggetto" determinante, nello specifico del dramma terremoto, sia nella
gestione dei campi che nelle fasi decisionali sulla ricostruzione della loro terra. Un percorso che tenti di trasformare le tanti solitudini in una moltitudine attiva che coscientemente prende in mano la propria vita.
Come è scritto nel documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC il 27 Luglio:
”In terzo luogo dobbiamo riorganizzare il partito al fine di renderlo più efficace nella costruzione del conflitto e nella costruzione delle pratiche mutualistiche utili a resistere all’attacco sul piano del lavoro e sociale. La nostra risposta alla critica della politica non deve concedere nulla ad una idea di delega al leader o alla personalizzazione della politica. Noi dobbiamo costruire una risposta alla critica della politica basata sull’autorganizzazione dei soggetti sociali su tutti i terreni: sociale, culturale, politico. Questa è la frontiera che oggi deve porsi un partito comunista per essere protagonista dello scontro sociale”.
E’ così’ è nata l’esperienza straordinaria del campo autogestito (con
oltre 250 persone attendate) di Fossoli dove il nostro intervento è
stato determinante a far si che la gente si sia sentita protagonista
delle scelte, anche le più piccole, che riguardavano la loro
quotidianità e la condizione che in questo determinato momento si sono,
purtroppo, trovati a vivere.
Così è nata l’esperienza del campo “esterno” di Via Cavour a Cavezzo (esterno rispetto a quello della Protezione Civile che ospitava più meno lo stesso numero di persone di Fossoli), gestito sempre dalle Brigate di Solidarietà Attiva assieme a Rifondazione Comunista e Fasce Rosse, che è servito, e sta servendo, con il servizio delle “staffette” come collegamento tra decine di campi terremotati “autogestiti” (che vanno da campi
con 50/60 persone a campi “familiari”) tramite una rete che oltre a portare generi di prima necessità, svolge un ruolo di ascolto delle esigenze e problematiche che la gente si trova a vivere. Che è servito come “punto di ascolto” per tutti quelli che avevano situazioni (da quelle lavorative a
quelle abitative ecc…) delle quali volevano parlare per avere chiarimenti e suggerimenti: in poco più di 3 settimane abbiamo avuto circa 700 contatti con nuclei familiari del territorio. Ora il punto d’ascolto si è trasferito, in accordo con il Comune, all’interno del campo “Abruzzo” (quello gestito dalla Protezione Civile dove vive chi è ancora in tenda) e, come si legge sul profilo Facebook "Intervento terremoto 2012", al campo di via Cavour si aprirà nei prossimi giorni uno “SPORTELLO ANTICRISI, per valutare insieme come affrontare le difficoltà. Lo sportello potrà godere del supporto di sindacalisti, avvocati, associazioni di categoria che sosterranno i nostri volontari garantendo informazione e
assistenza sui temi di casa, lavoro, sussisitenza economica e supporto legale.”
Si è già costituito in maniera autonoma, e anche questo per noi è motivo di orgoglio, il comitato “Ricostruiamo la Bassa dal Basso” (che coinvolge parecchi campi autogestiti) nel cui volantino di presentazione si legge: “Il Comitato nasce dall'esigenza dei cittadini del “cratere” di dotarsi di uno strumento, che li rappresenti in tutto il territorio coinvolto dal sisma di maggio. Vuole in qualche modo proseguire l'idea di partecipazione civile, al fine di proporsi come contenitore di informazioni, idee e progetti”.
Così è nata l’esperienza del campo “esterno” di Via Cavour a Cavezzo (esterno rispetto a quello della Protezione Civile che ospitava più meno lo stesso numero di persone di Fossoli), gestito sempre dalle Brigate di Solidarietà Attiva assieme a Rifondazione Comunista e Fasce Rosse, che è servito, e sta servendo, con il servizio delle “staffette” come collegamento tra decine di campi terremotati “autogestiti” (che vanno da campi
con 50/60 persone a campi “familiari”) tramite una rete che oltre a portare generi di prima necessità, svolge un ruolo di ascolto delle esigenze e problematiche che la gente si trova a vivere. Che è servito come “punto di ascolto” per tutti quelli che avevano situazioni (da quelle lavorative a
quelle abitative ecc…) delle quali volevano parlare per avere chiarimenti e suggerimenti: in poco più di 3 settimane abbiamo avuto circa 700 contatti con nuclei familiari del territorio. Ora il punto d’ascolto si è trasferito, in accordo con il Comune, all’interno del campo “Abruzzo” (quello gestito dalla Protezione Civile dove vive chi è ancora in tenda) e, come si legge sul profilo Facebook "Intervento terremoto 2012", al campo di via Cavour si aprirà nei prossimi giorni uno “SPORTELLO ANTICRISI, per valutare insieme come affrontare le difficoltà. Lo sportello potrà godere del supporto di sindacalisti, avvocati, associazioni di categoria che sosterranno i nostri volontari garantendo informazione e
assistenza sui temi di casa, lavoro, sussisitenza economica e supporto legale.”
Si è già costituito in maniera autonoma, e anche questo per noi è motivo di orgoglio, il comitato “Ricostruiamo la Bassa dal Basso” (che coinvolge parecchi campi autogestiti) nel cui volantino di presentazione si legge: “Il Comitato nasce dall'esigenza dei cittadini del “cratere” di dotarsi di uno strumento, che li rappresenti in tutto il territorio coinvolto dal sisma di maggio. Vuole in qualche modo proseguire l'idea di partecipazione civile, al fine di proporsi come contenitore di informazioni, idee e progetti”.
Come PRC abbiamo inoltre promosso a livello nazionale la campagna
Parmigiano Partigiano che ha visto il Partito e parecchi GAP impegnati
in una campagna di solidarietà ai caseifici sociali maggiormente colpiti
dal terremoto e, con l’aumento di 1 euro per ogni Kg. di parmigiano
venduto, abbiamo finanziato la Cassa di Resistenza, promossa dal PRC
Emilia Romagna, per le famiglie dei lavoratori rimasti vittime del
terremoto.
Ci rafforza nel lavoro che stiamo svogendo il rapporto che si è
creato tra noi e la gente con la quale siamo entrati in contatto. Già da
una settimana un gruppo di 8/9 ragazzini di Cavezzo (tra i 13 e 16
anni) tutti i giorni è al nostro campo ad aiutare i volontari delle BSA,
PRC e Fasce Rosse. La cena svolta l’altra sera al nostro Campo di Via
Cavour a Cavezzo è stata un’altra dimostrazione. Oltre 150 partecipanti
in un clima disteso, sereno e con tanta voglia, dopo gli incubi del
terremoto, di distrarsi, di divertirsi.
Al Campo di Fossoli (denominato dalla gente che ci ha vissuto e che ci vive “La Libera Repubblica di Fossoli”) chidete al piccolo Akram di 9 anni, chiedete alle sue sorelle di 12 e 16 anni, chiedete alla gente tutta che si trova là cosa vuol dire essere protagonisti in prima persona, senza delegare altri per loro, delle decisioni che riguardano la vita del campo che in questi mesi ha rappresentato la loro quotidianità, la loro vita sociale.
Ci sarà tempo e modo di scrivere e approfondire le differenze tra il Campo autogestito di Fossoli e il Campo gestito dalla Portezione Civile a Cavezzo.
Quello che mi premeva affrontare qua era il senso politico del nostro intervento, come comunisti, come militanti di Rifondazione Comunista.
Informazioni più dettagliate su come sta proseguendo l’intervento sul territorio le potete trovare qua: https://www.facebook.com/pages/Intervento-Terremoto-2012/405964936107024
Al Campo di Fossoli (denominato dalla gente che ci ha vissuto e che ci vive “La Libera Repubblica di Fossoli”) chidete al piccolo Akram di 9 anni, chiedete alle sue sorelle di 12 e 16 anni, chiedete alla gente tutta che si trova là cosa vuol dire essere protagonisti in prima persona, senza delegare altri per loro, delle decisioni che riguardano la vita del campo che in questi mesi ha rappresentato la loro quotidianità, la loro vita sociale.
Ci sarà tempo e modo di scrivere e approfondire le differenze tra il Campo autogestito di Fossoli e il Campo gestito dalla Portezione Civile a Cavezzo.
Quello che mi premeva affrontare qua era il senso politico del nostro intervento, come comunisti, come militanti di Rifondazione Comunista.
Informazioni più dettagliate su come sta proseguendo l’intervento sul territorio le potete trovare qua: https://www.facebook.com/pages/Intervento-Terremoto-2012/405964936107024
Non siamo ancora alla fine del percorso e tanti sono gli ostacoli e
le difficoltà che abbiamo davanti.. Già siamo riusciti a piantare una
bandiera: quella dell’autorganizzazione. E l’autorganizzazione dal basso
porta in sé un concetto “altro” e “alto” di democrazia che si basa non
sulla delega
ma sulla partecipazione diretta delle persone e che da a loro un ruolo di protagonisti, di essere determinanti, di avere dignità. La “libertà è partecipazione”.
Non è poco quanto è stato fatto, ma si capirà nei mesi e anni a venire, come tutte le esperienze che i comunisti hanno sempre concretizzato in passato, se quello che stiamo facendo adesso nella bassa modenese lascerà un segno positivo o no.
ma sulla partecipazione diretta delle persone e che da a loro un ruolo di protagonisti, di essere determinanti, di avere dignità. La “libertà è partecipazione”.
Non è poco quanto è stato fatto, ma si capirà nei mesi e anni a venire, come tutte le esperienze che i comunisti hanno sempre concretizzato in passato, se quello che stiamo facendo adesso nella bassa modenese lascerà un segno positivo o no.
Scusatemi e permettetemi, per finire, l’azzardo del paragone: sia
durante la Comune di Parigi che la Rivoluzione di Ottobre, due tra i
momenti più alti nella storia del movimento operaio e comunista, sono
stati fatti enormi errori e sono state entrambe sconfitte. C’è però
qualcuno, qualche comunista, che si sentirebbe di dire che quelle
esperienze non sono servite? No. Hanno dimostrato, nei fatti, che è
possibile cambiare lo stato di cose presente. Hanno dimostrato la forza
enorme che è nelle mani delle classi subalterne qualora prendono
coscienza della loro condizione e della loro potenzialità.
Nel nostro piccolo, nella calura della bassa modenese, fianco a fianco, compagni delle Brigate di Solidarietà Attiva, di Rifondazione Comunista, dei Centri Sociali, delle Fasce Rosse e di singoli compagni appartenenti a nessuna organizzazione, ci stiamo provando. Avanti compagni, in Bassa a sinistra!
Nel nostro piccolo, nella calura della bassa modenese, fianco a fianco, compagni delle Brigate di Solidarietà Attiva, di Rifondazione Comunista, dei Centri Sociali, delle Fasce Rosse e di singoli compagni appartenenti a nessuna organizzazione, ci stiamo provando. Avanti compagni, in Bassa a sinistra!
Paolo Reggianini – Responsabile Partito Sociale
Federazione PRC Modena
Federazione PRC Modena
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