Il candidato premier del centro-sinistra della “carta d’intenti”,
Bersani ha confermato l’apertura fatta recentemente da Enrico Letta a
Mario Monti per il dopo il voto. Queste le parole del segretario del Pd:
“Dico da tre anni che intendo lavorare per un governo dei progressisti
aperto a un dialogo con forze democratiche progressiste e moderate che
siano ostative a un revival berlusconiano, leghista e populista. E
rimango fermo su questo”. Inoltre, avvertendo evidentemente il pericolo,
aggiunge che bisogna evitare il “rischio di mettere nell’angolo
un’esigenza di cambiamento” e guarda con timore “il fatto che questo
tipo di posizioni possono alla fine, contro le volontà, aprire
un varco alla destra”. Evidentemente per il Pd questo è un rischio che
si può correre volentieri, dal momento che ha sostenuto il governo Monti
e le sue politiche di massacro sociale. Fra l’altro, voler riaffermare
le politiche europee del rigore monetarista, i provvedimenti che hanno
cancellato il contratto nazionale e i più importanti diritti del lavoro,
l’Imu e altre simili iniquità, ci fa capire che la collaborazione
futura con Monti sarà molto probabile e auspicata dai poteri forti di
questo Paese. Le sinistre hanno il dovere di contrastare tutto ciò e
l’unica forza in campo che propone una reale
alternativa è la lista “Rivoluzione Civile”, guidata da Antonio Ingroia. L’unica che mette realmente in discussione le scelte del Governo Monti, che parla di giustizia sociale e di redistribuzione della ricchezza. Che vuole ridurre le spese militari per favorire l’occupazione giovanile. Ma soprattutto che, dopo il voto, non vorrà assolutamente collaborare con Mario Monti.
alternativa è la lista “Rivoluzione Civile”, guidata da Antonio Ingroia. L’unica che mette realmente in discussione le scelte del Governo Monti, che parla di giustizia sociale e di redistribuzione della ricchezza. Che vuole ridurre le spese militari per favorire l’occupazione giovanile. Ma soprattutto che, dopo il voto, non vorrà assolutamente collaborare con Mario Monti.
«Monti, aiutaci tu»
Pd, Letta vuole il sostegno del prof a Bersani
Il quadro si complica e si fa più incerto: sondaggi alla mano, i
leader dei partiti considerano altamente probabile (si veda l'intervista
di Prodi sull'HuffingtonPost) un risultato post-elettorale di
ingovernabilità. Il problema riguarda soprattutto il Pd: Bersani è
sicuro di essere lui il prossimo presidente del consiglio e dunque è su
di lui che pesa il rischio di finire nella stessa condizione di Prodi
nel 2006; ovvero, impossibilitato a governare. E così ecco che
cominciano le grandi manovre, ovviamente a destra. Il progetto lo spiega
con chiarezza il vicesegretario democrat Enrico Letta, montiano della
prima ora (quello che mandò il bigliettino a Monti appena insediato:
«Dimmi cosa posso fare per te»): «Dopo le elezioni, se vinceremo
chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani». A
Monti, mica a Ingroia. «Il Pd e la coalizione del Pd vuole vincere le
elezioni e chiedere voti per il centrosinistra, dopo le elezioni
guarderemo al Parlamento che si è creato e valuteremo le scelte da
fare>. Però, «il nostro primo interlocutore saranno le liste che si
sono raggruppate intorno al senatore Monti». D'altra parte era già
deciso fin dall'inizio: Bersani lo ha detto in tutte le salse ed è
tornato a confermalo: «Confermo l'apertura a Monti dopo il voto».
Movimento verso il centro, malumori a sinistra. I socialisti di Riccardo Nencini vanno verso la rottura. L'accordo con Bersani non c'è. Il Psi si aspettava, secondo precedenti trattative, una decina di parlamentari sicuri: saranno invece solo tre. Per questo Nencini e il Psi starebbero valutando l'ipotesi - non agile, nè facile, dicono ancora al partito - di presentare le firme: «Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi nel nome del Socialismo Europeo era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata dei territori. Se vengono meno questi presupposti, ognuno per conto proprio».
Movimento verso il centro, malumori a sinistra. I socialisti di Riccardo Nencini vanno verso la rottura. L'accordo con Bersani non c'è. Il Psi si aspettava, secondo precedenti trattative, una decina di parlamentari sicuri: saranno invece solo tre. Per questo Nencini e il Psi starebbero valutando l'ipotesi - non agile, nè facile, dicono ancora al partito - di presentare le firme: «Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi nel nome del Socialismo Europeo era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata dei territori. Se vengono meno questi presupposti, ognuno per conto proprio».
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