Collaborare con Riva non fa bene al sindacato di Landini. Le elezioni delle Rsu premiano l'Usb, sindacato combattivo e di base
di Checchino Antonini
Alle elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) dello stabilimento Ilva di Taranto hanno votato 9.187 addetti pari all'80,61% degli aventi diritto.
Secondo fonti Fim Cisl, il risultato definitivo del voto degli operai sarebbe questo: alla Uilm 2807 voti, alla Fim 1668, all'Usb 1577, alla Fiom 1139, alla Flm Cub 100 e alla Fismic 88. Sei, infatti, erano le liste presenti al voto. Nella precedente Rsu, invece, la Uilm era prima, la Fiom seconda e la Fim terza, mentre l'Usb non c'era essendosi costituita come sindacato nell'Ilva solo un anno fa. Per il voto degli impiegati, invece, il dato non definitivo reso noto sempre da fonti Fim è il seguente: Uilm 457, Fim 457, Usb 192, Fiom 195. Il succo è comunque questo: vincono due sigle storicamente legate ai Riva e iperconcertative mentre vola un sindacato nuovo e combattivo, l'Usb, ai danni di una sigla penalizzata dalla voglia di "collaborazione", la Fiom.
La Uilm perde alcuni punti percentuali rispetto alle consultazioni del 2010 ma resta il primo sindacato all'interno dell'Ilva di Taranto. L'Unione sindacale di base (Usb), organizzazione nata in fabbrica solo da pochi mesi, è risultata seconda nel voto operaio: 21,3% e il 20% complessivo (operai e impiegati). Crollano le preferenze per la Fiom, che dimezza le preferenze rispetto al 2010. Sulla elezione peraltro pende un ricorso al Tribunale della Fiom contro il sistema elettorale: l'udienza è fissata per il 10 dicembre prossimo.
Il segretario provinciale della Fiom Cgil Donato Stefanelli ammette «una sconfitta che ci interroga e apre, come è giusto che sia, un dibattito interno per individuare cause e modalità. Valuteremo tra le altre cose la scarsa capacità che probabilmente abbiamo avuto nello spiegare le nostre ragioni ai lavoratori, pur essendo stati gli unici ad avanzare proposte concrete. Faremo tutte le riflessioni del caso ma la Fiom è il più grande sindacato metalmeccanico del Paese e sapremo reagire e ripartire anche dopo questa sconfitta».
Usb, combattivo sindacato di base, è da mesi una realtà viva all'Ilva di Taranto e la sua performance sarebbe stata ancor più eclatante se non vi fossero state «pressioni indicibili nei confronti di tanti lavoratori, se l'azienda non si fosse schierata come sempre dalla parte dei "soliti" sindacati, se politicamente e istituzionalmente ci fosse stata almeno una parvenza di "neutralità", se Usb non fosse stata discriminata e le fossero state attribuite le stesse agibilità sindacali che hanno potuto utilizzare Fiom, Fim e Uilm». Il vero vincitore, come al solito, è il porcellum sindacale ma il segnale che viene dagli operai è quello di una sonora bocciatura della Fiom e dell'ascesa del sindacalismo di base.
Un'affermazione che proverà a limitare lo strapotere di una organizzazione «come la Uil, la più legata alla proprietà dei Riva» e che è la conseguenza della rabbia e della determinazione dei lavoratori che non ce la fanno più a sopportare una situazione di "collaborazione" come quella che Fiom, Fim e Uilm hanno gestito nei confronti dell'azienda, ma è anche diretta conseguenza della necessità di cambiamento e di alternativa sindacale che, incarnata da Usb, «sta diventando evidente e palpabile in tutto il paese». Il riferimento è allo sciopero generale del 18 ottobre e alle prove di convergenza tra vecchio e nuovo movimento operaio che si sono realizzate il 19 ottobre a Roma.
«Con il voto dell'Ilva tutto ciò è stato amplificato e oggi siamo di fronte ad un salto di qualità che potrebbe ridisegnare lo scenario sindacale del paese - è l'auspicio del sindacato autorganizzato. L'alternativa non è più solo necessaria ma diventa oggi anche possibile. Si stanno ormai rapidamente disgregando le relazioni particolari che hanno sostituito conflitto e vertenzialità, la "collaborazione", la concertazione, la commistione di posizioni tra aziende e sindacati, gli interessi personali e di organizzazione, la costruzione di piccoli imperi economici dentro i sindacati.
Noi faremo del tutto per sviluppare questa alternativa indipendente e conflittuale: la sfida è aperta come sono aperte le nostre sedi in tutto il paese per accogliere chi sta decidendo e chi deciderà di abbandonare definitivamente Cgil, Cisl e Uil per costruire insieme un nuovo modo di fasre sindacato».
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