lunedì 7 gennaio 2013

Emilio Molinari, pres. Comitato Italiano per Contratto Mondiale su acqua: "Io ci sto"


Io ci sto. Penso di essere stato tra i primi firmatari di "Cambiare si può". Non milito in nessun partito da almeno 20 anni. Dedico il mio tempo a far crescere movimenti reali che, come quello dell'acqua, sono stati vittoriosi, trasversali e portatori di nuovi paradigmi.
Ho votato telematicamente con convinzione: "SI" e ho evitato finora di intervenire nel dibattito in rete.
Ma permettetemi una considerazione. Il dibattito è stato interessante, onesto, ma certamente poco coinvolgente. Non è stato proiettato a "conquistare" nuova militanza e nuove adesioni fuori dal microcosmo dei nostri desideri di ceto più o meno politico, con i nostri passati, le nostre ferite e i nostri bisogni di auto referenzialità, i nostri "furori" non più giovanili, non diversi (se non peggiori) da quelli dei partiti.
In "Cambiare si può", ognuno ha travasato, talvolta con arrogante certezza intellettuale o ideologica, il proprio "sogno", il proprio modello di soggetto politico compiuto e pensato a prescindere dalla realtà. Ha brandito le proprie convinzioni troppo spesso con inaccettabili insulti, per porre discriminanti: o è così o è un tradimento, o è così o non ci sto, o è così o non boicotto ma mi faccio da parte.
Temo d'aver percepito che questo ragionare abbia allontanato persone interessate, creato scontentezze invece di entusiasmi, allontanato compagni ed esperienze invece di caricare la molla dell'impegno e allargato le adesioni.
Anch'io avrei preferito un passo indietro dei segretari di partito, anzi, avrei voluto di più, avrei voluto che i partiti cogliessero l'occasione per rimettere in discussione sé stessi, facessero i conti con i loro paradigmi e i loro fallimenti ecc. Avrei voluto che Ingroia non occupasse tutta la scena e non parlasse solo di inchieste ma dei grandi problemi sociali.
Avrei voluto tante cose... ma la ragione principale per la quale ho sottoscritto l'appello è un'altra. È che penso si stiano chiudendo tutti gli spazi della politica. Che i movimenti oggi costruiscono la politica vera, ma hanno comunque bisogno di referenti istituzionali che tengano aperte le contraddizioni.
Che occorre fermare la monetizzazione dei beni comuni, mantenere viva l'idea di pubblico e di partecipazione e affrontare il nodo del lavoro senza dover inseguire l'improbabile crescita.
Perché il PD non è un argine al montismo, ma ne è la causa, e non lo può più essere nemmeno SEL. Perché la lista che vogliamo costruire aiuta tutto ciò che di sinistra sta ancora nel centro sinistra stesso e può avere un ruolo positivo anche sul Movimento 5 Stelle e tutto questo non è poco e sopratutto è utile al nostro paese.

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