martedì 8 gennaio 2013

Il profumino ad uso e consumo dei gonzi di Matteo Pucciarelli, Micromega

Ce ne vuole di fiducia nell’umanità per crederci, ma ce ne vuole talmente tanta che o si è in malafede e si mente sapendo di mentire oppure si è davvero come quelli che si facevano truffare dal mago Do Nascimento.
La storiella dello «spostare a sinistra l’asse del centrosinistra» è talmente surreale – soprattutto se pronunciata da chi già nel 1996 e poi nel 2006 dimostrò l’impossibilità di riuscire nell’impresa – che si finisce sempre per fermarsi un attimo e chiedersi cosa si sia fatto di male per meritarselo, ancora, ancora e ancora.
Allora funziona che ti tirano fuori candidature splendide, perché splendide sono: Giorgio Airaudo, Laura Boldrini, Pape Diaw, Giulio Marcon e così via. E per un attimo pensi che nomi del genere siano una garanzia, «stavolta non possono deluderci». Invece no. Nessuno vi ricorda mai la natura dell’accordo tra Pd e Sel. «Sono finiti i tempi della litigiosa Unione». Si vota a maggioranza. I gruppi parlamentari si riuniscono, votano tra loro come dovranno votare in aula, chi prevale impone all’altro la propria volontà. Prendere o lasciare. A quel punto Airaudo sarà un numero, tale e quale a un qualsiasi collega del Pd – magari un ex Confindustria, magari un montiano, magari un professore che predica maggiore flessibilità nel mondo del lavoro – e la sua autonomia, la sua storia, la sua dignità, varrà zero.
Sono bellissime le figurine scelte da Sinistra e Libertà, ma sono – per l’appunto – figurine. Specchietti per le allodole. Li voti, ti senti bene con te stesso, poi basta un anonimo padrone delle tessere siciliano in più che i buoni sentimenti, la buona politica e il profumo di sinistra vanno a farsi benedire.
Fiscal compact, patrimoniale, reddito minimo garantito, spese militari, no Tav, acqua pubblica, scuola pubblica, soldi alla ricerca, più garanzie per il mondo del lavoro, diritti civili e dei migranti: posizioni largamente minoritarie nell’alleanza Pd-Sel, talmente minoritarie che verranno sconfitte praticamente sempre ancor prima del voto in aula. Nel pre-voto della coalizione, insomma.
Ma ognuno risponde alla propria coscienza, vi diranno. Certo, chi non rispetterà il patto può già aspettarsi il trattamento-Bertinotti, «quello che ha fatto tornare Berlusconi» (così rimarrà alla storia): verrà dipinto come una macchietta bolscevica incapace di trovare un accordo, un massimalista nemico del popolo. Giochino già visto, stavolta non ci si casca più. O almeno si spera.

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